Negli ultimi mesi abbiamo scritto spesso di come la scelta di approcci e strumenti sia particolarmente importante nel campo filantropico: decisioni apparentemente solo “operative” hanno radici che affondano nella concezione stessa che ogni ente ha della pratica filantropica e determinano conseguenze durature per le organizzazioni beneficiarie.
Ne abbiamo scritto spesso in relazione alla trust-based philanthropy, ma un altro esempio interessante è quello dei premi filantropici. Di seguito facciamo qualche riflessione sulla cosiddetta “prize philanthropy”, portando l’esempio del Premio Angelo Ferro.
Premio o erogazione?
Secondo la guida dedicata della Rockefeller Philanthropy Advisors (RPA)1 la prize philanthropy può essere definita come “l’uso di premi in denaro per riconoscere i risultati ottenuti o per promuovere e stimolare sviluppi che vanno a beneficio della società”2. Alla luce di questa definizione è facile intuire come mai questo genere di approccio venga scelto tipicamente per favorire l’innovazione sociale. Esso, infatti, permette di dare visibilità a iniziative particolarmente innovative; di far emergere nuove idee e nuovi attori (provenienti anche da contesti lontani dalla filantropia). E, non da ultimo, di creare o rafforzare la consapevolezza intorno a specifici temi, portandoli al centro dell’attenzione pubblica.
La prize philanthropy si distingue dalle ordinarie attività di grantmaking almeno per tre caratteristiche.
- Prestigio: vincere un premio conferisce una visibilità e un riconoscimento pubblico diversi da quelli che comporta la “normale” assegnazione di un contributo da parte di un ente filantropico. Il prestigio è aumentato anche dal fatto che di solito la premiazione avviene nell’ambito di una cerimonia (che ha essa stessa caratteristiche di visibilità e riconoscimento).
- Accessibilità: i premi si distinguono dalle erogazioni ordinarie perché solitamente hanno una portata più ampia, essendo più facilmente accessibili. Questo accade, da un lato, perché spesso i premi hanno criteri di accesso meno restrittivi rispetto alle erogazioni ordinarie; dall’altro, perché queste iniziative di solito beneficiano di attività di diffusione e comunicazione specifiche.
- Un processo di selezione allargato: un’ultima differenza tra premi e attività erogative “ordinarie” è relativa al processo di selezione dei premi, che solitamente è aperto a persone/organizzazioni esterne; spesso nella valutazione dei vincitori è coinvolta una giuria di esperti e rappresentanti di organizzazioni esterne all’ente promotore del premio.
I vantaggi della prize philanthropy
Non è comune che una fondazione decida di promuovere un premio: questo genere di attività richiede infatti un onere amministrativo tutt’altro che trascurabile. Ed è tutto sommato un’operazione che potremmo definire “rischiosa”, per certi versi: anche a causa del coinvolgimento di una giuria esterna, la fondazione non ha un controllo sugli esiti della selezione.
Accanto a queste criticità sono però diversi i vantaggi propri di questo approccio. I premi filantropici, in particolare:
- diversificano il profilo dei beneficiari delle risorse, poiché hanno vincoli di accesso generalmente meno rigidi rispetto alle erogazioni ordinarie;
- offrono occasioni di community building e di networking: durante la cerimonia di premiazione possono essere previsti momenti di scambio e condivisione fra partecipanti e/o con rappresentanti dell’ente filantropico, con la giuria, con le istituzioni locali, con esperti del settore, ecc.;
- rafforzano le competenze dei partecipanti: il processo di selezione può essere formativo per le organizzazioni partecipanti, specialmente nel caso in cui ricevano feedback da parte della giuria alla fine del processo di selezione;
- possono sollecitare ulteriori risorse: la visibilità data al tema e ai soggetti finalisti/vincitori può dare accesso a ulteriori opportunità di finanziamento.
Un esempio concreto: il Premio Angelo Ferro
Un esempio italiano di prize philanthropy è il Premio Angelo Ferro, istituito nel 2017 per ricordare l’omonimo imprenditore, docente e filantropo padovano. Il Premio è dedicato all’innovazione nell’economia sociale, un tema individuato per rendere omaggio ai diversi profili di Ferro, che fra le altre cose è stato anche Consigliere di Amministrazione di Intesa Sanpaolo e della Cassa di Risparmio del Veneto.
Il Premio è promosso da Fondazione Cariparo (Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo) e Fondazione Emanuela Zancan3 con il sostegno di Intesa Sanpaolo, e negli anni ha ottenuto il patrocinio di importanti organizzazioni della società civile come CSVnet, Acri e Forum del Terzo Settore. È aperto a tutti gli enti senza scopo di lucro con sede legale in Italia che operino in uno o più settori di interesse generale di cui all’art. 5 del Codice del Terzo settore4 (D.Lgs. n. 117/2017) e che si siano contraddistinti per l’innovazione nell’economia sociale, in particolare promuovendo:
- soluzioni capaci di intercettare nuovi bisogni sociali;
- soluzioni che attivano risposte originali per tipo di intervento (prodotto o processo);
- soluzioni che attivano risposte originali per soggetti coinvolti e collaborazioni attivate.
