2 ' di lettura
Salva pagina in PDF

È la fine dello smart working emergenziale? Dal 1° settembre si torna ufficialmente alle regole ordinarie per quanto riguarda l’attivazione del lavoro agile. Le aziende dovranno quindi prevedere la sottoscrizione di accordi individuali con ciascun lavoratore: regola sospesa durante tutta l’emergenza pandemica.

Le nuove modalità per attivare il lavoro agile

Nonostante questo cambiamento, il Decreto Legge Semplificazioni dello scorso 21 giugno mantiene viva la “comunicazione semplificata”. Si tratta di una semplificazione burocratica rilevante per le aziende, le quali potranno trasmettere un numero ridotto di documenti al Ministero.

Sarà infatti necessario segnalare esclusivamente i riferimenti dei lavoratori impegnati nella modalità agile, la data di inizio e la data di fine del periodo di smart working. Non sarà invece necessario allegare i singoli accordi stipulati.

Come si evince da una nota del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali pubblicata lo scorso 26 agosto, l’invio di questi documenti potrà essere fatto anche in forma massiva: le imprese potranno comunicare al Ministero più nominativi in una sola volta. Viene ricordato, inoltre, che questo adempimento riguarda solo i nuovi accordi di lavoro agile e quelli necessitano di modifiche (come ad esempio delle proroghe). Questo vuol dire che i contratti che sono in corso e che scadono, per esempio, a fine anno non dovranno essere inviati.

Il modulo per questo genere di comunicazione è disponibile sul portale Servizi Lavoro. Si potrà compilare fino al  1° novembre 2022.

Lo smart working dopo la pandemia

In attesa di una possibile revisione della Legge 81/2017, norma che regolamenta in toto il lavoro agile, la scelta fatta dall’attuale Governo è stata quella di mantenere almeno una parte delle semplificazioni introdotte dal 2020 in avanti.

Indipendentemente dai risultati delle elezioni del prossimo 25 settembre, osservando i programmi elettorali dei principali partiti politici la tendenza che emerge è quella di sostenere la diffusione dello smart working, anche allo scopo di favorire le dinamiche di work-life balance di lavoratori e lavoratrici.

Inoltre, fa ben sperare il fatto che sempre più aziende si stiano organizzando per il futuro. Come evidenziato da un’indagine di Variazioni, oltre la metà delle imprese ha introdotto stabilmente lo smart working e adottato policy che ne definiscono le linee guida generali per i lavoratori e l’azienda.

E questo è stato fatto soprattutto perché le organizzazioni hanno capito come il lavoro agile sia in grado di migliorare il clima aziendale e attrarre i talenti (40%), in modo particolare grazie ai suoi benefici in termini di bilanciamento dei tempi di vita e di lavoro. Ma anche perché è forte la necessità di innovare i modelli organizzativi (33%), e quindi ridefinire gli stili di leadership e le modalità di lavorare.

Le aziende, dunque, si stanno rendendo sempre più  conto dell’importanza del benessere delle persone e stanno capendo che è un fattore di motivazione e retention. In questo senso smart working e welfare aziendale sono perciò strumenti strategici per rispondere alle necessità dei lavoratori e delle lavoratrici, ponendo realmente attenzione ai loro bisogni (social in primis).