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Offrire uno strumento a tutto campo per la comprensione e l’implementazione della programmazione sociale nei numerosi ambiti del welfare contemporaneo. È questo l’obiettivo di “Guida alla programmazione sociale: Teorie, pratiche, contesti“, volume di recente pubblicazione scritto da Giorgio Merlo e Gianfranco Bordone per Carocci faber.

Destinato a un pubblico ampio, che va dagli studenti universitari ai manager del sociale fino ai professionisti del settore, il testo non si propone come un manuale, ma piuttosto come una “bussola” per trovare rotte concrete nel campo della definizione e implementazione delle politiche di welfare.

Dai fondamenti alla programmazione operativa

A questo scopo il libro, cercando di mantenere un filo narrativo che guidi chi legge attraverso un progressivo approfondimento logico, si articola in due parti: “Fondamenti e concetti generali” e “La programmazione operativa”.

Gli autori da subito illustrano come la programmazione sociale si occupi di ideare, proporre, organizzare e mettere in campo azioni che modifichino la realtà in una direzione auspicata: ridurre le differenze. Pertanto, non è focalizzata sull’individuo – come le professioni di aiuto – né sulla definizione delle politiche sociali come policy, ma sul processo attraverso cui queste ultime vengono tradotte in azioni concrete.

Tale processo, per sua natura, si presenta come estremamente complesso, articolato, non lineare e spesso confuso, e richiede pertanto la capacità di pensare e agire anche creativamente di fronte alle incertezze.  Il programmatore sociale è quindi visto come un “artigiano“, in quanto individuo capace di agire e produrre basandosi su regole, conoscenze e tecniche, esperienze, ma integrando abilità, creatività e “genio” per rispondere in modo originale alla complessità dei contesti. Anche per questo il testo è arricchito di riferimenti all’arte “seminati” tra le sue pagine. Come per il “seminatore” (seconda metafora per il programmatore sociale), l’intento è quello di stimolare emozioni e offrire occasioni creative per l’attività professionale.

Da segnalare, inoltre, come il testo sia nei fatti un prodotto ibrido, che integra la carta stampata con materiali online e rimandi a un sito web curato dagli autori stessi, che offre risorse aggiuntive di approfondimento ed in aggiornamento.

Il rapporto tra Pubblico e privato

Un focus di particolare rilevanza affrontato nel volume è l’analisi approfondita del rapporto tra il settore pubblico e privato nella programmazione sociale, un tema che attraversa la storia del welfare e che è in continua evoluzione.

Tradizionalmente, la politica sociale è definita come “ciò che lo Stato fa per il benessere dei cittadini”, con una logica basata sull’universalismo delle prestazioni e sui diritti del cittadino come doveri dello Stato. Tuttavia, soprattutto negli ultimi decenni, il testo evidenza come di fronte a profonde trasformazioni sociali  è emerso il secondo welfare, che comprende il variegato mondo del Terzo Settore (volontariato, cooperative sociali, fondazioni, etc.), quello che viene indicato come “quarto settore” (movimenti sociali, organizzazioni di mutualità, utenti e familiari) ma anche il “secondo settore” del Mercato (profit).

Il volume evidenzia come oggi la distinzione tra Pubblico e privato si stia “affievolendo” nel passaggio da un modello di government (basato sul potere formale e gerarchico dello Stato) a un modello di governance, con la crescente consapevolezza che lo Stato non può agire da solo, ma opera meglio collaborando con una varietà di attori, appunto, pubblici e privati.

Il ruolo della coprogrammazione e della coprogettazione

In questo senso, strumenti come la coprogrammazione e la coprogettazione (pratiche collaborative al centro del Sesto Rapporto sul secondo welfare) sono presentati come “innovazioni di sistema” e “caratteristiche rivoluzionarie” che superano il tradizionale rapporto di committenza, fondandosi sul principio di sussidiarietà e sulla corresponsabilità per l’interesse generale.

Queste modalità collaborative, ricordano gli autori, richiedono però un notevole sforzo e investimento da parte di tutti i partecipanti, non solo economico, ma anche in termini di know-how, expertise, tempo, spesso non pienamente valorizzati. Inoltre, se la programmazione pubblica ha alla sua base la tutela e distribuzione di beni comuni, la programmazione privata è intrinsecamente legata alla mission di ciascuna organizzazione. Questo significa che il privato decide autonomamente di cosa occuparsi e dove, rispondendo ai propri stakeholder, soci o azionisti. Il risultato, sebbene portatore di grandi potenzialità, innovazione e concorrenzialità, può essere una “coperta patchwork casuale”, con molte lacune o ridondanze in termini di tipologia di servizi e copertura territoriale.

I rischi, dunque, sono una “frammentazione” o “spezzatino” del welfare che si scontra con la difficoltà ad affrontare problemi complessi come la “presa in carico complessiva” di individui con bisogni articolati o la copertura di “rischi non assicurabili” (ad esempio, le cronicità o le malattie degenerative). Mentre la moltiplicazione degli incentivi fiscali a favore del privato (welfare fiscale) rischia di creare disuguaglianze e forme di “discriminazione inversa”, caricando i costi sulla collettività pur beneficiando solo una parte di essa.

Alla ricerca di un equilibrio

In conclusione, il testo sottolinea la necessità di ridare centralità alla capacità di governare questa complessa rete di interazioni, ricercando un equilibrio tra l’universalismo dei diritti (indispensabile compito del pubblico) e la libertà dell’iniziativa privata, nel rispetto reciproco dei ruoli e delle specificità di ciascuno. L’invito è a superare le apparenti opposizioni e a riconoscere le reciprocità nelle relazioni e nei contributi tra i diversi attori, come raffigurato nell’opera “Giorno e notte” di Maurits Cornelis Escher (1938), “dove gli uccelli bianchi e neri, pur volando in direzioni opposte, sono uniti dai campi grigi dai quali prendono forma“.

 

 

Foto di copertina: M.C. Escher, Giorno e notte, escherinhetpaleis.nl