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Negli ultimi tempi si sono affermate due sigle, in particolare in riferimento al mondo del lavoro: D&I e DE&I. Si riferiscono ai concetti di Diversity, Equity and Inclusion. Principi – quelli di diversità, equità e inclusione – che dovrebbero influenzare i rapporti all’interno di gruppi di persone in vari contesti, dai luoghi di lavoro alla società in generale. Per il raggiungimento di questi obiettivi è necessario che tutti gli attori del dibattito pubblico – dalle istituzioni al mondo delle imprese – acquisiscano consapevolezza e pongano in atto misure concrete di valorizzazione di tutti i lavoratori e le lavoratrici.

Diversità, equità e inclusione

Si parla di Diversity per indicare le peculiarità che caratterizzano ogni persona, tra cui età, abilità, etnia, genere, orientamento sessuale, credo religioso e status socio-economico. Secondo una visione DE&I le differenze sono fattori di arricchimento per gruppi e organizzazioni.

Le caratteristiche che compongono la Diversity di un certo gruppo possono essere valorizzate attraverso un processo di Inclusion. L’inclusione delle diversità all’interno di ambienti collettivi parte proprio dalla consapevolezza che le specificità di ogni persona assicurano un ventaglio di competenze e caratteristiche più ampio e diversificato, al di là degli stereotipi e dei pregiudizi legati a determinati gruppi di persone.

Con il principio di Equity, infine, si intende garantire un processo di selezione che, basato sugli altri due valori, favorisca un trattamento equo e non discriminatorio.

Questi concetti, nati nel mondo delle imprese profit, appartengono ormai al dibattito pubblico e permeano anche il Terzo Settore, come l’esperienza di IMA Diversity, che avevamo raccontato qui. Alcuni strumenti e principi della DE&I sono inoltre stati sperimentati in contesti più ampi. Ad esempio, con il progetto Valoriamo sono stati la base per accompagnare l’inclusione lavorativa di persone vulnerabili.

La parità di genere nel mondo del lavoro

I temi DE&I toccano anche la parità di genere all’interno di contesti lavorativi. Come avevamo raccontato qui, promuovere la parità di genere e la leadership femminile sono obiettivi che troviamo sia nel terzo dei Millennium Development Goals (MDGs) proposti dalle Nazione Unite, sia nel quinto goal della più recente Agenda 2030.

Secondo il Global Gender Gap Index 2022, a livello europeo l’Italia è il Paese più lontano dalla parità di genere insieme a Macedonia e Bosnia Erzegovina. L’Italia, con un punteggio di 0.72, è il 63° Paese su un totale di 146. Questo indice viene curato dal World Economic Forum e analizza molteplici aspetti della vita cittadina quotidiana. In ciascun ambito il valore assegnato è compreso tra 0 e 1, dove lo 0 indica totale imparità tra il genere maschile e quello femminile, e 1 che l’inclusione è completa. Se, quindi, l’indice italiano complessivo è pari a 0.72, allora il divario è stato colmato per il 72%.

Il rapporto mostra alcuni dati incoraggianti: nel 2022 a livello di opportunità educative in Italia il gap è stato colmato per il 99%. D’altra parte la disparità è ancora molto forte in alcuni ambiti essenziali: nel campo della partecipazione e delle opportunità economiche il gap è stato colmato al 60%, risultato superato (in peggio) solo dall’ambito del potere politico, dove la disparità tra uomini e donne è stata colmata solo per il 30%.

GenQ, una non profit per la parità

C’è ancora molto lavoro da fare per ottenere equità e inclusione sotto questo punto di vista. E si tratta solo di un punto di partenza, poiché le donne costituiscono il più numeroso gruppo discriminato al mondo, ma di certo non l’unico.

Partire dalla consapevolezza dell’ambiente che ci circonda è un passo importante. E così, il team under 30 dell’organizzazione non profit GenQ ha costituito, partendo dai principali strumenti di esistenti (come quelli di Bloomberg e EIGE), un indice per misurare il grado di attenzione dell’azienda alla gender equality. 

Si tratta di GenQ Index, uno strumento disponibile per lavoratrici e lavoratori, ma anche per le aziende.

Rispondendo ad alcune domande, infatti, si riceve una risposta automatica basata su un algoritmo che quantifica il livello di attenzione alla D&I. Sono stati stilati cinque ambiti di indagine, che si adattano particolarmente alle PMI:

  • il salario percepito a parità di ruolo ricoperto;
  • la percentuale di donne dentro l’azienda;
  • la percentuale di donne aventi responsabilità manageriali;
  • la flessibilità oraria;
  • l’attuazione di strategie volte a ridurre il gender gap.

Dalla valutazione combinata di queste variabili, viene attribuito all’azienda un punteggio, espresso in percentuale, su una scala di valori compresi tra 0 e 100. Anche in questo caso, il punteggio massimo indica una completa parità tra i generi.

Il progetto di GenQ nasce dal desiderio di far emergere la situazione italiana per lavorare verso una reale parità di genere. L’indice è, inoltre, affiancato dal lavoro del team che offre consulenze alle aziende per implementare, dove necessario, le misure che favoriscono una piena valorizzazione e inclusione delle diversità all’interno della propria organizzazione.