I temi della diversità e dell’inclusione riguardano tutte le organizzazioni e tutte le comunità ma ciò vale ancora di più all’interno di quegli spazi sociali dove succede di passare circa otto ore al giorno, ossia i luoghi di lavoro. Sono infatti questi spazi di socializzazione, oltre che di creazione di valore, che stimolano i lavoratori a comportarsi e a riflettere secondo modelli che inevitabilmente genereranno scelte nelle quali alcuni si ritroveranno e altri meno. La DE&I (Diversity, Equity & Inclusion), come viene sintetizzata con un acronimo che talvolta la espone al rischio di diventare uno dei tanti Hype, è dunque un aspetto dei molti che compongono l’approccio di Responsabilità Sociale d’Impresa (CSR) delle aziende, ossia la posizione delle stesse in materia di responsabilità sociali, ambientali e di governance riflesse su stakeholder interni ed esterni.
Proprio sugli stakeholder interni per eccellenza, ossia i dipendenti, si ragiona sempre più spesso di equità intergenerazionale, che della DE&I è l’aspetto riferito all’armonizzazione delle diverse generazioni sul luogo di lavoro, in nome di una cosiddetta Age Diversity che non sia penalizzante per nessuna delle 4 generazioni che ai nostri giorni popolano gli uffici e le imprese italiani: Boomers, Generazione X, Millennials, Generazione Z1. A questo tema è dedicata ROOKIE, la campagna di corporate activism promossa da De-LAB Società Benefit.
La questione generazionale in Italia
Perché oggi in Italia è importante parlare di equità intergenerazionale, in Italia? Perché se non fossimo un Paese a crescita zero, ossia caratterizzato da un inverno demografico che dura da anni, o un Paese con la seconda quota di NEET (ragazzi dai 15 ai 29 anni che non lavorano, non studiano e non si stanno aggiornando professionalmente) più alta d’Europa, o un Paese con altissimi livelli di lavoro precario o sommerso che impatta soprattutto sui giovani, saremmo comunque parte di quell’insieme di Paesi dove il ricambio generazionale è poco incentivato e dove la percentuale di under 35 in posizioni di rilievo o all’interno dei board aziendali è praticamente nulla.
Appare dunque sensato non solo riflettere su questi fenomeni ormai di dominio pubblico, ma anche agire per alzare la soglia d’attenzione e attivarsi concretamente perché le imprese, soprattutto le PMI famigliari, possano cogliere il valore di ciò che la più recente generazione entrata nel mondo del lavoro – la generazione Zeta – chiede ai datori di lavoro, si immagina come “ambiente di lavoro” e si attende dal concetto di carriera.
Una campagna per sensibilizzare organizzazioni e persone
Con questo obiettivo è nata a fine marzo 2025 la campagna di Corporate Activism ROOKIE, ideata da De-LAB con l’obiettivo di creare un laboratorio itinerante che si muova all’interno del mondo universitario e offra ai ragazzi e alle imprese uno spazio per conoscersi meglio e per capire come aggiornare processi e procedure aziendali non più in linea con i bisogni e le potenzialità delle nuove generazioni. Sì, perché quando i dati parlano così chiaro, le alternative sono sempre le stesse: ignorarli e attendere che la situazione diventi emergenziale, oppure iniziare a considerare nuove istanze e conseguenti cambiamenti che non solo renderanno le imprese più attrattive nei confronti dei giovani talenti ma renderanno la cultura aziendale in linea con il “tempo sociale” in cui stiamo vivendo e operando.
Proprio da queste esigenze mappate negli ultimi anni da De-LAB, che come laboratorio di progettazione sociale ha l’opportunità di testare con mano alcune dinamiche aziendali e rifletterle nel contesto sociale in cui opera, è nata ROOKIE. Un’iniziativa che si rivolge a studenti universitari e a imprese italiane desiderose di co-creare “con e per” futuri lavoratori, toolkit, newsletter, campagne, eventi, policy e molti altri strumenti concreti che preparino aziende e futuri lavoratori a conoscersi, aggiornando i modelli organizzativi in dialogo con le altre generazioni già presenti in azienda.