Fra tutti i candidati una giuria composta da esperti5 seleziona 5 enti finalisti, fra cui viene premiato il vincitore nell’ambito di una cerimonia. Il Premio ha una dotazione complessiva di 20.000 euro così distribuiti: un premio di 10.000 euro assegnato all’ente vincitore e un premio di 2.500 euro a ciascuno degli altri 4 finalisti.
Il Premio, giunto alla sua nona edizione, tra il 2017 e il 2024 ha raccolto oltre 1.800 candidature e nel corso degli anni è stato oggetto di numerose riflessioni e approfondimenti. Il principale riferimento è il volume L’innovazione nell’economia sociale, curato per Il Mulino da Gilberto Muraro (presidente della Fondazione Cariparo) e Tiziano Vecchiato (presidente della Fondazione Emanuela Zancan). Nel volume i due presidenti ripercorrono la nascita e il funzionamento del Premio e offrono elementi interessanti per analizzare l’iniziativa alla luce dell’approccio della prize philanthropy.
Il diverso profilo dei beneficiari
La Fondazione Zancan, che cura la segreteria tecnica del Premio, rende disponibili ogni anno informazioni e dati sugli enti candidati, sui finalisti e sui vincitori.
Una caratteristica che appare particolarmente utile approfondire è la provenienza geografica delle organizzazioni partecipanti. Come abbiamo raccontato spesso, infatti, in Italia le organizzazioni filantropiche non sono ugualmente distribuite sul territorio nazionale: per complesse ragioni storiche, sociali, economiche e culturali le fondazioni sono molto più presenti nel Nord Italia. La filantropia è consapevole di questa disparità e da anni opera per provare a contenerne le conseguenze negative (per esempio con progetti nazionali, come Per Aspera ad Astra e diversi Fondi innovativi, o con la creazione della Fondazione Con il Sud: abbiamo parlato di queste iniziative all’interno di Intrecci).
Il Premio Angelo Ferro, sebbene sia promosso da una Fondazione di origine bancaria che ha un territorio di riferimento preciso (le province di Padova e Rovigo), è aperto a tutto il territorio nazionale. E i dati delle diverse edizioni sembrano confermare questa attenzione alla dimensione nazionale. Le regioni del Nord Italia – e in particolare il Veneto e le limitrofe Lombardia ed Emilia-Romagna – sono comprensibilmente molto presenti nell’insieme dei soggetti candidati e soggetti finalisti. Tuttavia la presenza di candidature provenienti dalle regioni del Sud e dalle isole è significativamente aumentata nel tempo: l’incidenza percentuale delle candidature di questa macro-regione è triplicata (dal 7% del 2017 al 21% del 2024). La situazione è ancora più equilibrata guardando alla provenienza regionale dei finalisti e, ancora di più, dei vincitori del Premio.
Il Premio – tra le altre cose – è reso particolarmente accessibile da una “soglia di entrata” molto bassa, che rende interessante e fattibile per molte organizzazioni partecipare. Come sottolinea Muraro nell’introduzione del volume citato: “un Premio, se ben congegnato, ha un elevato rapporto efficacia-costo garantendo un’ampia visibilità all’oggetto del premio e un vasto coinvolgimento dei potenziali soggetti interessati”. Perché questo accada, tra le altre cose, è cruciale che ci sia un “basso ‘costo di entrata’, ossia [dal]la facilità per il candidato di raccogliere e trasmettere il primo set di informazioni richieste”. Da questo punto di vista è importante sottolineare come la modulistica di accesso sia effettivamente molto leggera. Le organizzazioni candidate passano attraverso una prima fase di selezione tecnica, condotta dalla Fondazione Zancan: solo se superano questo primo livello è richiesta della documentazione aggiuntiva (che è quella che viene poi sottoposta e valutata dalla giuria di esperti).
L’accessibilità del Premio, infine, è favorita dalla realizzazione di specifiche campagne di comunicazione promosse dalla Fondazione Cariparo e dalla Fondazione Zancan attraverso i propri canali (siti istituzionali e social network) e con il supporto di organizzazioni con cui hanno collaborazioni stabili (per es. Percorsi di secondo welfare, di cui Fondazione Cariparo è partner). La diffusione del Premio è stata resa possibile, nel corso degli anni, anche grazie al patrocinio di enti di rilevanza nazionale come Acri, CSVnet e Forum del Terzo Settore (che peraltro, in diversi casi, fanno anche parte della giuria), che danno comunicazione del Premio a loro volta sulle proprie piattaforme.
