I Laboratori Bibliosociali sono una rete inter-professionale e una comunità di pratica. Nati nel 2013, si occupano – a livello nazionale – di ricerca, formazione e consulenza sull’evoluzione delle biblioteche pubbliche e di altri spazi socioculturali, con un orientamento specifico allo sviluppo di comunità. Massimiliano Anzivino, Francesco Caligaris e Alfonso Noviello sono referenti di questa esperienza, che ci raccontano in 5 articoli pubblicati  www.secondowelfare.it. Questo è il secondo; il primo sul nesso tra biblioteche e welfare si può leggere qui.

Negli ultimi due anni sono ripresi i nostri viaggi verso le biblioteche del Nord Europa, grazie a progetti che incentivano queste mobilità1. Si è tornati, dunque, a visitare gli IDEA STORE di Londra, la Dokk1 di Aarhus o la Oodi di Helsinki. Biblioteche pubbliche belle per gli spazi che offrono, innovative per lo stile, tutte orientate a svolgere un ruolo importantissimo per le proprie comunità.

Dopo l’effetto “wow”, quando si torna da questi viaggi, si rischia di essere sopraffatti da un senso di impotenza oppure di frustrazione e dare una lettura parziale. Oppure di pensare a queste grandi biblioteche come delle eccellenze difficilmente ripetibili.

Eppure quello che si fa a Londra, Aarhus o Helsinki non sono esperienze solitarie: a ben guardare sono tante le biblioteche grandi e piccole in giro per l’Europa che si comportano allo stesso modo con i cittadini e possono aiutarci ad ampliare lo sguardo sulle nuove prospettive delle biblioteche cosiddette sociali. Non ci sono, infatti, solo i casi più noti come quelli sopra citati, ma anche tanti altri che possono essere presi ad esempio.

Le tre esperienze di cui parleremo in questo articolo possono aiutarci in questa scoperta.

Dai probi padri pionieri al Riverside Number One

La città di Rochdale, in Inghilterra, era conosciuta perché nel 1844 gli operai fondarono la prima cooperativa al mondo. Dopo la crisi dell’industria tessile degli anni ’70 e ’80 del secolo scorso è diventata tristemente nota per le difficoltà sociali, per i contrasti razziali in modo particolare con una parte della comunità pakistana, per alcuni casi di abusi sui minori, resi noti con un “docudrama” trasmesso dalla BBC.

Da alcuni anni la riconversione della città passa anche attraverso le biblioteche pubbliche. Dal 2013 in pieno centro si trova la Central Library, una biblioteca accogliente, con arredi moderni, un cafè, tanti atelier dove le persone possono svolgere qualsiasi tipo di attività, dai lavori a maglia ai gruppi di lettura, dalle riunioni di condominio alle attività con gli assistenti sociali. Spazi per lo studio e per i gruppi di lettura, sale che possono essere prenotate per riunioni, formazione o conferenza.

Attività che spesso ritroviamo anche in Italia, ma la caratteristica più importante, che rende davvero centrale il suo ruolo per la comunità è dato dal fatto che la biblioteca è al piano terra dell’edificio Riverside Number One, un moderno edificio che ospita tutti gli uffici e i servizi dell’Amministrazione comunale. Di fatto qualsiasi cittadino che abbia bisogno di rivolgersi all’ufficio per le case o per l’assistenza sociale, oppure che voglia un appuntamento con il sindaco e con i consiglieri comunali deve passare dalla biblioteca pubblica che è al piano terra.

Number One Riverside, sede della Central Library di Rochedale. Fonte: Rochadale Borough Council
Number One Riverside, sede della Central Library di Rochedale. Fonte: Rochadale Borough Council

A Rochdale non c’è solo la Central Library, ma altre 11 sedi dislocate nell’area comunale, sedi piccole e grandi, edifici moderni come a Darnhill Library, Heywood o storici come a Hare Hill, Littleborough.

Il lavoro è una priorità per la comunità, per giovani e meno giovani, per aiutare a trovare risposte nelle biblioteche delle diverse aree urbane vengono proposti gli appuntamenti con il servizio del Work and Skills Hub per accompagnare chiunque sia alla ricerca di un lavoro e conoscere esigenze lavorative, ma anche di migliorare competenze e formazione. Una piccola curiosità: da poco tempo si può anche studiare ed esercitarsi con i quiz per la patente di guida.

