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Il 17 maggio 2019 sono stati celebrati i vent’anni dalla promulgazione della cosiddetta “Legge Ciampi”, che regolamenta l’attività delle Fondazioni di origine bancaria. Per celebrare la ricorrenza, Acri ha organizzato un convegno in cui sono intervenuti i rappresentanti delle istituzioni che hanno accompagnato alcuni dei passaggi più significativi della vita delle Fondazioni in questo arco temporale. In occasione della pubblicazione degli atti del convegno riportiamo l’intervento integrale di Alberto Quadrio Curzio, Presidente emerito dell’Accademia Nazionale dei Lincei.

Una riflessione sul «ruolo delle Fondazioni a vent’anni anni dalla legge Ciampi» è molto importante per scandire una storia di successo delle Fondazioni di origine bancaria iniziata nel 1990 e poi via via evoluta superando ostacoli ed opposizioni notevoli. Questo successo è stato conseguito lungo vari tracciati uno dei quali è espresso nel titolo dell’odierno incontro. Con «Esperienze di comunità, esercizi di democrazia» si evocano infatti valori e ideali, storia e presente, programmi e futuro, quantità e qualità. Lo si fa però con modestia precisando che si tratta di «esperienze ed esercizi».

Con la mia riflessione cercherò collocare il ruolo delle Fondazioni Acri dentro due paradigmi complementari: quello su istituzioni, società ed economia; quello sulla sussidiarietà e la solidarietà per lo sviluppo. L’accento andrà più sulla configurazione dei principi che sulla specificità delle opere delle Fondazioni Acri anche perché nei principi si riassorbono le interrelazioni tra comunità e democrazia nonché la forza innovativa che le citate Fondazioni hanno esercitato su buona parte del non-profit italiano rendendolo più efficace nel soddisfare bisogni urgenti ma anche nel creare opportunità.

Qualcuno potrebbe ritenere questa impostazione troppo ampia o astratta mentre a mio avviso, senza la pretesa di una valutazione conclusiva, gli snodi su «comunità e democrazia» nella storia delle Fondazioni Acri sono chiari. In ogni caso mie eventuali mancanze o semplificazioni potranno essere emendate dalla indiscussa competenza in materia da Franco Bassanini e dagli autorevoli partecipanti alla tavola rotonda (De Siervo, Cappiello, Tononi, Borgomeo) che coprono una varietà di prospettive che verranno completate dal coordinamento di Polito e dalla conclusione di Guzzetti.

Riflessioni e operatività

Il mio interesse sui principi di solidarietà e sussidiarietà per lo sviluppo, che continuano tuttora, sono iniziati molto prima di quello per le Fondazioni Acri. Ritengo che le mie riflessioni ampie siano state le ragioni che hanno indotto lo stesso Presidente Guzzetti ad invitarmi in molti Convegni Acri per esprimere la mia valutazione indipendente. Così nel 2010 fui tra i relatori del convegno “Fondazioni: eredi di comunità e figlie del Parlamento. A vent’anni dalla Legge Amato, una storia tra finanza e sussidiarietà”. Poi nel 2015 fui tra i relatori al convegno “Le Fondazioni di origine bancaria: dai principi delle leggi Amato e Ciampi al Protocollo Mef/Acri”, che fu di pochi giorni preceduto da un convegno Aspen e Fondazione Cariplo sul tema “Le fondazioni in Italia: dalla legge all’atto negoziale» nel quale fui pure parte attiva.

Desidero aggiungere altri due episodi che per me hanno segnato tappe di riflessione circa le posizioni di dirigisti, di mercatisti e di solidaristi schierati in diversi modi verso le Fondazioni Acri.

Nel 2012 si tenne l’incontro “Mediobanca incontra le fondazioni bancarie. Dal rapporto Mediobanca Securities il valore delle fondazioni”, dove si dibatterono i vari aspetti della gestione delle Fondazioni Acri. Anche perché da qualche tempo vi era stata una campagna di stampa sostenuta soprattutto dai mercatisti i quali, da critiche condivisibili di mala gestione in alcune Fondazioni, arrivarono a valutazioni negative per tutte le Fondazioni Acri considerate autoreferenziali ed inefficienti. Anche in quel caso fui tra le parti attive nell’argomentare a favore delle fondazioni Acri quali portatrici di una solidarietà innovativa.

