Shendi Veli ha intervistato per il manifesto Valentino Santoni, ricercatore di Percorsi di secondo welfare, con cui ha discusso del ruolo del welfare aziendale nella promozione dell’equità di genere.
Santoni sottolinea come molte aziende stiano investendo in strumenti di welfare per favorire la conciliazione tra vita lavorativa e familiare, ma avverte che non bastano misure come i buoni pasto o lo smart working, considerando che una donna su cinque lascia il lavoro dopo il primo figlio e una su due dopo il secondo. Per contrastare questa tendenza, le imprese dovrebbero favorire l’accesso ai servizi di cura, piuttosto che limitarsi a concedere maggiore flessibilità alle lavoratrici.
Uno dei problemi principali, secondo Santoni, è la persistente disparità nella distribuzione del lavoro di cura, che continua a gravare soprattutto sulle donne. Per ottenere un cambiamento reale, servirebbero misure che incentivino la partecipazione attiva degli uomini, come il rafforzamento dei congedi di paternità, ancora molto limitati nel settore privato. Infine, Santoni mette in guardia dall’idea di un welfare aziendale inteso come semplice beneficio economico, a discapito dell’aspetto sociale. Il trend attuale, infatti, privilegia fringe benefit e buoni acquisto, piuttosto che investimenti in servizi come assistenza, formazione e cura.