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Il welfare aziendale ha, per sua natura, una valenza fortemente sociale. Ma, soprattutto alla luce di quanto accaduto nel corso del 2022, è innegabile anche l’importante ruolo economico che ha progressivamente assunto. L’aumento della soglia di deducibilità dei fringe benefit1 ha infatti portato molte organizzazioni a significativi investimenti nel corso dell’anno appena concluso.

Come vi abbiamo raccontato, il limite di spesa legato ai fringe è salito per il 2022 prima a 600 euro e poi, attraverso il Decreto Aiuti Quater, addirittura a 3.000 euro. Inoltre, fino a dicembre è stato possibile utilizzare gli stessi fringe benefit per il rimborso delle utenze domestiche di acqua, luce e gas.

Pur trattandosi di una scelta a nostro avviso poco lungimirante e addirittura pericolosa per il welfare aziendale (abbiamo spiegato qui la nostra posizione a riguardo), è innegabile che l’aumento della soglia dei fringe abbia reso più semplice per le aziende prevedere premi e bonus per i propri collaboratori. Gli esempi sono molti e hanno una cosa in comune: cercano di dare una risposta concreta al carovita e al caro energia.

L’impegno delle grandi aziende contro inflazione e caro vita

In questo senso sono diverse le azioni messe in campo anzitutto da alcune grandi multinazionali che operano nel nostro Paese.

Amazon, ad esempio, ha messo a disposizione 500 euro extra di budget welfare da spendere tramite la propria piattaforma per ognuno dei dipendenti a tempo indeterminato. Inoltre, attraverso un accordo sindacale, il colosso dell’e-commerce e della logistica (settore in cui, come raccontavamo qui, il lavoro è soggetto a dinamiche molto discutibili) ha previsto un aumento del 2% lordo della retribuzione a partire dal mese di ottobre e l’aumento del valore del ticket pasto per il 2023 (da 5 a 7 euro). Edenred Italia, società che si occupa di soluzioni per la gestione delle risorse umane e il welfare aziendale, ha invece assegnato un bonus di 1.000 euro a tutti i suoi collaboratori nel mese di novembre.

Tra i “grandi” che hanno investito in questa direzione ci sono anche diversi gruppi del settore bancario e del credito. Intesa Sanpaolo ha previsto un riconoscimento economico contrattato una tantum di 500 euro, che si aggiunge a quello dello stesso valore erogato nel settembre scorso. Unicredit ha invece erogato un premio di 1.500 euro e altri 800 euro aggiuntivi in welfare. Il Banco Desio e Brianza ha previsto un bonus di 500 euro in welfare per dipendenti contro il carovita.

Anche alcuni marchi noti della moda e del settore alimentare italiano si sono mossi a sostegno del potere di acquisto dei propri dipendenti. Tra questi c’è Ferragamo, che ha rafforzato il suo impegno nel welfare con un premio da 1.000 euro per tutti i 760 dipendenti. Tod’s, attraverso un comunicato stampa, ha invece fatto sapere che a causa del “contesto di straordinaria complessità per l’intero sistema economico e sociale del nostro Paese” e “a fronte del pesante aumento del costo della vita che stiamo sperimentando negli ultimi mesi” erogherà un bonus welfare di 500 euro. la toscana Superior 500 euro

Per quanto riguarda il settore alimentare, i lavoratori e le lavoratrici del Gruppo San Benedetto hanno ricevuto un bonus di 500 euro da spendere in beni e servizi di welfare; mentre per i circa 750 collaboratori di Birra Peroni ci sono stati 600 euro.

Nell’ambito delle costruzioni il Gruppo Stilmarmo arriva invece a 600 euro, mentre Italcementi ha sottoscritto un accordo con i sindacati che prevede un bonus straordinario che va da 500 euro (per i dipendenti con una retribuzione annua lorda superiore a 50.000 euro) fino a 1.000 euro (per chi invece ha una retribuzione lorda inferiore a 35.000 euro). La società benefit friulana Icop, anch’essa attiva nell’ambito edile, ha erogato 300 euro e Nel settore delle telecomunicazioni spiccano l’impegno di Inwit e Prysmian, che hanno investito rispettivamente 1.000 euro e 800 euro per dipendente.

Si segnala inoltre come l’impegno nel campo del welfare aziendale abbia interessato anche aziende pubbliche, come Ferrovie dello Stato che ha stanziato 300 euro per tutti i ferrovieri, ma anche corpi intermedi, come le ACLI che hanno deciso di distribuire 200 euro per gli oltre 2.500 dipendenti.

