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Il report Philanthropy and Equality: A framework for sharing power and addressing inequalities, elaborato da Philea (Philanthropy European Association) con il supporto dell’Equality Sounding Board e dell’esperta di equità Rana Zincir Celal come advisor, nasce dall’urgenza di affrontare le crescenti disuguaglianze economiche, sociali e culturali che attraversano l’Europa. Un’accurata analisi di numerose dimensioni – tra cui reddito, salute, istruzione, genere e disabilità – rivela livelli di disuguaglianza in aumento, accompagnate da povertà e discriminazioni ai danni dei gruppi più svantaggiati. L’ineguale distribuzione della ricchezza si intreccia con l’attuale instabilità economica, climatica e politica, che rendono urgente la creazione di sistemi più egualitari, sostenibili e inclusivi.

Logo Focus Filantropia e FiducidaQuesto articolo è parte del Focus Filantropia e Fiducia, spazio online curato da Secondo Welfare che raccoglie riflessioni, interviste e ricerche sulla filantropia trust-based e sull’impatto che potrebbe avere nel nostro Paese.

Il ruolo della filantropia in un’Europa sempre più diseguale

Le disuguaglianze – spiega il Rapporto – non rappresentano delle anomalie, anzi: sono il prodotto sistemico di processi in cui è possibile individuare responsabilità storiche, contraddizioni ed esigenze di profonda trasformazione. Philea non si sottrae all’autocritica: la filantropia ha a lungo contribuito al mantenimento dello status quo, concentrando il potere decisionale nelle mani di élite, proponendo modelli di finanziamento rigidi e a breve termine, trascurando pratiche di accountability e trasparenza, e rapportandosi ai problemi sociali in termini “sintomatici” (interventi sulle conseguenze delle disuguaglianze) più che strutturali (interventi sulle cause).

La tesi di fondo del documento è chiara: la filantropia, se vuole contribuire in modo credibile alla giustizia sociale e contrastare la riproduzione delle disuguaglianze, deve redistribuire il potere, non solo le risorse. Per farlo, Philea propone un framework operativo articolato in quattro aree interdipendenti di riflessione e di possibile azione: pratiche interne agli enti filantropici, approcci relazionali con partner e organizzazioni della società civile, redistribuzione della ricchezza e adozione di una visione sistemica. Ciascuna area può costituire un entry point per consentire ai grantmakers di cominciare a ripensare e modificare approcci e pratiche.

Figura 1. Le quattro dimensioni dell’Equality Framework (Philea). Fonte: “Philanthropy and Equality: A framework for sharing power and addressing inequalities”, Philea, maggio 2025, p. 5.

Il framework: quattro aree per il cambiamento sistemico

Pratiche interne orientate all’equità

La prima area invita a una trasformazione degli enti filantropici dall’interno. Per promuoverla, occorre innanzitutto una riflessione critica sulle dinamiche di potere interne, sul privilegio di cui si gode e sul proprio posizionamento rispetto a una società profondamente diseguale. Il framework propone di decostruire alcuni assunti impliciti, come la cultura della “crescita perpetua del patrimonio”1, e di guardare criticamente alla composizione della leadership delle fondazioni, riequilibrando board troppo spesso formati in prevalenza da uomini bianchi provenienti dalle classi più agiate e con un’età media elevata. Sostenere una diversificazione dei vertici e dei team delle fondazioni in termini di età, genere, background socio-culturale, disabilità, consentirebbe di rappresentare e di ascoltare le diverse voci e prospettive che compongono le nostre società. Infine, il framework propone l’adozione di processi egualitari che, allontanandosi dalle gerarchie tradizionali, favoriscano decisioni decentrate e collaborative, valorizzando e riponendo fiducia nelle competenze e nel punto di vista di ciascun* componente dello staff. Regolari audit interni sui temi elencati e sulle prassi in atto possono garantire un’evoluzione e un apprendimento continuo verso una maggiore equità.

