La Long Term Care (LTC), ovvero la copertura del rischio di non autosufficienza, rappresenta una delle sfide più complesse e urgenti per il sistema di welfare italiano. L’invecchiamento della popolazione, la frammentazione delle tutele esistenti e l’assenza di un modello integrato ed equo rendono necessario un ripensamento strutturale della protezione sociale di lungo termine.
In questo scenario, il contributo della professione attuariale è cruciale per la progettazione tecnica dei modelli e la valutazione della loro sostenibilità, come discusso nel seminario promosso da Assoprevidenza e dall’Ordine degli Attuari a Roma il 4 giugno scorso. Di seguito mi fa piacere proporre alcune delle riflessioni espresse in tale sede, sperando possano essere utili al più ampio dibattito sul futuro della LTC nel nostro Paese.
Questo articolo è parte del Focus Long Term Care di Percorsi di secondo welfare, dedicato alle sfide dell’invecchiamento che interessano il sistema sociale italiano. Puoi leggere tutti i contributi qui. |
La definizione come architrave del sistema
Spesso sottovalutata, la definizione di non autosufficienza è la premessa imprescindibile per qualsiasi modello efficace di LTC. Non è una mera questione semantica, ma strutturale: definire univocamente chi è “non autosufficiente” significa stabilire criteri di accesso alle prestazioni, quantificare il fabbisogno assistenziale.
La definizione è il primo passo per costruire basi tecniche affidabili per il calcolo dei costi e degli accantonamenti necessari. Senza una definizione solida, condivisa e misurabile, qualsiasi tentativo di costruire un sistema di welfare integrato pubblico-privato per la non autosufficienza rischia di essere inefficace, iniquo e insostenibile.
Oggi in Italia coesistono definizioni differenti: una a livello nazionale, adottata dall’INPS per l’erogazione dell’indennità di accompagnamento, diverse scale di valutazione disomogenee a livello regionale e comunale, e in fine nel mercato privato assicurativo diverse definizioni basate sulle “Activities of Daily Living”1. Questa frammentazione crea criticità quali la disomogeneità di accesso alle prestazioni, duplicazioni o assenza di coperture, l’impossibilità di valutare il fabbisogno complessivo e problemi attuariali dovuti alla difficoltà di costruire modelli previsionali affidabili.
Legge Delega 33/2023: un primo passo verso l’uniformità
La Legge 33/2023 su cui si fonda la riforma del sistema della non autosufficienza italiano introduce una novità di grande rilevanza: il principio di una definizione nazionale e multidimensionale della non autosufficienza. Questa definizione dovrà tenere conto dell’età anagrafica, delle condizioni di fragilità, dell’eventuale disabilità pregressa e dei criteri della Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute (ICF) dell’OMS. La legge promuove l’adozione di una valutazione unificata e standardizzata, da applicare su tutto il territorio italiano. Si tratta di un passaggio fondamentale che, se attuato coerentemente, può aumentare l’equità, l’efficienza e la sostenibilità del sistema.
Dal punto di vista attuariale, una definizione unitaria e misurabile è fondamentale per costruire le tavole di probabilità di transizione allo stato di non autosufficienza, le proiezioni di durata delle prestazioni, le ipotesi di mortalità associate, e le basi per i calcoli contributivi e la costituzione di riserve. In questo senso lo studio del 2016 condotto da ANIA e Università La Sapienza ha rappresentato un primo tentativo di costruzione di basi tecniche nazionali per la LTC. Tuttavia, in assenza di una definizione normativa condivisa, anche gli strumenti più raffinati restano frammentari e di limitata applicabilità.
In sintesi, la definizione di non autosufficienza non è un punto di partenza burocratico, ma l’infrastruttura portante del sistema, da cui dipendono prestazioni, modelli attuariali e scelte politiche. Una definizione multidimensionale, come quella promossa dalla Legge Delega 33/2023, è necessaria per un sistema coerente, integrato e sostenibile.
La progettazione del modello: scelte tecniche, implicazioni politiche
Le decisioni di progettazione nella costruzione di una copertura per la non autosufficienza sono infatti scelte strategiche che influenzano direttamente l’equilibrio, l’equità tra generazioni e la sostenibilità a lungo termine del sistema.
L’identificazione della popolazione di riferimento, la definizione della prestazione, la modalità di adesione, la durata della copertura, la modalità di contribuzione e il sistema finanziario di gestione non sono dettagli tecnici, ma atti politici e sociali che condizionano l’equità, la sostenibilità e la capacità di rispondere ai bisogni concreti, come richiamato di seguito.
In questo quadro un approccio attuariale è essenziale per guidare queste scelte con metodo, rigore e visione a lungo termine. Senza ipotesi solide su incidenza, durata, tipo di prestazioni e modalità di contribuzione della non autosufficienza, nessun modello può essere affidabile. L’attuario ha il compito di tradurre queste ipotesi in proiezioni demografiche e finanziarie, valutazioni di sostenibilità nel tempo e sistemi di riserva per proteggere il modello dai possibili shock.