Poi ci sono altre idee realizzabili ovunque e facilmente. Come la proposta del Mercoledì del benessere!, un progetto che in questo periodo dell’anno ha un sapore diverso, i bibliotecari di Rochdale invitano i cittadini a prendere parte perchè: “questa stagione può essere piuttosto solitaria per alcune persone, allora mettiamo in atto azioni per essere più felici e gentili, insieme. Perché non raggiungere queste persone e condividere con loro una storia deliziosa? Abbiamo molti libri per aiutare chi vive da solo”.

Vanersborg e i bibliotecari itineranti

Dall’Inghilterra del Nord alla Svezia del Sud, per arrivare a Vanersborg, una cittadina con poco più di 20.000 abitanti. Qui hanno riaperto la biblioteca centrale nel 2022. L’edificio è stato completamente ristrutturato in modo da poter offrire servizi alle persone di tutte le fasce età, con spazi flessibili e gestibili dai cittadini anche in modo autonomo, senza la presenza dei bibliotecari. Una particolare attenzione è stata dedicata da parte della direttrice Ann Dahlman ai giovani che possono trovare nel piano interrato numerose proposte e laboratori. Inoltre si prestano libri, tablet, e-book ed e-audiolibri in un’app dedicata, si possono vedere film in streaming.

Insomma, grande interesse a tutti i media e particolare cura alla cultura digitale. In tal senso, nell’ottobre del 2023 è stato proposto il Digital Day! una giornata per dire ai cittadini come avvicinarsi al digitale in sicurezza con l’aiuto e la collaborazione dei diversi professionisti del territorio: pedagogisti, informatici, agenti di polizia, consulenti per i consumatori e anche impiegati della banca Handelsbanken.

A ben guardare ci sono anche altri aspetti interessanti: si veda il lavoro dei bibliotecari, che sono significativi ed esemplari per quanto riguarda una postura professionale davvero al servizio della cittadinanza. Ogni bibliotecaria e bibliotecario non “appartiene” solo alla biblioteca centrale della città, non sta in pianta stabile sempre nello stesso posto, ma svolge il proprio servizio anche nelle sedi decentrate di Brålanda, Frändefors e Vargön. Di volta in volta preparandosi alle esigenze delle diverse realtà socio-culturali.

Interno della Vanersborg Library. Fonte: Vastveridge
Interno della Vanersborg Library. Fonte: Vastveridge

I bibliotecari si spostano quotidianamente per arrivare a Brålanda, una piccola comunità distante più di 25 km dalla città di Vanersborg. Qui per tanti anni la biblioteca si è rivolta a un pubblico di anziani e lavoratori agricoli, tant’è che nella sezione delle riviste c’è il magazine dei coltivatori con tanto di fotografie di trattori in copertina. Contemporaneamente alla ristrutturazione della sede centrale hanno lavorato per riorganizzare la piccola sede pensando anche un pubblico di ragazzi e di teenager. Per avviare il percorso avevano affidato il compito a Anderss Olson “librarian manager” proveniente dalla più grande biblioteca di Goteborg.

Altre competenze sono richieste ai bibliotecari che operano nella sede di Frändefors, nello stesso edificio c’è la scuola primaria della zona e i bibliotecari pubblici sono “pagati” dalla scuola per svolgere attività esclusivamente dedicate ai bambini e ai ragazzi, direttamente nella sede della biblioteca scolastica

Se poi si va a Vargön si trova un moderno edificio, affacciato su un laghetto, con pareti in legno e tante vetrate che rendono luminosa la biblioteca. Curiosando tra gli scaffali si trovano libri semplici e illustrati per gli adulti “nuovi arrivati” (i new comers) ovvero le persone straniere che hanno scelto di lavorare in Svezia oppure che sono giunte come rifugiati e accolte dalle strutture pubbliche della città.

