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I temi della denatalità e della conciliazione vita-lavoro sono sempre più spesso oggetto dell’attenzione dei politici e, almeno sulla carta, delle agende partitiche. Del resto il problema del crollo delle nascite è ormai evidente poiché da diversi anni riceviamo aggiornamenti sconfortanti sull’andamento demografico nel nostro Paese: secondo l’Istat sono 458.151 i nati nel 2017, oltre 15mila in meno rispetto al 2016 e quasi 120 mila in meno rispetto al 2008.

Anche il governo gialloverde ha fatto del rilancio della natalità uno dei suoi punti fermi, ma il “pacchetto famiglia” previsto nella Legge di Stabilità 2019 non fa che confermare una linea tristemente coerente di misure frammentate e una tantum che ha caratterizzato gli interventi pro famiglia degli ultimi anni. Ancora una volta, infatti, sono state rimandate – ad un futuro indefinito – iniziative strutturali in grado di offrire un reale sostegno a quei cittadini che, continuando di fatto a contare solo sulle proprie forze, mettono al mondo dei figli, compiendo sul fronte personale un gesto tanto naturale quanto coraggioso e – nella sfera sociale – di grande responsabilità civile. Con pochissimo sostengo da parte del Pubblico.

I bonus confermati e, a volte, rafforzati

Nel “pacchetto famiglia” della Legge di Bilancio 2019 vengono confermati la maggior parte dei bonus già previsti nella precedente manovra finanziaria (per ulteriori dettagli leggi l’articolo relativo alle misure per la famiglia introdotte nel 2018), compresi gli assegni di maternità dello Stato e dei Comuni:

  • Bonus "mamma domani": 800 euro una tantum a prescindere dal reddito per le spese destinate ai bimbi in arrivo, richiedibile a partire dal 7° mese di gravidanza.
  • Bonus Bebè pari a 960 euro annui per le famiglie con ISEE inferiore a 25 mila euro e pari a 1.920 euro annui per quelle al di sotto dei 7 mila euro; la novità è che il bonus prevede per il 2019 un aumento del 20% dell’importo per ogni figlio successivo al primo.
  • Bonus asili nido: aumenta fino al 2021 da 1.000 a 1.500 euro annui per i primi tre anni di vita o adozione del bambino utilizzabile per sostenere la retta di asili nido pubblici o privati o per la retribuzione di collaboratori in grado di dare assistenza e supporto a domicilio a bambini di età inferiore ai tre anni affetti da disabilità gravi.
  • Carta famiglia: 1 milione di euro per ogni anno del triennio 2019 – 2021 per sconti sull’acquisto di beni o servizi per famiglie con almeno tre figli conviventi di età non superiore a 26 anni.

Non è stato invece confermato il Bonus baby sitting o asili nido alternativo al congedo parentale, richiedibile dalle mamme lavoratrici che non intendono usufruire del congedo di maternità.


Le novità in materia di congedi

Uno dei punti positivi della manovra riguarda il congedo obbligatorio di paternità, tema caldo su cui nei mesi scorsi è stata fatta non poca pressione affinché i quattro giorni concessi in via sperimentale con la precedente Legge di Stabilità non solo venissero confermati ma estesi (per approfondimenti leggi qui e qui). Ora i giorni passano a cinque, sono obbligatori e retribuiti e possono essere utilizzati contemporaneamente al congedo materno. Si mantiene inoltre la possibilità di usufruire da parte del padre di un ulteriore giorno di congedo, in alternativa alla madre.
Da quest’anno è poi possibile per le future mamme, previa attestazione medica, posticipare il congedo obbligatorio di maternità lavorando fino al nono mese di gravidanza per poi usufruire di 5 mesi di congedo dopo il parto.

Le misure ulteriori

Sono previste alcune misure aggiuntive, di seguito elencate:

  • Stanziamento di 100 milioni di euro annui per rifinanziare il Fondo per le politiche della famiglia: la ripartizione delle risorse tra le voci previste nella Manovra dovrà essere stabilita dal Ministro per la Famiglia con un apposito provvedimento, tra di esse si segnala la voce "welfare aziendale a sostegno della conciliazione vita e lavoro".
  • Un incremento di 30 milioni di euro, dal 2019, per il Fondo istituito con Decreto Legge 223/2006 destinato a favorire la formazione culturale, professionale, il sostegno per l’affitto e l’accesso al credito per i giovani.
  • Un incremento di 15 milioni di euro nel triennio 2019-2021 (5 milioni annui) per il Fondo a sostegno dei caregiver che curano familiari non autosufficienti (clicca qui per approfondire).
  • Smart working con precedenza a mamme e genitori di figli con disabilità: nella scelta degli smart worker, le aziende dovranno dare la precedenza alle domande avanzate dalle lavoratrici nei tre anni che seguono il congedo di maternità o ai lavoratori, anche papà, che hanno figli con disabilità.
  • Incentivi per l’acquisto di seggiolini auto “anti-abbandono”: un milione di euro per l’attuazione della legge approvata nel luglio 2018 che prevede un contributo per l’acquisto di seggiolini dotati di sensori e allarmi per impedire di dimenticare i bambini in auto.
  • Bonus terreni per le famiglie numerose: le famiglie che avranno un terzo figlio tra il 2019 e il 2021 potranno ricevere in concessione gratuita un terreno incolto da coltivare, per almeno 20 anni. Per chi acquista poi la prima casa in vicinanza dei terreni è previsto un mutuo fino a 200.000 euro a tasso zero.

Un’inerzia di sistema

Tra misure riconfermate e iniziative aggiuntive, la Legge di Bilancio 2019 mostra come le politiche per la famiglia in Italia continuino ad essere proposte come interventi frammentati in un quadro, come suggerisce Stefania Sabatinelli nel volume “Politiche per crescere” (ed. Il Mulino 2016), di sostanziale inerzia di sistema. Come in tante altre sfere del welfare, l’iniziativa politica continua a perseguire una strategia miope che, invece di investire in misure volte a rispondere con lungimiranza ai nuovi rischi sociali, naviga sempre a vista senza che venga creato un contesto utile a porre gli individui nella condizione di costruire e migliorare il proprio futuro.

Il problema – ad esempio – della disoccupazione femminile, fortemente legato al tema della maternità che causa un altissimo tasso di abbandono dell’impiego lavorativo, è strettamente legato alla presenza e/o accessibilità dei servizi per l’infanzia. Dare maggiori possibilità alle madri di mantenere il posto di lavoro ha una serie di ricadute in termini di crescita del PIL, di sostenibilità finanziaria della spesa sociale, di capacità delle famiglie di sostenersi (i dati ci dicono che le famiglie monoreddito sono esponenzialmente più a rischio di povertà), tutti aspetti che possono rimettere in moto la crescita del Paese sul fronte economico e sociale. Perché ciò possa avvenire non bastano quindi dei bonus, urge piuttosto una riforma strutturale.

 

Riferimenti

Testo integrale della Legge di Bilancio 2019 pubblicatoin Gazzetta Ufficiale


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Il gruppo di ricerca di Percorsi di secondo welfare si è interrogato sulle possibili conseguenze che la Manovra genererà sul fronte delle politiche sociali. Per approfondire puoi leggere il nostro editoriale e le altre analisi tematiche su
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