Nel 2004 i Lincei su mio impulso organizzarono due convegni [1] per fare il punto dopo la legge finanziaria per il 2002 e le sentenze della Corte Costituzionale del 2003. Le sentenze avevano spazzato via il tentativo legislativo di intaccare pesantemente la natura privatistica e la autonomia gestionale delle Fondazioni Acri assoggettandole ad un potere pubblico a dir poco dirigista. Nei due convegni (al secondo dei quali partecipò anche l’avv. Guzzetti) intervennero molti studiosi e rappresentanti delle Fondazioni Acri. Ne seguì un importante volume dal quale si evince una grande concordanza con le sentenze della Consulta che avevano anche rafforzato un principio cardine della nostra Costituzione e cioè quello di sussidiarietà.

In definitiva nel 2002 i dirigisti-pubblicizzatori e nel 2012 i mercatisti-libertari pur muovendosi in direzioni opposte avevano ritenuto che la Fondazioni Acri non fossero all’altezza della loro missione e che pertanto fosse necessaria una radicale rifondazione. I fatti hanno dimostrato il contrario confermando che in Italia il “liberalismo sociale” e il “solidarismo liberale” non erano solo enunciati di alcuni studiosi ma si potevano tradurre nella concretezza per aumentare l’efficienza e l’efficacia della democrazia partecipativa italiana anche attraverso le Fondazioni.

In questo lungo viaggio che supera i vent’anni l’avv. Guzzetti ha svolto un ruolo cruciale che a mio avviso ha avuto due basi: quella dei principi della solidarietà sociale e quella della concretezza innovativa.

Nelle mie riflessioni i principi e le loro articolazioni senza uno specifico riferimento alle Fondazioni Acri si sono concentrati sulla sussidiarietà e la solidarietà per il bene comune o l’incivilimento, principi che io credo abbiano sorretto anche Guzzetti per difendere dai dirigisti e dai mercatisti le Fondazioni Acri, le quali hanno confermato la validità dei principi stessi in un settore specifico. Per questo ho accettato con convinzione l’invito per essere relatore qui rivoltomi dal Presidente Guzzetti. L’ho però fatto anche con molto rammarico nella consapevolezza che dopo essersi congedato dalla Fondazione Cariplo l’8 di aprile nel Teatro alla Scala, egli oggi si congeda anche dall’Acri. Tutti dobbiamo essergli molto grati per quanto ha fatto nelle opere in applicazione di principi portanti di una democrazia liberale orientata al bene comune come indicato dalla nostra Costituzione.

Istituzioni, società, economia

I trattati della Unione Europea che sono stati recepiti nel nostro ordinamento delineano un modello di tipo germanico definito di “economia sociale di mercato”, che noi preferiamo denominare di “liberalismo sociale o liberalismo comunitario”. Non vogliamo aprire qui un problema dottrinale che ci porterebbe a confrontare le posizioni di Einaudi e Roepke, di Vanoni e Erhard, per risalire poi a De Gasperi, Adenauer, Schuman: grandi personalità che nel primo dopoguerra contribuirono a vario titolo alle politiche istituzionali, economiche e sociali italiane e tedesche per la ricostruzione e la democrazia in Europa. Le riflessioni sul pensiero politico ed economico dell’Unità d’Italia in Europa potrebbero portarci anche a periodi e personalità antecedenti fino al XIX secolo e quindi a personalità come Carlo Cattaneo e Quintino Sella.

Non lo faremo oggi anche se spaventa vedere come tutto ciò, Risorgimento e Repubblica, Italia ed Europa, quali epoche costituenti da proseguire possano scomparire nel vortice della supponenza mediatica priva di qualunque fondamento sia passato che presente sia politico che economico.

Ritornando a queste fondamenta ritengo che la trilogia istituzioni, società ed economia abbia buone basi nella nostra Costituzione anche se non è sempre stato facile il bilanciamento delle funzioni di queste tre essenziali componenti di una buona democrazia liberale. Tra gli eccessi c’è stata in certi periodi la prevalenza dello statalismo burocratico con la reazione successiva verso un liberismo che poi è apparso eccessivo rispetto alle tradizioni continentali europee. Un passaggio di questo cambiamento per ridurre il centralismo burocratico ha portato al regional-federalismo con un rafforzamento del principio di sussidiarietà verticale con la riforma del titolo V della Costituzione e con l’art 118. Non si è però adeguatamente precisato il principio di sussidiarietà orizzontale che a mio avviso avrebbe meritato e merita un articolo a sé stante raccogliendo e completando i molti spunti distribuiti qua e là nella nostra Carta Fondamentale.

