Il governo ha approvato in via preliminare il Decreto Flussi 2026-2028, che prevede quasi 500.000 ingressi di lavoratori non UE: 230.550 per lavoro non stagionale e autonomo, 267.000 per lavoro stagionale.
Secondo l’analisi di Cinzia Conti e Salvatore Strozza su Neodemos, si tratta di un passo avanti ma insufficiente: a fronte di una perdita stimata di oltre 835mila occupati nel triennio per effetto del calo demografico (un tema che approfondiamo nella nostra serie Denatalitalia), i 76.850 arrivi annui programmati coprono solo una parte minima del fabbisogno.
Gli autori propongono una visione più ampia: considerare anche i flussi per ricongiungimenti familiari e protezione internazionale, che spesso si traducono in inserimenti lavorativi, e migliorare la trasparenza dei dati.
In un Paese che invecchia rapidamente, con settori già in sofferenza come sanità e assistenza, la gestione delle migrazioni diventa una sfida strutturale, che richiede non solo nuovi ingressi ma anche piena inclusione dei migranti già presenti.