Non solo “grandi”: gli interventi delle PMI

Il sostegno ai dipendenti contro il carovita e il caro bollette tuttavia non riguarda solo i “grandi” ma vede impegnate anche molte imprese di piccole e medie dimensioni.

Cabagaglio di Sirone, realtà che si occupa della produzione di packaging della provincia di Lecco, ha ad esempio erogato 800 euro a tutti i suoi 89 dipendenti. Sidermec, azienda metalmeccanica della provincia di Forlì-Cesena, ha previsto un totale di 150.000 euro come premi welfare ai 50 dipendenti. Mentre L’officina meccanica Romagnoli di Prato ha versato un bonus di 800 euro. In ognuno di questi casi si tratta di buoni spesa e di buoni carburante che potranno essere utilizzati in circuiti di attività ed esercenti convenzionati.

Degna di nota è anche la scelta del ristoratore emiliano Bruno Berti che ha scelto di pagare le bollette di gas e luce dei suoi 55 dipendenti: la somma sborsata ammonta ad oltre 50.000 euroAcqua dell’Elba, manifattura artigianale di profumi con sede sull’Isola d’Elba, ha previsto un bonus acquisto fino a 1.000 euro per i suoi 118 dipendenti.

Wegg, azienda informatica padovana con 60 dipendenti, ha promosso un nuovo piano di welfare aziendale che punta sul sostegno alla genitorialità e non solo. Per permettere di coniugare al meglio le esigenze familiari e personali con quelle lavorative l’azienda corrisponderà ai propri dipendenti con figli dai 3 ai 36 mesi un contributo mensile per la retta dell’asilo nido durante l’intero anno scolastico 2022-2023: per questo progetto l’azienda ha previsto un contributo che va dai 2.000 ai 4.000 euro per i genitori dei bambini in età prescolare.

Quale ruolo, dunque, per i fringe benefit?

Come dimostrano i numerosi casi segnalati, gli strumenti e le formule premiali per i dipendenti si sono molto diffuse tra le imprese nel 2022, specialmente nell’ultima parte dell’anno grazie alle scelte Legislatore che hanno reso più appetibili i fringe benefit. Lo scopo palese, come rimarcato in occasione dell’emanazione delle norme, era anzitutto quello aiutare i dipendenti a far fronte all’aumento dei prezzi e ai costi dell’energia sempre più elevati.

Occorre però ricordare che da qualche giorno la quota dei fringe è tornata al suo valore originale: cioè 258,23 euro, corrispondenti alle vecchie 500.000 lire (per dare un’idea anche di quanto vada indietro nel tempo la normativa di riferimento). La Legge di Bilancio 2023 non ha infatti previsto nessuna modifica della normativa del welfare aziendale. Come vi abbiamo spiegato qui, anche se a nostro avviso è stato un errore prevedere un valore di 3.000 euro per questi benefit, il limite di 258 euro oggi appare eccessivamente basso, in particolare se rapportato ai livelli dell’inflazione dell’ultimo anno.

Quale potrebbe essere dunque la scelta più corretta in questa fase?  Diversi operatori ed esperti, non da ultimo il Presidente di AIWA Emmanuele Massagli, propongono un aumento stabile dei fringe benefit a 500 o 600 euro. Si tratterebbe dunque di aggiornare una volta per tutte la normativa di riferimento, andando oltre gli interventi sporadici che negli ultimi anni hanno riguardato il welfare aziendale.

In questo modo le imprese potrebbero finalmente avere la certezza di una norma su cui lavorare nel lungo periodo, senza dover rincorrere cambiamenti in corso d’opera che hanno inevitabili conseguenze sul fronte organizzativo e contabile (che non tutte le organizzazioni sono necessarimente in grado di gestire). Per provider e fornitori di significherebbe al contempo la possibilità di investire per costruire un’offerta congrua e, si spera, attenta anche al valore sociale del welfare aziendale. Vedremo se e come nei prossimi mesi il Governo Meloni, che nel discorso di insediamento aveva dichiarato il forte interesse su questo tema, sceglierà di intervenire.

 

 

Note

  1. I fringe benefit sono una vasta gamma di servizi e soluzioni che le imprese possono destinare ai propri dipendenti, godendo di specifici benefici fiscali. La norma prevede una soglia di detassazione per i fringe benefit, pari a 258,23 euro l’anno. Questa soglia è stata “raddoppiata” nel 2020 e nel 2021; è salita prima a 600 e poi a 3.000 euro per il 2022. Tra le formule più comuni ci sono: card acquisto da spendere presso catene commerciali o negozi (anche della grande distribuzione online), buoni benzina, beni e servizi connessi allo sviluppo della mobilità sostenibile, polizze assicurative.