Nei percorsi partecipativi che costruiamo – dentro i servizi alla persona, nei quartieri, nei musei o nelle biblioteche, nei centri culturali o negli spazi di prossimità, nei percorsi che affrontano questioni urbanistiche – non basta pensare al singolo momento di incontro. Partecipare non è solo essere presenti. Partecipare è poter portare contributi, sentire che le idee che si condividono vengono prese in considerazione, vedere che dal confronto nascono idee nuove, sapere che le proposte verranno considerate. Perché questo accada, è necessario prestare attenzione a ciò che viene prima dei momenti di confronto, a ciò che struttura la partecipazione. È nella fase preparatoria che si pongono le basi per interazioni reali, concrete, propositive. Ci sono almeno quattro elementi da considerare per rendere generativo il coinvolgimento delle persone: la facilitazione, la comunicazione, l’ambiente digitale, lo spazio fisico.
Facilitare e accompagnare
Chi facilita, lavora per creare la struttura che serve ai partecipanti per comprendere il senso del coinvolgimento che viene loro proposto, e che gli consente di sentirsi ascoltati, legittimati, a proprio agio nel formulare domande, nel portare le proprie osservazioni, nel condividere i propri pensieri. Chi facilita – sia come figura interna al gruppo dei soggetti promotori, sia come esperto esterno – occupa di supportare lo svilupparsi dei processi partecipativi attivando connessioni, seguendo gli aspetti operativi, facilitando i momenti di incontro, accompagnando l’orientamento dei partecipanti (Cau 2025).
Senza una presenza che accompagna, spesso proprio le voci alle quali sarebbe interessante dare spazio restano in silenzio. La partecipazione ha bisogno di cura: cura del tracciato, dei format, dei tempi, degli inviti e delle restituzioni, cura della gestione delle dinamiche di interazione. La facilitazione, però, non riguarda solo i momenti d’incontro (Cau e Maino 2025): è un’attenzione che si snoda lungo l’intero percorso, rispetto alla quale si possono mettere in evidenza almeno due prospettive:
- la facilitazione guarda al processo complessivo (la cura dell’approccio metodologico): come viene immaginato, accompagnato, reso accessibile e costruttivo. Qui è decisivo il ruolo di chi facilita nel favorire il confronto tra i soggetti promotori, nel cercare soluzioni capaci di contemperare istanze formali e esigenze relazionali, nel sostenere interazioni tra differenti livelli di responsabilità, nell’assicurare l’autenticità della partecipazione;
- la facilitazione guarda anche agli specifici momenti di incontro, a come far sentire accolti, a come rendere produttivi gli scambi, a come facilitare la presa di parola, il dialogo, l’elaborazione di sintesi. Si tratta di animare i momenti in presenza generando fiducia e collaborazione, anche padroneggiando diversi strumenti e tecniche per assicurare format accessibili, inclusivi, capaci di produrre contenuti utili alle finalità che motivano il coinvolgimento e la partecipazione.
Facilitare comporta padroneggiare tecniche attivanti (Petrella 2024) e prendersi cura delle relazioni, delle regole implicite, dei conflitti, assicurando supporti di mediazione e di abilitazione dei soggetti coinvolti (Frangi 2024).
Comunicare e raccontare in progress
La partecipazione inizia prima dei momenti di incontro (quando la si prefigura e poi la si annuncia), quando si lanciano le attività partecipative, quando si spiega il senso e si recapitano gli inviti, e continua negli intervalli tra una attività e l’altra, rendendo disponibili gli elaborati parziali, quando si raccontano temi trattati e modalità di coinvolgimento adottate e poi quando si condividono, si rendono visibili apporti e risultati, e si mette in trasparenza il processo.
Comunicare nei tempi giusti, con parole adatte, e con strumenti accessibili è parte integrante del processo di promozione della partecipazione. Raccontare quel che si sta facendo, fin dall’inizio, aiuta a coinvolgere chi è già dentro, ma anche chi è curioso, chi osserva da fuori, chi potrebbe entrare più avanti. La narrazione in progress costruisce senso condiviso e tiene viva la connessione fra i soggetti coinvolti che vengono così abilitati a scegliere a quali intensità aderire alla proposta di coinvolgimento.
