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A Brave New Europe

A Brave New Europe, ABNE per gli amici, è un progetto di Slow News e Percorsi di secondo welfare finanziato dall’Unione Europea. È pensato per conoscere e comprendere meglio le politiche di coesione europea, quando funzionano, perché a volte non vanno e come possono migliorare.  A partire da settembre 2021, mese dopo mese, sul sito di ABNE saranno pubblicati 10 lunghi articoli – tecnicamente dei longform – a loro modo speciali, perché realizzati grazie alle competenze sinergiche di giornalisti, ricercatori ed esperti. Il loro obiettivo? Affrontare 10 temi che consideriamo cruciali per il nostro futuro e per arrivare a un’Europa più coraggiosa.

Abitare degli anziani: perché?

Il 20 ottobre è stato pubblicato il secondo approfondimento di ABNE curato dal giornalista Gabriele Cruciata con il supporto scientifico di Franca Maino, direttrice di Secondo Welfare.

Il tema scelto è quello dell’abitare degli anziani, che consideriamo cruciale per il futuro dell’Europea. Di fronte all’invecchiamento della popolazione del (letteralmente) Vecchio Continente, oggi è infatti fondamentale individuare nuove strade per rispondere alle esigenze di quella parte di popolazione che, seppur ancora autosufficiente, necessita di soluzioni abitative che garantiscano il maggior grado di autonomia possibile per il maggior tempo possibile. Salvaguardando ovviamente la qualità della vita.

L’esperienza di Treviso

Cruciata è andato a Treviso per approfondire l’esperienza di cohousing realizzata da Israa – Istituto di servizi di ricovero e assistenza agli anziani, un’istituzione pubblica di assistenza e beneficenza. Grazie a un finanziamento dell’Unione Europea Israa ha recuperato alcuni edifici storici nella zona di Borgo Mazzini, all’interno delle mura trevigiane, trasformandoli in una casa  per 27 persone over65, che grazie ad alcune ristrutturazioni in corso presto potranno diventare 82.

I costi di queste case, in pieno centro città, è in linea con quelli di mercato. Ma in più agli ospiti sono garantiti servizi come la lavanderia, la manutenzione e un’assistenza medica leggera, oltre al pagamento delle bollette. Chi sceglie di vivere qui, però, non si limita all’impegno economico. L’accordo che viene sottoscritto dagli inquilini prevede di prender parte ad alcune attività proposte da Israa e, in generale, a «favorire il senso di appartenenza alla comunità» e a «dare valore al vicinato».

Condizioni che, come dimostrano i racconti degli abitanti favoriscono la buona salute e, quindi, una maggiore sostenibilità della vita anziana. Con benefici per chi vive in queste condizioni e minori costi per la collettività. La domanda che ci siamo posti è: si tratta di un modello può essere replicato? C’è un solo modo per scoprirlo.

I vari temi toccati dall’articolo sono stati affrontati il 21 ottobre durante un webinar moderato da Andrea Coccia di Slow News, a cui hanno partecipato Gabriele Cruciata e Franca Maino. Lo trovate qui.

 


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