ROOKIE, lanciata il 25 marzo 2025 presso l’Università di Verona con la partecipazione del Dipartimento di Informatica e di Scienze della Formazione, ha iniziato il suo viaggio nelle università italiane coinvolgendo successivamente gli studenti del corso di Sociologia del Lavoro dell’Università di Padova e, alla ripresa dell’Anno Accademico 2025/2026, realizzerà altri appuntamenti in diversi atenei coinvolgendo come testimonial diversi supporter della campagna stessa, tra cui il progetto social “I Trentenni”, MAW S.p.A, Global Shapers Turin Hub, Fondazione Giannino Bassetti.
Una campagna che crescerà strada facendo, dunque, aggregando studenti desiderosi di partecipare ad una discussione che su questo tema deve necessariamente farsi “nazionale”, includendo – come forma di restituzione a tutti i partecipanti – workshop di confronto con aziende di varie dimensioni organizzati a seguito di ogni presentazione universitaria. L’inquadramento del tema avviene nelle aule, sì, ma poi sarà negli incontri vis à vis con le imprese dove si genererà innovazione sociale in ottica di Age Diversity.
La volontà di rispondere a un bisogno sempre più concreto
Perché c’è bisogno di tutto questo? Secondo i dati pubblicati dalla Fondazione Ipe Business l’86% dei Millennial e dei GenZ non avrebbe problemi a rifiutare un lavoro che non rispetti l’equilibrio vita-lavoro, con un incremento del 40% del numero dei lavoratori che cambia azienda a 2 anni dall’assunzione e una media di 4,2 posti di lavoro cambiati da Millennial e GenZ nei primi 10 anni di carriera (un tema che Percorsi di secondo welfare ha recentemente affrontato qui, ndr).
Non si tratta di giovani sempre più choosy, cioè schizzinosi o con pretese eccessive, ma di nuove generazioni che hanno valori diversi rispetto a quelli che caratterizzavano le precedenti, dedite allo spasmodico bisogno di dimostrare la propria assoluta dedizione lavorativa a scapito di altri (colleghi) e altro (vita privata, salute, benessere psichico, ecc.). Poi, se a questi numeri affianchiamo quelli pubblicati da ISTAT (2022) secondo i quali il 25% dei lavoratori italiani under 29 sono definibili a basso reddito, ossia guadagnano meno di 9 € l’ora, si capisce come l’Italia abbia il più basso indice di soddisfazione sul lavoro (43%), da cui si spiega l’ondata migratoria che dal 2011 al 2023 ha portato 600mila giovani italiani ad emigrare.
Numeri che non possiamo più permetterci e per gestire i quali anche la campagna ROOKIE vuole dare un contributo fattivo di sensibilizzazione e di ingaggio dei beneficiari, come detto focalizzandosi contemporaneamente su aziende e under 30.
Trasversalità e concretezza per affrontare il tema insieme
È presto per misurare gli impatti di questa campagna appena iniziata ma la sua particolare natura, che la vedrà evolversi ed aggregare aziende, società civile, atenei e studenti tappa dopo tappa, permette già di riflettere su due punti importanti. Da un lato la trasversalità necessaria alla gestione di un tema così complesso, evitando ragionamenti in silos che genererebbero solo nicchie di intervento prive di quella portata aggregante che un tema così ampio necessita. Dall’altro, la concretezza che solo momenti di co-creazione guidati da laboratori sociali possono generare a favore di istituzioni e organizzazioni che, oltre ai dati, chiedono giustamente azioni concrete per accompagnare il cambiamento.
In questo senso ROOKIE conta di aggregare sponsor e sostenitori strada facendo, arricchendo la campagna dei molti colori che lavoratori nati tra il 1960 e il 2000 possono portare alle aziende: si tratta di ampliare la palette, dunque, per ridisegnando un concetto di lavoro che smetta di essere una prova di forza e cominci a far esprimere i talenti e i desideri di chi, oltre al valore, saprà senz’altro generare nuovi valori su cui anche gli attori di mercato dovranno allinearsi. Per questo ci appelliamo fin da ora a imprenditori, docenti, studenti e istituzioni per far sì che il da farsi prenda una forma co-creata dal basso, frutto di scambio e buone pratiche, per affrontare insieme il tema dell’equità intergenerazionale. Per maggiori informazioni su come supportare o ospitare la campagna ROOKIE si può scrivere a info@delab.it
Note
- Gli anni di nascita cui si riferiscono le differenti generazioni sono: Boomers (dal 1946); Generazione X (dal 1965), Millennials (dal 1980) e Generazione Z (dal 1997 al 2012).