I bibliotecari vanno “in prestito” anche alla biblioteca del Liceo Birger Sjoberg dove aiutano i ragazzi a individuare, valutare e utilizzare correttamente le informazioni. Helena Qvist, la bibliotecaria spesso tra i ragazzi, è orgogliosa di questo impegno, ci ricorda che le competenze della “literacy information” sono un requisito indispensabile per partecipare consapevolmente alla vita della società, uno strumento fondamentale nella formazione scolastica e non ultimo necessario per contrastare e riconoscere le fake news.

La Citizen’s Library di Odense

Dalla Svezia alla Danimarca, passando però da Reggio Emilia. Appena prima del Covid, in occasione di un TED-X, abbiamo incontrato Kent Scov Andreasen, direttore delle biblioteche di Odense.

In quella occasione Andreasen ci parlò della ristrutturazione della biblioteca centrale, non solo per gli aspetti architettonici, ma anche nelle funzioni. Infatti nella biblioteca sono confluiti una serie di servizi pubblici per gli utenti, servizi “soft” per i cittadini che hanno bisogni di informazioni di carattere amministrativo o di rinnovare i documenti (carte identità o passaporto). Questo è avvenuto perché l’amministrazione ha riconosciuto ai bibliotecari un’ottima reputazione, in quanto i “migliori dipendenti pubblici” della città, con una capacità di poter influenzare positivamente il rapporto con la cittadinanza, dando vita alla “citizen’s library”, la biblioteca dei cittadini, valorizzando il fatto che sono un luogo di incontri informali e allo stesso tempo luogo di produzione culturale per chi le frequenta.

Odense Central Bibliotek. Fonte: VisitOdense
Odense Central Bibliotek. Fonte: VisitOdense

I progetti di rigenerazione urbana passano attraverso le biblioteche, grazie alla creazione di gruppi di lavoro Task Centre for Civil Society e all’interno di questi gruppi si è arrivati a individuare tre obiettivi: la biblioteca come motore della comunità, il ruolo dei cittadini per valutare i servizi, le attività dei volontari per l’aggregazione e l’inclusione

Per rafforzare il cambiamento sono entrati nello staff delle biblioteche impiegati e professionisti che prima operavano in altri uffici comunali. Andreasen non nascose le difficoltà, è stato necessario un percorso e l’elaborazione di un piano per trovare nuovi equilibri, sottolineando però che non sono stati i bibliotecari ad abbandonare il proprio campo, ma sono state le altre professionalità che si sono dovute adattare ed entrare in biblioteca. In sostanza, raccontava Kent Scov Andreasen, è stato rovesciato il timore del “non essere più bibliotecari”, di un’invasione dei propri spazi, ma una integrazione delle altre professionalità all’interno dei servizi delle biblioteche.

E l’Italia?

Queste esperienze ci danno modo di vedere come i bibliotecari di queste tre realtà affrontano i cambiamenti in atto sfruttando al meglio le competenze biblioteconomiche e allo stesso tempo facendo proprie competenze nuove per la partecipazione culturale e civica delle loro comunità.

E se proviamo a confrontarle con i movimenti in atto in diverse biblioteche pubbliche italiane, scopriremo che già ora tanti bibliotecari sono in cammino per conquistare un ruolo nell’ambito del welfare anche in Italia. Per noi sono esempi che vanno in tal senso la  Biblioteca “Luigi Einaudi” di Dogliani (CN), le Biblioteche Comunali Milano, la  ICCROM – Roma, la Biblioteca Comunale di Concesio (BS); il Multiplo Centro Cultura  – Cavriago (RE) (il cui Piano Strategico per il 2030 è stato peraltro pubblicato da Secondo Welfare, ndr); Biblioteca Canova Isolotto di Firenze, Bibliomediateca “G. Racioppi” di Moliterno (PZ); Agorateca di Altamura (BA), Tdfmediterranea a Lecce; tutte coinvolte nel progetto Europe Challenge.

Del ruolo sociale di alcune di esse parleremo nei prossimi articoli.

 

Note

  1. Pensiamo a  Europe Challenge, ADELE, Erasmus +, ma anche agli appuntamenti come NextLibrary o alle assemblee IFLA.
Foto di copertina: Pixabay, Pexels