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L’Osservatorio sulla Contrattazione di Secondo Livello (Ocsel) di Cisl si occupa di raccogliere, analizzare e studiare gli accordi integrativi e di rinnovo aziendali sottoscritti a ogni livello – di gruppo, azienda, stabilimento e territoriali, nonché di filiera e di settore. Lo scorso 17 luglio, a Roma, sono stati presentati i risultati del 4° rapporto curato dall’Osservatorio e relativo agli anni 2016 e 2017. In questo articolo vi presentiamo i principali risultati emersi dell’indagine, ponendo particolare attenzione al tema del welfare aziendale.

La sviluppo della contrattazione di secondo livello negli ultimi due anni

Il 4° rapporto Ocsel sulla contrattazione di secondo livello in Italia (scaricabile qui) ha raccolto e analizzato 2.196 accordi, negoziati tra il 2016 e il 2017, che fanno riferimento a oltre 1.000 imprese e 930.000 lavoratori. Pur non producendo un campione statistico strettamente rappresentativo, il documento elaborato dall’Osservatorio di Cisl rappresenta il più grande database in tema di contrattazione del nostro Paese.

Secondo l’analisi, nel panorama delle relazioni sindacali è tornata a svolgersi una contrattazione più strutturata e meno episodica rispetto agli anni della crisi. Allo stesso tempo permangono però alcune difformità tra le imprese in base al settore di appartenenza, alle dimensioni e al contesto territoriale.

In questo senso, dal rapporto emerge some siano commercio, chimica, servizi e costruzioni i settori in cui sono stati sottoscritti il maggior numero di accordi. Se si guarda invece al numero di lavoratori coinvolti – data la presenza di grandi imprese in questi settori – a spiccare sono anche i comparti del credito, dell’energia e dei trasporti. Fanno registrare percentuali molto basse invece i settori dell’agroalimentare, del turismo, dell’artigianato, dell’agricoltura. Non ci sono addirittura accordi relativi alla Pubblica Amministrazione, Enti e istituzioni private e al comparto dello spettacolo (figura 1).


Figura 1. Diffusione della contrattazione per settore produttivo


Fonte: 4° Rapporto Ocsel sulla contrattazione di secondo livello

Per quanto riguarda la distribuzione geografica (figura 2), il rapporto mostra una prevalenza di accordi siglati nelle regioni del Nord-Italia (44%) seguiti da quelli di gruppo validi per tutto il territorio nazionale (33%). Le percentuali sono invece molto basse nelle regioni del Centro (17%) e, ancora di più, nel Sud e nelle Isole (5%). Questa distribuzione riproduce quella frammentazione economica, produttiva e sociale che è da sempre una questione centrale per il nostro Paese.
 

Figura 2. Distribuzione geografica degli accordi

Fonte: 4° Rapporto Ocsel sulla contrattazione di secondo livello

In tema di dimensioni aziendali, il numero maggiore di accordi (37%) è stato realizzato nelle aziende di medie dimensioni (da 50 a 249 addetti), seguite (22%) dalle aziende medio-grandi (da 250 a 999 addetti) e da quelle con più di 1.000 lavoratori (15%). La rilevazione effettuata dall’Ocsel rivela comunque un coinvolgimento non marginale anche delle piccole imprese (15%), che contano cioè fra i 20 e i 49 dipendenti, e delle micro imprese sotto i 9 dipendenti (11%).

Le materie oggetto di contrattazione

Per comodità di analisi i contenuti della contrattazione aziendale sono stati articolati in quattordici materie principali: diritti sindacali; salario; orario; inquadramento; organizzazione; formazione; pari opportunità; welfare; bilateralità; ristrutturazione e crisi; mercato del lavoro; ambiente, salute e sicurezza; partecipazione; responsabilità sociale delle imprese.

Analizzando i 2.196 accordi rilevati nel biennio 2016-2017, è possibile individuare la frequenza con cui le diverse materie ricorrono nella contrattazione (figura 3). Tra i temi più presenti si trovano il salario (42%) e la gestione della crisi aziendale (33%). Confrontando questi dati con quelli relativi al biennio precedente assistiamo, presumibilmente per le migliori condizioni dovute al superamento della crisi, a una netta inversione di tendenza: gli accordi relativi alla gestione di crisi si ridicono di ben 12 punti percentuali, mentre quelli inerenti la definizione di riconoscimenti economici e salariali salgono del 4%.

Tra i temi più contrattati segue quindi il welfare aziendale, che cresce molto rispetto al biennio 2014-15 e aumentando di 9 punti percentuali, e che trova definizione nel 27% degli accordi. Se si considerano esclusivamente gli accordi stipulati nel corso del 2017, però, tale percentuale sale al 32%.


Figura 3. Le materie oggetto di contrattazione


Fonte: 4° Rapporto Ocsel sulla contrattazione di secondo livello

La contrattazione del welfare aziendale

Secondo il rapporto, i lavoratori coperti da forme di welfare integrativo sono 329.231 (circa il 35% del totale). Nel corso degli ultimi due anni, i settori merceologici in cui è stata maggiormente negoziata la materia del welfare sono stati il settore manifatturiero (con il 62%), quello dei servizi (25%) e il terziario (9%) (figura 4).


