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È stato presentato a Roma “Il valore economico e sociale del Servizio sanitario italiano“. Si tratta di un Rapporto di Fnomceo1 e Censis che ha studiato gli impatti economici e occupazionali diretti, indiretti e indotti della spesa sanitaria pubblica. Il racconta del Servizio Sanitario come pilastro dello sviluppo dell’economia e della società italiana, in quanto ambito in cui le risorse pubbliche operano come investimenti ad alto impatto su economia, occupazione, ricerca e coesione sociale.

Un boost per l’economia

Partendo dal valore della spesa sanitaria pubblica pari a 131,3 miliardi di euro (inclusiva di una quota per ricerca e sviluppo) secondo il Rapporto il valore della produzione interna diretta, indiretta e dell’indotto ad essa ascrivibile è stimata pari a 242 miliardi di euro. Il moltiplicatore della transizione dalla spesa al valore della produzione è pari a 1,84: per ogni euro di spesa sanitaria pubblica investito nel Servizio sanitario viene generato un valore della produzione non distante dal doppio.

I settori che direttamente e indirettamente beneficiano della spinta della spesa sanitaria pubblica sono le attività dei servizi sanitari per un valore della produzione pari a 126 miliardi di euro con quasi 1,3 milioni di occupati, il settore dell’assistenza sociale con 8,6 miliardi di valore di produzione e l’occupazione di 180.000 persone, il commercio al dettaglio e all’ingrosso, con quasi 9 miliardi di valore di produzione e oltre 95.000 occupati. E poi settori professionali e di servizi qualificati di tipo amministrativo, legale, contabile, di consulenza gestionale con un valore della produzione di oltre 3 miliardi di euro per oltre 30.00 addetti, e quello relativo a servizi di vigilanza e di facility management con 3 miliardi di euro di valore della produzione e quasi 43.000 occupati.

La generatività della spesa sanitaria pubblica si completa considerando che il totale delle imposte dirette e indirette e dei contributi sociali ascrivibili al circuito attivato dalla spesa sanitaria pubblica citata è pari ad oltre 50 miliardi di euro. Si tratta di oltre 28 miliardi di imposte dirette e indirette e quasi 22 miliardi di contributi sociali relativi ai lavoratori dipendenti coinvolti.

La spinta all’occupazione

Gli occupati interni diretti, indiretti e indotti afferenti al meccanismo cumulativo innescato dalla spesa sanitaria pubblica sono stimati complessivamente in 2,2 milioni di persone, pari all’8,7% degli occupati totali nel Paese. La creazione di occupazione, quindi, va ben oltre il Servizio Sanitario, che comunque è uno dei più importanti datori del lavoro del Paese.

Incrementare la spesa sanitaria pubblica vuol dire espandere l’occupazione: ad esempio – stima il rapporto – , se la spesa sanitaria pubblica pro capite italiana, oggi pari a 2.226 euro, salisse al valore di quella francese, stimata in 3.739 euro, a parità di potere d’acquisto vi sarebbe un incremento del totale occupati diretti, indiretti e indotti di 1,5 milioni di unità, che porterebbe il totale dei lavoratori del settore a 3,8 milioni.

La spesa per la ricerca 

Lo stanziamento di spesa pubblica per ricerca e sviluppo per protezione e promozione della salute umana è in Italia pari a circa il 12,7% del totale della spesa pubblica stanziata per ricerca e sviluppo: tale dato colloca il nostro Paese al quinto posto della graduatoria dell’Unione Europea per valore pro capite a parità di prezzi d’acquisto. Questi investimenti hanno portato a buoni gli esiti di indicatori di performance. L’Italia è infatti al secondo posto della graduatoria europea e al sesto di quella mondiale per numero di pubblicazioni relative all’area tematica della medicina nelle riviste scientifiche. Ciononostante, anche per quanto sopra riportato, il Rapporto invita a valutare un aumento di queste spese.

Il positivo impatto sulla coesione sociale

Il Servizio Sanitario con la sua garanzia di tutela della salute per tutti ovunque ha molto contribuito a fare del nostro Paese uno dei più longevi al mondo e, anche, quello con una più alta aspettativa di vita senza disabilità. Il contributo all’innalzamento della qualità della vita riguarda, sia pure con intensità diversa, tutti i territori del nostro Paese: malgrado le tante disparità territoriali, la spesa sanitaria pubblica pro capite resta superiore a 2.000 euro in tutte le regioni. Inoltre, poiché le risorse entrano in circuito tramite l’azione diffusa sui territori del Servizio Sanitario, essa è anche una potente centralina di diffusione di energia economica nei territori, ai quali offre opportunità di sviluppo che, al contempo, favoriscono anche la coesione.

 

Note

  1. Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri
Foto di copertina: Foto di Annie Spratt su Unsplash