Anche in questo caso può essere utile distinguere due dimensioni di comunicazione:
- una comunicazione interna, rivolta al gruppo di lavoro. Si tratta di una comunicazione che serve a garantire circolarità, raccordo, coerenza, con l’obiettivo di favorire il coinvolgimento reale del gruppo promotore, di chi contribuisce a progettare e poi a sostenere e animare il processo di coinvolgimento;
- una comunicazione esterna, rivolta alla pluralità dei soggetti. Si tratta di tenere viva l’adesione chi partecipa direttamente ma anche chi guarda da fuori. In questo senso, una comunicazione ben fatta può motivare uno spettatore a farsi partecipante disponibile e curioso.
Naturalmente la comunicazione dovrà promuovere un’inclusività sostanziale, ed essere calibrata in relazione alle forze che si possono attivare.
Allestire habitat digitali collaborativi
Gli spazi e gli strumenti digitali non sono un’aggiunta. Al contrario sono elementi essenziali delle proposte di partecipazione. Anche quando ci si incontra in presenza, la possibilità di avere uno spazio digitale in cui collocare e ritrovare materiali, ripercorrere passaggi, segnalare idee, leggere e contribuire, fa la differenza.
Per processi ristretti sono sufficienti spazi digitali interattivi per la scrittura condivisa e l’archiviazione di foto, registrazioni e documenti (come Drive), i moduli per attivare form di iscrizione o questionari, lavagne collaborative digitali (come Miro) per documentare l’evoluzione della partecipazione e tracciare le attività, recuperare informazioni. Per raccontare via via i percorsi e sostenere un dialogo online possono essere di aiuto un profilo social moderato, un blog o un sito leggero dedicato e interattivo.
Per processi più articolati servono team di facilitazione (figure interne o consulenti esterni) con competenze digitali robuste, che dispongano delle competenze necessarie per gestire strumenti digitali adeguati che consentano di gestire processi partecipativi complessi. Ad esempio, Decidim è una piattaforma open source adottata da numerose amministrazioni e comunità in Europa, progettata per supportare processi partecipativi, collaborativi e pratiche di governo aperto e per costruire percorsi di coinvolgimento, ascolto, confronto e deliberazione di abitanti, organizzazioni, attori locali. In Italia diverse Amministrazioni pubbliche, tra cui il Dipartimento della Funzione Pubblica, la Regione Emilia-Romagna, la Regione Sardegna, la Regione Puglia, la Regione Valle d’Aosta, il Comune di Parma e svariati altri Comuni di differenti dimensioni, utilizzano Decidim per gestire processi di consultazione di cittadini; supportare processi di co-progettazione di regolamenti, piani e politiche; supportare i lavori di assemblee cittadine, gruppi tematici, o tavoli di confronto; realizzare bilanci partecipativi; gestire petizioni online (Bertone 2024).
Invitare in luoghi e spazi accoglienti
I luoghi parlano e i contesti nei quali vengono ospitati i momenti di partecipazione dal vivo influenzano profondamente il modo in cui le persone partecipano. Luoghi di incontro e allestimento del setting diventano parte del messaggio che vogliamo trasmettere: “siete benvenuti, la vostra presenza è importante”.
Uno spazio accogliente, bello, accessibile, ricco di significato favorisce l’incontro, così come un setting curato aiuta a passare da una posizione esplorativa a un atteggiamento rilassato e attivo (Maino, 2023). In alcuni casi, può essere utile variare le location, affidandosi a ospitalità che variano per ogni incontro. In altri casi può essere opportuno identificare uno spazio neutro, un luogo terzo che metta tutte le persone convenute sullo stesso piano, senza squilibri legati alla forza o al prestigio degli attori promotori o coinvolti, uno spazio ospitale e non costrittivo dove sentirsi a proprio agio sia in posizioni di ascolto che di presa di parola.
