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Dallo scorso 4 maggio in tutto il Paese si sta lavorando per un progressivo allentamento delle misure di lockdown e per l’organizzazione della riapertura delle attività lavorative. Con l’avvio della cosiddetta “fase 2” rimangono però aperte alcune questioni centrali, come quella della ripresa delle attività scolastiche e delle difficoltà nel garantire a tutti il diritto allo studio, i rischi connessi al possibile aumento della povertà e delle disuguaglianze e la garanzia di condizioni di lavoro sicure.

Per riflettere su queste problematiche abbiamo intervistato Paola Gilardoni, Segretaria regionale di Cisl Lombardia.

In Lombardia – come nel resto del Paese – si è avviata la “fase 2”. Secondo Cisl Lombardia quali sono le priorità da un punto di vista sociale?

Anche nel nostro territorio, in una condizione in cui il ritmo del contagio continua seppur rallentato, con un numero di decessi ancora rilevante, la Regione ha avviato un confronto con le parti sociali ed economiche per guardare alla cosiddetta “fase 2“. Mentre la ripresa delle attività lavorative (che coinvolgerà circa 1,8 milioni di lavoratori in Lombardia) si andrà a realizzare, i servizi per l’infanzia resteranno chiusi e le scuole e le attività educative ancora sospese, sostituite con la didattica on-line.

In queste settimane così dolorose, la famiglia, stretta e isolata dentro i propri confini domestici, ha messo in campo un importante impegno di cura e di sostegno educativo, mentre cresceva la paura per il diffondersi del contagio, la sofferenza per le perdite dei propri cari, e venivano meno le sicurezze lavorative ed economiche.

La chiusura delle scuole, quale prima misura di contenimento del contagio, ha comportato una sospensione dell’attività didattica o dove sia stato possibile una riorganizzazione con l’attivazione dell’e-learning. Le nuove modalità di gestione della didattica hanno dovuto fare i conti con la possibilità dei genitori di seguire i bambini, a volte in spazi domestici inadatti, senza contare limiti di accesso alla rete oltre che alla disponibilità diffusa di strumentazione tecnologica per seguire le lezioni. Anche in Lombardia scontiamo ritardi nella diffusione capillare delle reti di connessione e nella competenza digitale.

Tali difficoltà rischiano di aggravare condizioni di disagio vissute dai bambini, acuendo disuguaglianze e povertà educativa, con effetti anche sulla dispersione e sull’abbandono scolastico. Tale questione è assai complessa dato che, anche prima della pandemia, in Lombardia l’abbandono scolastico interessava il 13,3% dei giovani tra i 18 e 24 anni, contro un 8,9% della Francia e il 10,3% della Germania.

La disposizione di chiusura delle scuole, come anche delle strutture residenziali e dei servizi per disabili, o in alcuni casi, una loro riorganizzazione, ha comportato inoltre un significativo impegno di cura, soprattutto per i genitori che non hanno sospeso il lavoro perché occupati in attività essenziali. Sono stati importanti e ampiamente utilizzati i congedi straordinari introdotti con il DL del 17 marzo scorso per l’assistenza dei minori come anche dei familiari con disabilità. È d’altro canto evidente che l’utilizzo del congedo comporta una riduzione di reddito per la famiglia, con il rischio di incorrere in nuove condizioni di povertà.

Quindi il tema della scuola e del diritto di studio, del sostegno alle famiglie e della conciliazione vita-lavoro sono cruciali per Cisl Lombardia…

Certamente. Mentre ci si è giustamente concentrati a valutare gli effetti e le opportune iniziative da assumere per contrastare il rischio di recessione per tutta la nostra economia, derivanti dalla drammatica caduta delle capacità produttive per via anche degli effetti globali della pandemia, non si può relegare in secondo piano – come fosse una variabile secondaria – il contributo della famiglia e le sue necessità.

La riflessione e gli interventi che si andranno ad assumere, proprio a garanzia della loro sostenibilità, dovranno considerare anche le ricadute e gli effetti che questi avranno per le fasce più deboli della popolazione. Innanzitutto con le scuole ancora chiuse le decisioni che attengono la graduale ripresa delle attività non possono ignorare la necessità di garantire cura e assistenza dei bambini e adolescenti. Considerando che la presenza dei figli sembra limitare la possibilità per le donne di assicurare con continuità la propria occupabilità anche in Lombardia, dovremmo operare per evitare che con la fase della ripartenza si scoraggi ulteriormente la partecipazione delle donne al mercato del lavoro lombardo.

A fine 2019, il tasso di occupazione femminile nella nostra regione (60,4%) era inferiore di oltre 15 punti percentuali rispetto a quello maschile (76,5%). In questa fase delicata vi è il rischio concreto che tale divario aumenti, soprattutto se si considera che in Lombardia sono 108.877 i bambini che frequentano la scuola dell’infanzia e 422 mila quelli che vanno alla scuola primaria; a questi si aggiungono poi 268 mila della scuola secondaria di primo grado e oltre 348 mila giovani della scuola secondaria di secondo grado.

Dal punto di vista di Cisl Lombardia, quali azioni potrebbero essere attuate per fornire un sostegno concreto alle famiglie e ai lavoratori del territorio lombardo?

Tenuto conto del complessivo sistema educativo e assistenziale della Lombardia, oltre che delle esperienze realizzate in tema di work-life balance in questi anni, sarebbe importante innanzitutto considerare un aggiornamento della programmazione regionale relativa al D.g.r. 2398/2019 in tema di conciliazione vita-lavoro per il triennio giugno 2020-maggio 2023 in considerazione del nuovo contesto emergenziale e il rafforzamento dei piani territoriali di conciliazione.

Di conseguenza sarebbe cruciale garantire il rafforzamento del sistema dei congedi, in modo tale da raddoppiare l’intervento previsto a livello straordinario per il Covid-19 o integrare l’indennità già prevista per arrivare ad assicurare il 100% della retribuzione, con lo scopo di mitigare gli effetti di riduzione di reddito famigliare. Sono infatti proprio le famiglie con figli minori quelle a maggior rischio di fragilità economica.

Anche per questo è auspicabile che siano predisposti bonus – aggiuntivi a quello nazionale – per servizi di baby-sitting e sistemi di incentivazione economica per le imprese che riorganizzano gli orari utilizzano lo smart working e adottano politiche di welfare aziendale per favorire la conciliazione dei tempi di lavoro con quelli necessari per la cura e l’assistenza dei familiari.

A ciò potrebbe legarsi anche un progressivo rafforzamento dei servizi per le famiglie, a partire dai consultori, nella consapevolezza che c’è una stretta connessione tra il benessere della famiglia e quello della società; perciò è necessario anche predisporre indirizzi precisi – sostenuti da un sistema di sorveglianza sanitaria realizzato ad hoc – per l’avvio di forme di socialità per bambini e adolescenti attraverso la riapertura graduale di attività sportive, culturali, ricreative, in particolare nel periodo estivo.

Per il sostegno di tali azioni sarà però necessario recuperare risorse europee, anche attraverso la flessibilità data dall’utilizzo di risorse della programmazione Por Fse e Fesr, e avviare un serio confronto tra l’Ufficio scolastico regionale, gli Assessorati alla Famiglia, al Lavoro, al Welfare, e alle Politiche sociali, l’Anci Lombardia e le parti sociali allo scopo di programmare concretamente la riapertura delle scuole.