Figura 4: Diffusione del welfare aziendale per settore produttivo


Fonte: 4° Rapporto Ocsel sulla contrattazione di secondo livello

Il rapporto offre altre informazioni preziose suddividendo i contratti che regolamentano il welfare aziendale in tre macro aree: gli accordi che prevedono servizi aziendali e convenzioni (63%), quelli che introducono versamenti verso fondi previdenziali o sanitari integrativi – non previsti dal CCNL – (49%) e quelli che prevedono miglioramenti delle diposizioni legislative e normative già presenti nell’ordinamento italiano (23%) (figura 5).


Figura 5. Gli interventi di welfare maggiormente contrattati


Fonte: 4° Rapporto Ocsel sulla contrattazione di secondo livello

Per quanto riguarda i servizi aziendali e le convenzioni, è interessante notare un incremento – rispetto alle rilevazioni precedenti – di forme di sostegno per l’istruzione e l’infanzia. A questo riguardo i rimborsi per le spese scolastiche sono presenti nel 33% degli accordi, la possibilità di stipulare convenzioni con asili nido e nido d’infanzia nel 13% e le borse studio nell’8%. Segue poi il carrello della spesa (27%), cioè la possibilità di accedere a beni e servizi a prezzi calmierati e tramite voucher, e infine le agevolazioni per il trasporto casa-lavoro (17%).

Il rapporto evidenzia quindi come il 63% delle intese che prevedono welfare offrano forme di servizi non precisate dal rapporto. Tali interventi riguardano una pluralità di prestazioni come: la creazione di un fondo per il sostegno alle spese di affitto; forme agevolate di copertura assicurativa; permessi aggiuntivi per cure parentali; permessi per visite specialistiche; convenzioni con realtà che si occupano dell’assistenza a disabili; servizi di disbrigo pratiche e maggiordomo aziendale; sconti e convenzioni per colonie e campus per i figli dei dipendenti; agevolazioni di varia natura per viaggi, shopping, salute, benessere e tempo libero (figura 6).


Figura 6. Servizi e convenzioni aziendali


Fonte: 4° Rapporto Ocsel sulla contrattazione di secondo livello

Nei casi in cui nella contrattazione sono previsti versamenti a fondi integrativi (ulteriori a quelli stabiliti dal CCNL), le scelte delle imprese sono indirizzate soprattutto verso fondi di previdenza complementare (68%) e fondi per la sanità integrativa (64%). Il 17% dei contratti prevede comunque la regolamentazione di altre forme di bilateralità.

Oltre al ricorso a fondi integrativi e alla realizzazione di servizi aziendali e alle convenzioni, il welfare è utilizzato anche come strumento per migliorare alcune disposizioni legislative e normative. Spesso, ad esempio, le aziende si propongono di incrementare le indennità contrattuali e di legge a sostegno della maternità e della paternità (34%), le ore e i giorni di congedo parentale connessi all’assistenza o alla nascita della prole (38%) e i permessi giornalieri concessi a vario titolo (31%); sono molto frequenti anche quegli accordi volti a migliorare le disposizioni che riguardano la malattia e infortunio (32%) e quelli che favoriscono la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro (29%) (figura 7).


Figura 7. Miglioramenti delle diposizioni legislative e normative


Fonte: 4° Rapporto Ocsel sulla contrattazione di secondo livello


Alcune considerazioni

Considerando i principali risultati presentati in queste righe, è interessante osservare come il fenomeno del welfare aziendale e contrattuale sia cresciuto fortmente nel corso degli ultimi cinque anni. Secondo il primo lavoro realizzato dell’Ocsel, che si riferisce al biennio 2013-2014, il welfare era una materia presente nel 10% degli accordi in possesso dell’Osservatorio. Una percentuale che è quasi raddoppiata nel biennio 2015-2016 /18%), e che è ulteriormente cresciuta nel biennio 2016-2017 arrivando al 27%. E, se si prende in considerazione il solo 2017, la percentuale di contratti che contiene forme di welfare aziendale si attesta addirittura al 32%.

La progressiva diffusione del welfare dimostra come gli interventi normativi introdotti con le Leggi di Stabilità del 2016 e del 2017 abbiano prodotto un effetto considerevole. Le puntuali analisi condotte dall’Osservatorio di Cisl ci consentono infatti di osservare come la contrattazione del fenomeno in questione sia cresciuta, con ogni probabilità, proprio a seguito alle novità previste dai precedenti Governi.

È  ad ogni modo evidente che, ancora oggi, permangono delle "zone d’ombra". Come mostrato, il rapporto individua una profonda frattura – soprattutto a livello territoriale (Nord, Centro e Sud) e di dimensioni d’impresa – per quel che riguarda la distribuzione dei contratti di secondo livello. L’obiettivo più importante per il futuro resta quindi quello di promuovere la contrattazione decentrata nelle micro, piccole e medie imprese – contesto in cui il dialogo tra le parti sociali è spesso più complesso o, in taluni casi, assente – con particolare attenzione alle realtà del Centro e del Sud Italia.