Gli elementi da considerare per progettare un modello LTCPopolazione di riferimento: chi deve essere coperto? Lavoratori attivi, pensionati e familiari? La composizione demografica della platea influisce sulla dinamica del rischio e sulla spesa futura. La mancata considerazione dell’invecchiamento del gruppo può portare a sottostimare l’accumulo necessario per le prestazioni. Modalità di adesione: obbligatoria (ad esempio, tramite contratti collettivi), volontaria agevolata o individuale e libera? La scelta incide sulla mutualità del sistema: un’adesione collettiva promuove la mutualità, distribuendo il rischio, mentre quella individuale introduce il problema dell’antiselezione, con un aumento dei premi e una potenziale crisi dell’equilibrio tecnico. Il ruolo dell’attuario è cruciale nel calcolare il premio corretto e mitigare i rischi selettivi. Tipo di prestazione: rendita monetaria, servizi domiciliari, rimborsi? Prestazione uguale per tutti o commisurata al bisogno? Queste scelte determinano l’efficacia dell’intervento, la sua sostenibilità finanziaria e il tipo di solidarietà (orizzontale o verticale) che si intende perseguire. Durata della copertura: temporanea (ad esempio, durante la vita lavorativa) o vitalizia? Solo una copertura per tutta la vita può offrire una protezione coerente con la natura del rischio LTC, ma implica la costruzione di un sistema finanziario robusto e duraturo con accantonamenti progressivi, gestione del rischio demografico e monitoraggio continuo della spesa. Modalità di contribuzione: contributi fissi, proporzionati al reddito o all’età? Versati solo dai lavoratori e dalle lavoratrici o anche da pensionati e pensionate? Anche qui si gioca l’equilibrio tra equità e sostenibilità. Un contributo fisso e uguale per tutti può essere regressivo se non rapportato al reddito, mentre una contribuzione troppo personalizzata può minare la mutualità. Sistema finanziario: capitalizzazione o ripartizione? Le scelte finanziarie hanno implicazioni politiche rilevanti: chi paga oggi, chi beneficia domani. Le principali opzioni sono la capitalizzazione (accantonamento di risorse per prestazioni future) e la ripartizione (uso dei contributi dell’anno per le prestazioni dell’anno). Esistono varianti come la capitalizzazione individuale (poca mutualità), la capitalizzazione collettiva (più adatta a fondi integrativi solidali), la ripartizione pura (sostenibile solo con popolazione attiva stabile o crescente) e la ripartizione dei capitali di copertura (un equilibrio flessibile). La scelta del sistema finanziario è una decisione tecnica con impatti politici, determinando quanto si chiede oggi e quanto si è in grado di garantire domani. |
Definizione e modello: un binomio inscindibile
In conclusione, gestire il rischio della non autosufficienza non è solo una questione sanitaria o assistenziale, ma strutturale e sistemica. Per affrontarla serve una regia tecnica e politica lungimirante, fondata su tre pilastri:
- una definizione nazionale e condivisa di non autosufficienza;
- la progettazione attuariale di modelli integrati, capaci di coniugare equità e sostenibilità.
- un sistema plurale e collaborativo, che integri pubblico e privato in un’ottica di mutualità estesa.
La non autosufficienza è infatti una questione strutturale che coinvolge il sistema di welfare, la sostenibilità finanziaria e i diritti di cittadinanza. In questo quadro, la professione attuariale è impegnata nella progettazione di soluzioni robuste, eque e sostenibili.
È emerso con forza che senza una definizione chiara e condivisa di non autosufficienza, nessun modello può essere sostenibile nel tempo. La definizione è ciò che dà coerenza al sistema, essendo lo standard di riferimento per l’accesso ai servizi, la progettazione delle prestazioni, la costruzione delle basi tecniche e degli scenari previsionali, e l’integrazione tra pilastri pubblico e privato.
Le scelte di costruzione del modello attuariale sono scelte di policy con implicazioni attuariali e sociali profonde. Mentre la ripartizione pura può portare a squilibri nel tempo e la capitalizzazione individuale alla perdita di mutualità, la capitalizzazione collettiva o la ripartizione dei capitali di copertura possono equilibrare equità e sostenibilità, gestendo la solidarietà intergenerazionale e la variabilità del rischio. I modelli non sono neutri: sono scelte politiche, che devono essere fondate su evidenze tecniche e assunzioni trasparenti. In questo contesto, il ruolo dell’attuario è decisivo.
L’attuario, con le sue competenze di analisi e previsione, può e deve essere al centro di questa sfida. Perché costruire un sistema solido significa partire da fondamenta forti. E la definizione, in questo contesto, è l’infrastruttura invisibile da cui tutto dipende.
Note
- Le Activities of Daily Living (ADL) sono le attività quotidiane essenziali necessarie per prendersi cura di sé in modo indipendente. Si tratta di compiti basilari come nutrirsi, vestirsi, lavarsi, utilizzare il bagno, mantenere la continenza e spostarsi (es. alzarsi dal letto o camminare). L’incapacità di svolgere queste attività suggerisce la necessità di assistenza e viene utilizzata come indicatore del livello funzionale e dell’autonomia di una persona. Ndr.