Il luogo non è mai neutro, porta sempre con sé un messaggio e la scelta deve mirare a favorire l’accessibilità della partecipazione e dei contenuti, l’equità, il confronto paritetico, il protagonismo delle persone che si coinvolgono (Bertone e Sorrentino 2024).
Attenzioni operative per realizzare partecipazioni attivanti |
1. Facilitare e accompagnare
● Costituire un team di facilitazione che accompagni l’intero processo. 2. Comunicare e raccontare in progress il percorso partecipativo ● Predisporre un piano di comunicazione mirato e sostenibile in fase di design della partecipazione. 3. Allestire habitat digitali collaborativi ● Utilizzare spazi digitali semplici per tracciare, archiviare, raccogliere contributi. 4. Invitare in luoghi e spazi accoglienti ● Individuare luoghi di incontro coerenti con i contenuti del processo partecipativo, capaci di comunicare apertura e inclusione. |
Per continuare
Le quattro attenzioni per la progettazione di processi partecipativi che sono state presentate non sono aspetti formali, sono scelte metodologiche e politiche. La distinzione tra forme di facilitazione, le diverse dimensioni della comunicazione, il ruolo dei supporti digitali e la funzione simbolica e pratica dei luoghi. Ci dicono quanto teniamo alla partecipazione delle persone. Ci guidano nel costruire contesti in cui la voce dei cittadini, degli operatori, dei giovani, degli abitanti, delle famiglie possa risuonare con forza e dignità. Preparare la partecipazione è disegnare la partecipazione come percorso di ricerca, di progettazione e di costruzione di nuove possibilità concrete (Crippa 2025).
Questo contributo è parte del Focus tematico Collaborare e partecipare, che presenta idee, esperienze e proposte per riflettere sui temi della collaborazione e della partecipazione per facilitare cooperazione e coinvolgimento. Curato da Pares, il Focus è aperto a policy maker, community maker, agenti di sviluppo, imprenditori, attivisti e consulenti che vogliono condividere strumenti e apprendimenti, a partire da casi concreti. Qui sono consultabili tutti i contenuti del Focus. |
Riferimenti
La bibliografia online è stata consultata il 28 giugno 2025.
- Bertone G., (2024), Costruire habitat digitali produttivi e collaborativi: la piattaforma Decidim, in Pares e Percorsi di secondo welfare, Comunità di pratica. Una guida per partecipare, innovare, trasformare, Ledizioni, settembre 2024, pp. 93-105.
- Bertone G., Sorrentino I. (2024), Gli spazi che vogliamo, Percorsi di Secondo Welfare, 26 febbraio 2024.
- Cau M. (a cura di) (2025), La comunità educante in pratica. Definizione, indirizzi, attività, strumenti attuativi e prospettive da un’esperienza di formazione partecipata, Collana “Quaderni della Fondazione della Comunità della Provincia di Pavia”, numero 2, Anno 2025.
- Cau M. e Maino G. (2025), “Facilitare i processi di amministrazione condivisa: contesti, dinamiche, indicazioni pratiche e impegni”, in Boschetti B. L. (a cura di), L’amministrazione condivisa come laboratorio di innovazione, Quaderni di Terzjus, Editoriale scientifica, aprile 2025.
- Crippa F. (2025), Bolzano, quando la co-progettazione crea una Terraferma per i giovani, Vita, 06 giugno 2025.
- Frangi E. (2024), Il passaggio dall’io al noi nei processi di partecipazione, Percorsi di Secondo Welfare, 04 gennaio 2024.
- Maino G., Setting nella facilitazione e nella partecipazione, Percorsi di Secondo Welfare, 04 maggio 2023.
- Petrella V.(2024), Collaborare con OPERA: guida alla metodologia per la conduzione efficace di gruppi di lavoro, Percorsi di Secondo Welfare, 11 marzo 2024.