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In occasione della Giornata Mondiale dei nonni e degli anziani vi proponiamo un estratto dell’articolo “I nonni come fattore di potenziamento della comunità educante”, pubblicato all’interno del Quaderno 7 della Fondazione Marco Vigorelli. Per leggere l’articolo nella sua versione integrale si rimanda al sito internet della Fondazione.

Tradizionalmente le reti familiari, e in particolare i nonni, rappresentano un punto di riferimento in tutte le attività “informali” legate alla conciliazione e all’armonizzazione dei tempi di vita e di lavoro. È proprio da questo assunto che prende forma il progetto “I nonni come fattore di potenziamento della comunità educante a sostegno delle fragilità genitoriali”, promosso da Auser Lombardia con l’intento di valorizzare le relazioni intergenerazionali per sostenere bambini e famiglie in difficoltà e, al tempo stesso, valorizzare il patrimonio esperienziale e conoscitivo dei nonni.

Chi sono le nonne e i nonni di comunità

Il progetto, che nasce nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa gestito dall’impresa sociale Con i Bambini, prevede il coinvolgimento di una rete di 47 partner tra cui Auser Toscana, Auser Umbria, Auser Basilicata, l’Università Bicocca di Milano, l’Università di Firenze, la Fondazione Asilo Mariuccia di Milano, l’Istituto degli innocenti di Firenze, alcuni Comuni delle quattro regioni interessate e una serie di cooperative sociali. In tutto sono coinvolti 16 Amministrazioni comunali, 4 istituti comprensivi, 8 cooperative, 4 università e istituti di ricerca, una fondazione e 14 associazioni Auser. Lo stanziamento previsto è pari a 2 milioni e 150mila euro.

La proposta di Auser è stata quella di dar vita a una rete di “Nonne e nonni di comunità” per dare supporto ai nuclei familiari più fragili che vivono in territori in cui i servizi scarseggiano e la povertà educativa ed economica si sommano. A questo scopo si è scelto di formare un gruppo di volontari “over 60” che potessero divenire dei veri e propri nonni per queste famiglie. Grazie alla loro esperienza e al loro vissuto, questi volontari sono diventati dei punti di riferimento e un sostegno importante nell’organizzazione delle pratiche di cura familiare. 

Le sperimentazioni – che si concluderanno alla fine del 2021 – hanno riguardato la Lombardia, in cui il progetto è stato attivato a Sesto San Giovanni e in due Comuni della provincia di Cremona, la Toscana, in particolare la provincia di Siena, l’Umbria, dove sono stati scelti piccoli Comuni e realtà che stanno accogliendo le comunità terremotate, e la Basilicata, dove sono stati individuati alcuni comuni che hanno problemi legati allo spopolamento e all’integrazione dei migranti. 

Le attività promosse dalle nonne e dai nonni di comunità

Data la diversità dei contesti in cui il progetto è stato portato avanti, ogni territorio ha deciso di avviare una serie di pratiche differenti per il sostegno dei nuclei in difficoltà. In generale però l’obiettivo di tutte le iniziative è stato quello di facilitare l’accesso ai servizi socio-educativi del territorio. I Nonni di comunità si sono ad esempio occupati di accompagnare i bambini a scuola, al nido o presso altre attività ricreative e dopo-scuola, hanno realizzato attività di laboratorio affiancando il personale educativo già coinvolto, hanno creato e dato vita a nuove aree-gioco presso spazi messi a disposizioni dai Comuni o da altri enti.

Tutte queste azioni hanno previsto il coinvolgimento diretto anche delle famiglie dei bambini. Si è cercato di rafforzare il legame tra tutte le persone coinvolte, al fine di contrastare l’isolamento socio-culturale e la povertà educativa e, al contempo, prevenire il rischio di deprivazione dei bambini. Il progetto nasce infatti dall’idea che i nonni possano essere una risorsa per le famiglie coinvolte, diventando un punto di riferimento per i bambini e un’opportunità di sostegno per gli adulti. Con il passare dei mesi, le iniziative hanno promosso occasioni di aggregazione e possibilità di fare rete tra le realtà dei vari territori: tutto ciò con il fine comune di innescare relazioni di fiducia e reti di aiuto, sostegno e accompagnamento quotidiano.

L’impatto della pandemia da Covid-19

Nonostante l’impatto devastante della pandemia e delle misure anti-contagio, molte iniziative sono andate avanti. Il momento di massima difficoltà è stato però tra marzo e giugno 2020, a seguito del lockdown che ha colpito tutto il nostro Paese. In quei momenti la rete di partner, capeggiata da Auser, ha cercato di avviare delle attività virtuali per mantenere il contatto tra nonni e famiglie coinvolte. Nel corso di questi mesi nonni e educatrici hanno prodotto dei brevi video per le famiglie e i bambini, allo scopo di limitare le distanze e stare in compagnia. In molti di questi sono state raccontate storie e sono stati messi in pratica piccoli giochi da poter fare a distanza. Con il passare dei giorni anche le famiglie hanno iniziato a rispondere con altri video.

Grazie alla tecnologia, nonni, famiglie, bimbi ed educatori/trici sono stati quotidianamente in contatto, con uno scambio leggero nei contenuti ma profondo nei legami. Il Covid non ha quindi fermato il progetto. In piena emergenza sanitaria sono subito partiti alcuni gruppi WhatsApp che hanno coinvolto le mamme, i nonni, le operatrici.  Anche le famiglie prive di connessione e strumenti digitali sono state aiutate, grazie alla distribuzione di tablet e pc, ma anche attraverso contributi per acquistare la fornitura del servizio internet.

Con il tempo poi anche le attività svolte nei luoghi chiusi sono riprese, a seguito di un processo di riorganizzazione degli spazi. Questo ha richiesto sforzi importanti da parte delle organizzazioni coinvolte nel percorso. L’obiettivo di garantire luoghi e condizioni sicure e prive di rischi è stato raggiunto grazie alla collaborazione e all’impegno di tutta la rete di partner.