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Coopfond è un fondo mutualistico sostenuto da Legacoop allo scopo di promuovere, rafforzare ed estendere la presenza cooperativa all’interno del sistema economico italiano. Nato nel 1993, il fondo sostiene la nascita di nuove cooperative e la crescita di quelle esistenti creando condizioni di favorevoli al loro sviluppo, specie nelle aree più svantaggiate dal punto di vista economico-sociale. 

Uno degli ambiti di intervento è, ad esempio, quello dei cosiddetti workers buyout (di cui vi abbiamo parlato qui e qui): azioni salvataggio di un’azienda in crisi da parte dei suoi stessi dipendenti, che si costituiscono in cooperativa investendo proprie risorse per subentrare alla proprietà. Coopfond partecipa infatti – in maniera stabile o temporanea – ai patrimoni di realtà cooperative di vario genere per garantirne la stabilità e la crescita, ma si occupa anche di garantire finanziamenti e sostegni a fondo perduto per il medesimo scopo.

Per capire meglio come funziona questa realtà e, soprattutto, come sta affrontando le grandi sfide poste dalla pandemia di Covid-19 abbiamo intervistato Simone Gamberini, direttore generale del Fondo mutualistico.

Ci può spiegare brevemente dove, come e perché nasce Coopfond?

Coopfond è stato costituito sulla base della legge 59 del 31 gennaio 1992 per la promozione e lo sviluppo della cooperazione. È una società per azioni, con un capitale sociale di 120.000 euro, interamente detenuto da Legacoop Nazionale. La società non opera con il pubblico ma è sottoposta alla vigilanza del Ministero dello Sviluppo Economico. 

È uno strumento che fa vivere il valore della mutualità.

Non riceve alcuna risorsa pubblica, ma incassa il 3% degli utili prodotti dalle cooperative. In questo modo risorse generate da cooperative grandi vanno alle piccole; da cooperative esistenti vanno ad imprese che devono nascere; da cooperative del Nord a Cooperative del sud.

Nello specifico quali sono le linee di azione seguite dal fondo per perseguire la propria mission?

Coopfond opera per promuovere, rafforzare ed estendere la presenza cooperativa all’interno del sistema economico nazionale, con preferenza per i progetti finalizzati all’innovazione tecnologica, all’incremento dell’occupazione e allo sviluppo del Mezzogiorno.

Simone Gamberini, direttore generale di Coopfond

Per farlo Coopfond sostiene: la nascita e lo sviluppo di nuove cooperative, ad esempio con il programma Coopstartup; piani di investimento nelle cooperative esistenti, sia per uscire da situazioni di difficoltà, sia per cogliere opportunità di sviluppo; processi di fusione e integrazione tra cooperative per raggiungere una soglia dimensionale capace di assicurare un posizionamento migliore sul mercato; la rinascita in forma cooperativa di imprese fallite o in liquidazione, attraverso il fenomeno dei workers buyout.

Può darci qualche numero per capire il “peso” Coopfond e farci degli esempi concreti di attività realizzate grazie al suo sostegno?

Complessivamente i versamenti effettuati dall’inizio della sua storia hanno permesso al Fondo di raggiungere un patrimonio di 457 milioni di euro. Queste risorse sono utilizzate in modo preminente per finanziare interventi rotativi: prestiti o partecipazioni temporanee che rientrano poi in Coopfond e vengono utilizzate per altre cooperative. Durante l’ultimo esercizio abbiamo realizzato 106 interventi. Rimanendo all’ultimo anno, sono entrati nel vivo i progetti finanziati con il bando Coop2030. Come ad esempio il servizio per individuare gli stati mentali a rischio e/o psicotici nei più giovani della cooperativa sociale Spazi Nuovi. Oppure la realizzazione di un villaggio Alzheimer portata avanti dalla cooperativa Genera.

Sono inoltre proseguiti gli interventi del programma Coopstartup, che agisce tramite bandi, con la premiazione e il sostegno di 6 nuove coop a Modena e Ferrara, 4 in Friuli Venezia Giulia, 5 tra Reggio Emilia e Piacenza ed altrettante in Sardegna; la presentazione di 26 progetti in Veneto; il via al primo bando in Abruzzo. 

Nei primi 9 mesi del 2021 sono stati sostenuti anche due nuovi workers buyout.  

Si tratta  di Reno Fonderie sull’Appennino bolognese, con 18 soci, e Next, il primo in Calabria, che ha salvato altri 18 posti di lavoro. Attualmente il Fondo sta accompagnando 13 domande di altrettanti potenziali workers buyout, in settori che vanno dalla produzione motori all’editoria, dal packaging alle acque minerali, passando per la produzione di porte e la ceramica.

Il Covid-19 come ha impattato sulle vostre attività? Cosa è cambiato rispetto al periodo pre-pandemico?

Il Fondo mutualistico esce dall’emergenza sanitaria registrando un doppio impatto, di segno diverso, sulla propria attività. 

Da una parte, infatti, sono aumentate le ristrutturazioni di interventi in essere, con richieste di dilazione per i rientri da parte di cooperative particolarmente colpite dalla crisi o che, a causa di questa, hanno semplicemente dovuto rallentare o rimandare determinati investimenti. Quelli che rendiamo disponibili sono ‘capitali pazienti’. Per questo, quando le cooperative chiedono – in modo credibile – più tempo per realizzare gli investimenti, non abbiamo particolari problemi a concederlo. 

Dall’altra – in linea con le sfide che tutte le cooperative devono affrontare in questo periodo – stiamo soprattutto cercando di intensificare il nostro impegno a sostegno della transizione verso il digitale e verso la sostenibilità. Lo stiamo facendo lavorando innanzitutto su di noi, rileggendo – attraverso il primo Bilancio di sostenibilità – tutti gli interventi fin qui realizzati. Oppure trasformando il rating di qualità sociale con cui valuteremo i progetti futuri, in rating di sostenibilità. Sosterremo il cammino delle cooperative verso la sostenibilità e la digitalizzazione. Sia indirizzando a questi obiettivi gli interventi tradizionali, sia realizzando iniziative specifiche come il bando Coop2030. 

Ma soprattutto stiamo lavorando per coinvolgere, a partire da queste tematiche, nuovi soggetti finanziari, che fin qui non hanno mai sostenuto imprese costituite in forma cooperativa, allargando la platea dei partner possibili.

Pensa che il PNRR potrà rappresentare un’occasione per un ulteriore sviluppo del modello cooperativo nel nostro Paese? Coopfond potrà avere dei vantaggi diretti grazie a queste risorse? 

Il PNRR e più in generale la fase nuova nella quale stiamo entrando, costituirà una sfida fondamentale. Un momento di grande responsabilità, per tutta la cooperazione.

Nell’emergenza abbiamo tutti toccato con mano quanto sia necessario muoverci con decisione verso un’economia più sostenibile, un mercato più equo, una società più inclusiva.

Lungo queste direttrici la cooperazione ha l’occasione storica di costruire opportunità di sviluppo per tutto il Paese coerenti con i propri valori di sempre. Dovremo lavorare tanto e intensamente, per affiancare le cooperative che potranno raccogliere questa sfida con progetti importanti. Questo mi aspetto che sia il ‘vantaggio diretto’ per il Fondo: avere l’occasione per fare fino in fondo, e bene, il nostro mestiere, realizzando ancor più gli obiettivi per cui siamo nati ormai trenta anni fa.