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Lo scorso 17 dicembre a Milano sono stati presentati i 23 progetti selezionati per “Al Bando le Povertà!”, pubblicato nell’ambito del progetto “QuBì – La ricetta contro la povertà infantile” promosso da Fondazione Cariplo, con il sostegno di Fondazione Vismara, Intesa Sanpaolo, Fondazione Invernizzi, Fondazione Fiera Milano e in collaborazione con il Comune di Milano.

L’incontro, coordinato da Enrico Mentana, ha visto la partecipazione di Carlo Messina (Ceo di Intesa Sanpaolo), Giovanni Gorno Tempini (Presidente di Fondazione Fiera Milano), Paolo Morerio (Presidente di Fondazione Vismara), Gianantonio Bissaro (Consigliere Delegato di Fondazione Romeo ed Enrica Invernizzi), Pierfrancesco Majorino (Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Milano).

Le conclusioni sono invece state affidate al Presidente di Fondazione Cariplo Giuseppe Guzzetti che ha sottolineato come per affrontare la povertà serva un “modello di intervento che chieda a tutte le forze in campo di lavorare insieme, contrastare il problema e trovare le soluzioni per risolverlo. Ecco perché i 23 progetti, le “ricette di quartiere”, sono importanti: perché puntano a mobilitare l’intero sistema – pubblico, privato e privato sociale – con soluzioni che partono dal basso, dalle necessità di chi vive la difficoltà in prima persona”.


Gli obiettivi del programma

"QuBì – La ricetta contro la povertà" infantile mira a offrire una risposta al problema della povertà minorile nella città di Milano mettendo in campo un grande progetto cittadino che vede coinvolti diversi attori economici e sociali, insieme a molte realtà del terzo settore. Grazie ai 25 milioni di euro, previsti per il triennio di vita del progetto, nel corso del 2018 sono stati attivati diversi interventi finalizzati sia a rafforzare i percorsi di accompagnamento delle famiglie, sia a contrastare la povertà alimentare.

La prima azione di sistema lanciata da QuBi è stata “Al Bando le Povertà!”, una call che ha permesso di coinvolgere 557 organizzazioni in 23 reti cittadine che gestiranno un budget di quasi 5 milioni di euro per rendere operative delle "ricette di quartiere" costruite grazie all’aiuto di facilitatori (abbiamo parlato del bando con Monica Villa, vice-direttrice dell’area Servizi alla persona di Fondazione Cariplo, in questa intervista). Delle ricette beneficeranno quasi 60 mila abitanti della città, di cui circa la metà sono bambini e adolescenti. Questa azione è stata realizzata in stretta collaborazione con il Comune di Milano che, grazie al progetto QuBì, rafforzerà il comparto degli assistenti sociali dei servizi territoriali e potrà partecipare attivamente alla messa in opera delle ricette.

QuBì è impegnato anche sul versante della povertà alimentare e lo corso anno ha sostenuto l’attivazione dell’Emporio della Solidarietà di Caritas Ambrosiana a Milano. Inoltre, in collaborazione con il Banco Alimentare sono stati avviati due Hub di raccolta e redistribuzione delle eccedenze alimentari cittadine. Nei primi otto mesi di attività degli Hub sono stati recuperati 58.476 kg di eccedenze alimentari. Queste eccedenze sono state redistribuite a 23 strutture caritative sul territorio, grazie al coinvolgimento di 16 nuovi punti vendita alimentari aderenti all’iniziativa.


Partono le ricette di quartiere

Nel corso del 2019 prenderanno il via i 23 progetti finanziati da “Al Bando le povertà”, che interesseranno complessivamente 25 quartieri. La progettazione è stata realizzata grazie alla presenza di facilitatori, messi a disposizione dai partner finanziatori, e (per ogni quartiere) si sono costituite delle reti di lavoro. L’idea alla base del progetto è infatti che la ricetta per combattere la povertà delle famiglie con minori vada trovata con il supporto di tutti.

Il punto di partenza è stato quindi pensare a "ricette di quartiere" partendo dagli "ingredienti" che le realtà del territorio – come associazioni, cooperative, volontari – già mettono a disposizione. QuBì ha aggiunto qualcosa in più non solo amalgamando questi elementi, ma anche attraverso il coinvolgimento del Comune di Milano, che ha permesso che in ciascun Municipio un assistente sociale partecipasse al processo di progettazione al fine di permettere fin da subito la condivisione delle ricette tra pubblico e privato sociale.

Ciascuna rete di progettazione, infatti, ha analizzato i bisogni delle famiglie in povertà e ha ragionato su come poter raggiungere quelle che ancora non sono in carico a nessun ente territoriale. In secondo luogo, sono stati analizzati gli interventi già attivi, in ottica di ricomposizione; una riflessione che ha permesso l’emersione di tante risposte che già caratterizzano i quartieri cittadini (es. doposcuola, distribuzione di pacchi alimentari alle famiglie in difficoltà, spazi di ascolto per le famiglie, attività ludico-ricreative per i minori). Infine, le reti hanno ragionato sugli “ingredienti mancanti” per costruire la loro ricetta utile a rispondere ai specifici bisogni del territorio. Con i 200.000 euro messi a disposizione da QuBì, ogni rete ha quindi proposto la creazione di servizi di supporto agli adulti di riferimento, attività per i minori e interventi mirati per intercettare le povertà che ancora fanno fatica a emergere (abbiamo approfondito il percorso di elaborazione del bando e delle ricette nella nostra intervista con Monica Villa).

Guardando ai contenuti delle ricette, si nota che tutte hanno proposto: 1) attivazione di doposcuola ; 2) interventi di contrasto alla povertà alimentare ; 3) azioni di collaborazione con le scuole del territorio ; 4) l’istituzione di tavoli di coordinamento territoriali.

Nel 90% delle ricette troviamo: 1) corsi di insegnamento della lingua italiana ; 2) attività rivolte a bambini della fascia di età 0-3 anni ; 3) corsi di formazione su sani stili di vita o budgeting familiare ; 4) accesso ad attività sportive per bambini e bambine ; 5) eventi di coesione sociale (es. feste e animazioni di quartiere).

Inoltre, sono presenti: 1) attività di inserimento lavorativo legate al quartiere (es. mappatura degli esercizi commerciali della zona); 2) forme di collaborazione con i pediatri; 3) creazione di “osservatori popolari” con spazio di parola ai bambini e ai ragazzi.