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Quando ci si muove nei contorni del secondo welfare, si possono produrre numerose letture, a seconda delle peculiarità che si vuol prendere in esame. È così che appare consueto ricorrere alla definizione di welfare culturale (o socio-culturale, ndr) quando si intende descrivere l’associazione tra le azioni di tutela del benessere individuale e collettivo e le attività culturali. In questo senso, le biblioteche ricoprono un ruolo fondamentale, allorché sono presidi civici di particolare rilevanza per la diffusione del welfare culturale a livello locale.

Tuttavia, va notato che le biblioteche pubbliche italiane hanno attraversato diverse fasi. Dopo un periodo di espansione tra la fine degli anni Novanta e l’inizio degli anni Duemila, hanno subìto una progressiva riduzione della spesa pubblica nel decennio successivo. Questo ha portato a difficoltà, tra cui tagli di finanziamenti, aumenti dei costi di gestione, riduzione della capacità di acquisizione di nuovi materiali e limitazioni degli orari di apertura al pubblico. Inoltre, l’era digitale ha portato ulteriori sfide.

Nonostante queste difficoltà, è importante sottolineare che le biblioteche pubbliche non sono necessariamente destinate a scomparire definitivamente. Possono affrontare tali sfide e reinventarsi per rimanere rilevanti nella società moderna, adattandosi alle esigenze dei loro utenti e sfruttando le opportunità offerte dalla tecnologia e dall’evoluzione culturale.

Biblioteche come presidi sociali

In Italia, la biblioteca pubblica è un luogo neutro e plurale, dove le persone possono studiare, leggere testi difficili da reperire o semplicemente stare insieme, trovando un’accoglienza priva di condizionamenti. Questo spazio è in grado di integrare diverse fasce della popolazione e rispondere a vari bisogni, promuovendo l’inclusione sociale in risposta alla crescente frammentazione della società.

Come le biblioteche possono diventare nuove infrastrutture di coesione locale

Per le loro particolari caratteristiche, le biblioteche risultano essere luoghi accessibili soprattutto per quelle persone che non dispongono di una dimora stabile o che altrimenti rimarrebbero sempre in casa da soli (come i pensionati); per chi non dispone di risorse a sufficienza per poter acquistare testi di proprietà e uso esclusivo; per coloro che non vivono in abitazioni dotate di spazi ampi dove poter trascorrere il proprio tempo libero o di studio in tranquillità (questione che si è resa particolarmente meritevole di attenzione quando le misure di contenimento della diffusione del virus da Covid-19 hanno imposto alle famiglie e alle persone di permanere nelle proprie abitazioni senza poter uscire).

Ancora, le biblioteche sono il luogo ideale per gruppi di persone che si riuniscono per studiare, per trovare spazi idonei dove poter coltivare la propria passione per la lettura insieme ad altre persone. Sono luoghi di socializzazione anche per le famiglie, dove i genitori possono utilizzare lo strumento della lettura ad alta voce per coltivare i loro ruoli di genitorialità e rafforzare la relazione con i figli (un noto esempio, a questo proposito, è offerto dall’iniziativa “Nati per leggere”). Per via delle molteplici funzioni sociali a cui assolvono le biblioteche pubbliche, è possibile, e forse anzi necessario, ripensare le loro forme nel tessuto sociale e urbano contemporaneo, e per farlo può essere utile intraprendere percorsi di innovazione sociale.

Descrivere l’innovazione sociale

A partire dagli anni ‘60, nell’ambito degli studi sullo sviluppo urbano e territoriale, ha iniziato a diffondersi il concetto di innovazione sociale, che negli ultimi anni ha acquisito un ruolo sempre più significativo nel panorama degli studi sociali e politici sul welfare territoriale. Sebbene non esista una definizione univoca di innovazione sociale, viene tutt’al più utilizzata per identificare quell’insieme di nuove pratiche elaborate per soddisfare bisogni sociali nuovi o vecchi rimasti insoddisfatti, in grado di modificare i comportamenti degli attori e delle istituzioni che si interfacciano in reti di governance multilivello.

Biblioteche: infrastrutture del welfare socio-culturale locale

L’innovazione sociale comporta un cambiamento strutturale delle relazioni tra gli attori sociali, politici ed economici coinvolti, investendo l’organizzazione sociale, i rapporti di potere e l’allocazione delle risorse e dando vita a collaborazioni inedite. La sua principale aspirazione è l’emancipazione dei soggetti, gruppi e territori marginalizzati, mirando a potenziare le persone e le comunità nel loro ambiente.

Per parlare di innovazione sociale, quindi, è necessaria innanzitutto un’attenta analisi dei bisogni, dei destinatari a cui si rivolge e dei modi in cui è possibile favorirne l’empowerment e la partecipazione attiva nei percorsi di progettazione e di implementazione, degli attori che coinvolge per la realizzazione dell’azione stessa e il suo finanziamento, del contesto in cui si intende intervenire. Perché l’indagine possa restituire poi una rappresentazione veridica, sarà necessario valutare quanto ciascun elemento contribuisce, oppure ostacola, l’azione, quali conseguenze può produrre e in che modo si possono minimizzare le criticità e massimizzare l’efficacia delle risorse usate e dell’intervento progettato.

Immaginare altre forme di biblioteca

Immaginare altre forme di biblioteca, che si orientano a partire dall’idea della fruizione della cultura e dell’intrattenimento attraverso la lettura è possibile. È possibile immaginare nuovi spazi, nuove dinamiche, nuovi modi in cui farlo. Se si pensa alle molteplici funzioni a cui una biblioteca pubblica assolve, intuiamo come risponda a due importanti questioni del nostro secolo: da un lato, offre strumenti e spazi con cui contrastare l’esclusione sociale; dall’altro, alimenta rapporti di reciprocità e processi di socializzazione che possono promuovere la coesione sociale. Tuttavia, come abbiamo già avuto modo di dire, negli ultimi decenni sta attraversando una fase di crisi che spinge ad interrogarsi sempre più su quello che sarà il suo destino.

Questo articolo è uscito sul numero 3/2023 di Rivista Solidea, pubblicazione promossa dall’omonima Società di mutuo soccorso e parte del network del nostro Laboratorio.
Foto di copertina: Daniel, Unsplash