Occasioni di community building e di networking
Il Premio viene assegnato nell’ambito di una cerimonia pubblica (quest’anno si terrà l’11 giugno a Padova). Questo evento, in linea con la natura dei premi, rappresenta un’occasione di visibilità per le organizzazioni finaliste che vi prendono parte. Esse, in quel contesto, hanno la possibilità di conoscersi fra loro e di incontrare alcuni membri della giuria e professionisti ed esperti del Terzo Settore che partecipano all’evento.
Nel corso degli anni la cerimonia è andata sempre più nella direzione di offrire opportunità di scambio e conoscenza reciproca: come racconta Muraro nell’introduzione del volume citato, infatti, a partire dal 2021 si è deciso di sacrificare “la lezione magistrale per dare più spazio al racconto delle storie dei finalisti”. Da allora questo “spazio” è stato oggetto di accompagnamento e cura: la Fondazione Zancan supporta le organizzazioni nella preparazione di contributi (video, slide, ecc.) utili alla propria presentazione.
Queste occasioni di conoscenza e networking peraltro aumentano la visibilità delle organizzazioni finaliste – anche indipendentemente dall’esito finale del Premio – magari aiutandole a trovare opportunità di finanziamento e sostegno da parte di altri soggetti filantropici.
Opportunità di apprendimento
Secondo la guida della Rockefeller Philanthropy Advisors dedicata alla prize philanthropy, partecipare a questo tipo di competizioni offre a tutte le organizzazioni partecipanti (anche a quelle che non vincono) la possibilità di imparare: compilare la modulistica e prendere parte al processo selettivo aiuta a riflettere sulle proprie attività e su come comunicarle valorizzandole al meglio. Si tratta di un processo che è prezioso per le organizzazioni del Terzo Settore – e che magari non avrebbe luogo, se non ci fosse l’occasione di partecipare a un Premio. L’apprendimento può essere ulteriormente sviluppato qualora, a conclusione del processo di selezione, le organizzazioni partecipanti ricevano feedback più o meno dettagliati sulla loro valutazione (una cosa che, però, non avviene nel caso del Premio Angelo Ferro).
Il Premio Angelo Ferro rappresenta un’iniziativa interessante nel panorama della filantropia in Italia: offre un riconoscimento pubblico (ed economico) a organizzazioni che si siano contraddistinte nel campo dell’innovazione nell’economia sociale. Attraverso questo riconoscimento – in coerenza con la natura stessa dei premi filantropici – offre visibilità non solo ai soggetti finalisti e vincitori, ma anche al tema stesso dell’innovazione nell’economia sociale.
Il nono Premio Angelo Ferro sarà assegnato l’11 giugno in una cerimonia presso l’Aula Magna dell’Università degli Studi di Padova.
Per approfondire
- Muraro G., Vecchiato T. (2021) (a cura di), L’innovazione nell’economia sociale, Bologna, Il Mulino.
- Rockefeller Philanthropy Advisors, Prize Philanthropy: Benefits, Challenges, and Winning Approaches.
Note
- Rockefeller Philanthropy Advisors è un’organizzazione non profit che si propone di favorire lo sviluppo della filantropia nel perseguimento di un mondo più giusto. L’ente è una delle più grandi organizzazioni a servizio della filantropia nel mondo e – fra le altre cose – realizza guide e pubblica contenuti informativi e di approfondimento sul proprio sito web.
- Nella stesura dell’articolo si è fatto ampio riferimento ai contenuti della guida curata dalla RPA.
- Le informazioni contenute nell’articolo sono state raccolte anche attraverso un’intervista alla dott.ssa Cinzia Canali, referente del Premio per la Fondazione Emanuela Zancan, che si ringrazia per la disponibilità.
- In via esemplificativa, possono partecipare: enti del Terzo Settore, incluse le imprese sociali e le cooperative sociali, e i loro consorzi; onlus; enti ecclesiastici; altre associazioni e fondazioni di diritto privato che operano nei settori di attività di interesse generale di cui all’art. 5 del Codice del Terzo Settore
- La giuria è presieduta dal Prof. Giovanni Bazoli, Presidente Emerito di Intesa Sanpaolo, ed è composta da: Andrea Cavagnis, Presidente dell’OIC – Opera Immacolata Concezione; Stefano Consiglio, Università degli Studi di Napoli Federico II e Presidente Fondazione Con il Sud; Giuseppe De Rita, Presidente del CENSIS; Maurizio Ferrera, Università Statale di Milano; Elena Granaglia, Università degli Studi Roma Tre; Gilberto Muraro, Università degli Studi di Padova e Presidente Fondazione Cariparo; Vanessa Pallucchi, Presidente del Forum Terzo Settore; Romilda Rizzo, Università degli Studi di Catania; Chiara Tommasini, Presidente CSVnet; Tiziano Vecchiato, Presidente Fondazione Emanuela Zancan; Stefano Zamagni, Università degli Studi di Bologna.