Se ciò fosse stato fatto si sarebbe anche chiarito meglio il ruolo di istituzioni, società ed economia in funzione dei “beni” che ciascuno di questi soggetti complessi “produce” in una democrazia liberal-sociale. E questo avrebbe meglio precisato il ruolo delle Fondazioni. Su questi aspetti mi soffermo ora dal punto di vista socio-economico e non da quello politico-giuridico non di mia competenza.

Quali sussidiarietà: Beni pubblici, sociali, economici

Con una schematizzazione al limite dell’azzardo proponiamo questa distinzione. Le istituzioni erogano beni pubblici (tipizzabili nella giustizia e nella difesa e più in generale nelle infrastrutture) assicurando un servizio universale per i cittadini (che pagano – o dovrebbero pagare – le imposte non come corrispettivo ma per lealtà comunitaria senza perciò escludere una compartecipazione diretta al costo) con efficienza ed efficacia e con la caratteristica qualificante della sicurezza e dell’equità. Questi beni non hanno un prezzo ma hanno un valore. La società genera beni sociali che per talune fattispecie vengono erogati anche dalle istituzioni e prodotti anche dall’economia. La prima differenza è quella che nel sociale vi è la prossimità tra erogatori e beneficiari. Inoltre i beni sociali non hanno prezzi ma valori, che non si misurano e non si mercificano.

La definizione dei soggetti sociali come soggetti non profit deve sempre essere completata da quella che gli stessi creano valori sociali di prossimità. L’essere non profit non può però significare inefficienza ed inefficacia e quindi in definitiva spreco perché ciò ridurrebbe o addirittura vanificherebbe il valore sociale dell’opera.

L’economia produce beni commerciali. Ciò trova nell’impresa e nell’imprenditore la sua espressione centrale, nel profitto un elemento di efficienza ed efficacia che si concretizza nei prezzi di mercato dove si formano i contratti. Anche la distribuzione del reddito tra imprese e lavoratori è cruciale e nella Europa trova nelle parti sociali degli attori contrattuali. Il mercato è essenziale per tutto ciò ma senza produzione di impesa e distribuzione del reddito non ci sarebbe mercato ma solo scambio e baratto.

Il principio di sussidiarietà che regge la ripartizione delle funzioni e la messa a disposizione di beni per i cittadini tra istituzioni, società ed economia non rende tuttavia sempre facile tracciare i confini perché ci sono complementarietà e collaborazioni tra i soggetti complessi citati.

Il contesto storico istituzionale e socio-economico di un Paese è quindi rilevante nella definizione e valutazione di questi aspetti anche perché in taluni casi i soggetti sociali operano in misura rilevante quali integratori delle istituzioni e/o dell’economia. In altri il loro ruolo è più circoscritto al rapporto con la società.

La nostra riflessione odierna s’è mossa sulla ragion d’essere delle Fondazioni Acri quali “soggetti dell’organizzazione delle libertà sociali” (come definiti dalla Consulta) per valutare il metodo d’intervento e le loro finalità alle quali ci riferiremo ora non considerando invece gli aspetti economico-patrimoniali e gestionali né altri rivenienti dalle norme, dall’autodisciplina dell’Acri, dalla vigilanza del Mef. Sono aspetti che abbiamo trattato in altri nostri lavori.

Acri nella Sussidiarietà e solidarietà innovativa

Lester Salomon nel Convegno del 2010 aveva sostenuto che le risorse (originate dalle esperienze comunitarie del risparmio ben gestito dalle Casse e affini, aggiungo io) delle Fondazioni Acri avevano portato l’Italia dall’ultima posizione pre-Acri ai vertici europei delle disponibilità filantropiche pro-capite. A suo avviso questo è stato un esempio eccezionale di innovazione sociale. Questa affermazione quantitativa integrabile ora dal dato dei 23,2 miliardi di euro tra erogati (21,3) e impegnati (1,9) dal 2000 al 2017 può ora essere arricchita dal punto di vista qualitativo. Infatti le Fondazioni Acri hanno determinato un cambiamento di tutto il sistema di fondazioni italiano togliendolo da una sfera di generosità ammirevole, ma talvolta dispersiva, e portandolo ad una di sussidiarietà duratura e spesso innovativa che crea opportunità.