Approcci relazionali

La seconda dimensione si concentra sulle relazioni degli enti filantropici con l’esterno, proponendo di improntarle al rispetto, alla reciprocità e alla responsabilità. L’esplicito riferimento alla filantropia basata sulla fiducia invita a superare il rapporto verticale tra fondazioni e beneficiari e ad adottare una logica di partnership più orizzontale e aperta all’ascolto. Il framework enfatizza inoltre l’importanza della prossimità alle comunità che si intende servire, in particolare quelle più marginalizzate, e del riconoscimento delle competenze e visioni che tali comunità detengono, spesso più informate e “a fuoco” sulle issue più rilevanti rispetto ai board filantropici. L’adozione di pratiche partecipative, che consentono di distribuire il potere decisionale coinvolgendo diversi stakeholder e gruppi sociali nei processi di grantmaking, rappresenta un’opportunità ulteriore per valorizzare l’expertise delle comunità in un’ottica collaborativa e non estrattiva. Infine, il framework avanza una riflessione critica sugli assunti e sulle modalità di monitoraggio e valutazione degli interventi, proponendo pratiche maggiormente orientate all’equità.

Redistribuzione dei capitali

Il terzo pilastro riguarda le logiche e gli strumenti di supporto economico degli enti filantropici, proponendo di sfidare i propri modelli finanziari e introdurre maggiore flessibilità e differenziazione per servire al meglio le comunità. Tra i possibili strumenti, si ricorda l’erogazione di finanziamenti non vincolati, la partecipazione e promozione di giving circles (o collective giving, in cui più soggetti che condividono una causa mettono insieme le risorse per poi decidere collettivamente a chi destinarle, rendendo il processo partecipativo e democratico), il flow funding (pratica che promuove l’empowerment e la decentralizzazione prevedendo che i donatori mettano a disposizione dei fondi poi distribuiti tramite finanziamenti più piccoli e agili da persone radicate nelle comunità e negli ecosistemi in cui si vuole intervenire)2 e il community wealth building (sostegno alle economie rigenerative locali e sostenibili).

Adozione di una visione sistemica

La quarta e ultima componente del framework invita le fondazioni a impegnarsi in strategie che producano cambiamenti sistemici. Per esempio, la filantropia può sostenere un lavoro culturale, di divulgazione e ricerca volto a modificare le narrazioni stereotipate; può intervenire sulle politiche pubbliche, promuovendo riforme volte a redistribuire la ricchezza e rendere equo l’accesso alle opportunità; può sostenere movimenti sociali e organizzazioni che promuovono la partecipazione politica e l’impegno civico. Inoltre, la filantropia può potenziare le infrastrutture che sostengono l’ecosistema di attori impegnati per il cambiamento, favorendo la creazione di alleanze, la circolazione della conoscenza, il rafforzamento degli equality bodies (organismi che monitorano e promuovono l’uguaglianza tra le persone e forniscono supporto alle vittime di discriminazione, riuniti nella rete europea Equinet) e la nascita di partnership pubblico-privato-filantropiche (Public-Private-Philanthropic Partnerships, PPPPs) per affrontare congiuntamente problemi sociali complessi.

Per ciascuna area e pratica filantropica descritta, Philea offre un ricco insieme di studi di caso europei ed extraeuropei, che mostrano come l’orientamento all’equità da parte degli enti filantropici possa essere applicato concretamente.

Ripensare il potere, dentro e fuori le fondazioni

Il report di Philea è un invito potente alla trasformazione, che non offre soluzioni preconfezionate, bensì un quadro valoriale e operativo utile agli enti filantropici per orientarsi in un’epoca di crisi multiple, riflettere criticamente sulla propria posizione e lavorare più efficacemente al cambiamento auspicato. Infatti, per costruire una società più giusta, anche la filantropia deve modificare radicalmente sé stessa: un aspetto centrale sottolineato dal framework è la necessità di allineare valori dichiarati e pratiche concrete, incluse quelle interne a ciascuna fondazione. La promozione dell’uguaglianza non può riguardare solo le iniziative finanziate, ma deve riflettersi anche nella composizione dei board, nelle politiche di assunzione, nei processi decisionali e nelle scelte di investimento: elementi che, lungi dall’essere meri strumenti tecnici, rappresentano vere e proprie scelte etiche.

 

Note

  1. La crescita perpetua del patrimonio (perpetual asset growth) è un obiettivo a cui gli enti filantropici possono tendere attraverso strumenti come gli endowments, ovvero fondi patrimoniali costituiti da donazioni o investimenti permanenti; una parte del rendimento (in genere annuale) del capitale investito viene utilizzata per finanziare le attività filantropiche, mentre il resto viene reinvestito per far crescere il patrimonio nel corso del tempo.
  2. Un esempio di flow funding è offerto dalla Be The Earth Foundation, soggetto filantropico australiano profondamente improntato ai valori che hanno ispirato il report di Philea al centro di questo articolo.
Foto di copertina: Igor Starkov, Pexels.com