Essendo nel XXI secolo, che porta con sé una vera rivoluzione sociale ed economica, credo che la natura innovativa delle Fondazioni Acri sia il tema su cui soffermarci. In generale le Fondazioni hanno contribuito ad un processo di innovazione del Paese attraverso lo sviluppo di strategie per la progettualità, per la catalizzazione e la gestione delle risorse necessarie ad essa.

Cinque sono a nostro avviso le principali linee di innovazione:

  • Individuare settori di intervento che necessitassero di sostegno e che fossero meritevoli per ragioni umanitarie, sociali, scientifiche ma anche economiche quando caratterizzate da profili di comunità e innovazione;
  • Promuovere reti sia di co-finanziamento sia di collaborazione funzionale al conseguimento degli obiettivi della iniziativa e per favorirne anche la sostenibilità nel tempo;
  • Contribuire alle migliori pratiche con terzietà di giudizio nella selezione dei progetti, con criteri di efficienza e di efficacia nella gestione, con controllo di impatto finale;
  • Generare effetti di scala e di scopo con iniziative congiunte delle Fondazioni Acri e di altre Fondazioni arrivando a creare anche nuove entità come nel caso della Fondazione per il Sud;
  • Diffondere le professionalità nella configurazione e nella gestione dei soggetti non profit specie nelle fondazioni di comunità.

Spesso l’innovazione non viene caratterizzata come tale se non si individua un elemento distintivo e unificante. Per questo definirei quella delle Fondazioni Acri prima descritta come sussidiarietà reticolare per connettere comunità territoriali, sociali ed economiche così come definirei sussidiarietà diagonale la loro partecipazione alle banche Conferitarie, alla Cassa Depositi e Presiti e ad altre iniziative di carattere economico in senso più stretto del termine [2]. Le stesse non sono però e non devo essere attività né primarie né tali da condizionare la vita delle Fondazioni Acri.

Sono temi su cui sto lavorando in generale [3] ma che possono essere utili anche per verificare se le Fondazioni italiane di origine bancaria abbiano costruito un sistema di sussidiarietà diagonale e reticolare che sia innovativo dentro la onnicomprensiva categoria della sussidiarietà orizzontale.

Alcuni casi paradigmatici di intervento di Cariplo e Acri

Fino ad ora si potrebbe pensare che il mio intervento sia troppo astratto. Non è così ma per esprimere un più sentito ringraziamento al Presidente Guzzetti ed alla sua concretezza richiamo alcuni progetti della Fondazione Cariplo che sono stati e sono di ispirazione per collaborazioni ed esperienze condotte in campo filantropico anche con altre Fondazioni di origine bancaria, sotto il coordinamento dell’Acri e delle sue commissioni tematiche.

Fra gli esempi principali vanno a mio avviso certamente ricordati, malgrado la difficoltà di scegliere data la ricchezza delle iniziative, i seguenti:

  • Il modello di Housing Sociale, presentato al Parlamento Europeo nel 2017, che ha ispirato l’impegno di varie fondazioni di origine bancaria e della Cassa Depositi e Prestiti nel settore dell’Edilizia Privata Sociale, realizzato attraverso il Sistema Integrato di Fondi Immobiliari per l’Housing Sociale, oggi annoverato tra i più importanti programmi di investimento ad impatto a livello mondiale.
  • Il Progetto Ager – Agroalimentare e Ricerca, nato nel 2007, per promuovere la competitività dei prodotti agroalimentari Made in Italy, coniugando elevate produzioni con sicurezza alimentare e sostenibilità delle filiere agricole. Il progetto, articolato in due edizioni, è stato realizzato in collaborazione con altre 16 Fondazioni di origine bancaria e ha movimentato un budget complessivo di 34 milioni di euro. Fondazione Cariplo ha contributo con 9 milioni di euro e ha fornito le proprie competenze e professionalità per assicurare il coordinamento e la gestione operativa dell’iniziativa.
  • Le Fondazioni di Comunità, che Cariplo nel 1998, dopo aver approfondito il modello delle community foundations americane, ha lanciato il progetto con l’obiettivo di promuovere la costituzione di una rete di Fondazioni in grado di rispondere in modo efficace ai bisogni delle comunità locali e di promuovere una cultura del dono e della solidarietà. Dal 1999 a oggi la Fondazione ha favorito la costituzione graduale di 14 Fondazioni di Comunità nelle provincie in cui opera, oltre a due su base sub-provinciale (Fondazione Nord Milano e Fondazione Ticino Olona). Le Fondazioni di Comunità hanno ottenuto la fiducia dei cittadini ricevendo più di 68 mila donazioni, per un valore di oltre 168 milioni di euro e costituendo un patrimonio che nel complesso ha superato i 260 milioni di euro, in parte conferiti dalla Fondazione Cariplo. Il modello delle Fondazioni di Comunità si sta sviluppando in tutta Italia, dando vita dando vita a un’infrastruttura filantropica molto importante per i vari territori.
  • Il progetto Funder35, nato nel 2012 da un’idea della Commissione per le Attività e i Beni Culturali dell’Acri, vede capofila la Fondazione in collaborazione, nella sua seconda edizione (2015-2017), con ben 18 Fondazioni. La terza edizione, avviata nel 2018, ha raccolto l’adesione di 19 Fondazioni. Funder35 ha l’obiettivo di rendere più solide e stabili le migliori imprese culturali giovanili, rafforzandone il posizionamento sul mercato e migliorandone l’efficienza e la sostenibilità.

Una conclusione

Ho iniziato esprimendo stima al Presidente Guzzetti per quanto ha fatto per e con le Fondazioni di origine bancaria e con loro per lo sviluppo nel liberalismo comunitario del nostro Paese.

È noto che egli si è riferito ai principi del cattolicesimo sociale che si potrebbe anche definire laicamente cristianesimo civile o etica comunitaria civile. Sono angolature che hanno un ampio terreno comune e che nella storia italiana del Risorgimento e della Repubblica hanno avuto testimoni indimenticabili, laici e cattolici. Guzzetti, come altri di cui sono amico, si è formato nella Università Cattolica. Qui personalità come il Rettore Lazzati – la cui storia personale di antifascista internato nei campi di concentramento e di costituente non lascia dubbi sulla cifra etica-politica dalla quale traggo due insegnamenti:

  • essere testimoni della propria etica civile, cristiana o laica che sia, nella professionalità e nelle opere, non nelle esortazioni;
  • riflettere sulla Costituzione e sulle sue applicazioni anche per leggerla in base ai segni dei tempi senza mai dimenticare che la stessa è nata dalla Resistenza al nazifascismo ed è vissuta nella Repubblica per contribuire al bene comune dell’Italia Unita dentro una Europa pacificata.

Così è andata per settant’anni e così speriamo che si prosegua confermando e innovando in relazione alle mutate condizioni in quei principi di sussidiarietà, solidarietà e sviluppo che caratterizzano la civiltà europea.

Questa è la nostra storia e speriamo che possa essere anche il nostro futuro. Non certo il mio, ma quello dei nostri figli e nipoti.

Note

[1] I convegni di cui si fa menzione sono “Il problema delle Fondazioni” (Roma, 1-2 aprile 2004) e “Le Fondazioni di origine bancaria: problemi e prospettive” (Roma, 26 novembre 2014), di cui si trova ampio resoconto in Le Fondazioni e le Fondazioni di origine bancaria, Atti dei Convegni Lincei, Roma, Accademia Nazionale dei Lincei, n. 219, 2005.

[2] Su Fondazioni e sussidiarietà sono intervenuto in “Le Fondazioni e la sussidiarietà: il ruolo sociale per uno sviluppo creativo e solidale”, in Atti della X Giornata delle Fondazioni «Fondazioni: eredi di comunità, figlie del parlamento», Acri, Roma, 10 giugno 2010, supplemento al n. 4 de «Il Risparmio», a. LVIII, ottobre-dicembre, 2010, pp. 49-64.

[3] Si veda Fondazioni di origine bancaria e solidarismo innovativo, in XX Rapporto sulle Fondazioni di Origine Bancaria, ACRI, anno 2014, 2015, pp. 249-264.