Abbiamo chiesto a Michele Bianchi di raccontarci i contenuti principali del suo ultimo libro, Il Community Development nel Terzo Settore italiano. Cittadini ed enti costruttori di comunità. Il libro è edito da FrancoAngeli ed è stato realizzato con il contributo di Coopfond, SpA Fondo mutualistico di Legacoop. È possibile leggere e scaricare gratuitamente il libro sul sito della casa editrice.

L’idea alla base di questa ricerca è di definire, in maniera chiara, i contorni di un fenomeno ancora poco esplorato nel dibattito sociologico italiano ma che emerge con forza ed insistenza nelle pratiche e processi che innumerevoli enti del Terzo Settore conducono quotidianamente.

Il Community Development (Sviluppo di Comunità) nasce come tema all’interno della sfera culturale anglosassone ma nei decenni si è espanso diffondendosi in numerose altre società. Il libro presenta un’analisi sociologica del fenomeno all’interno del Terzo Settore italiano. Si analizzano le ragioni sociali, economiche e politiche che solo in anni recenti hanno portato questo a crescere ed emergere trasversalmente nei diversi ambiti di quest’area.

Questo libro racconta di come le persone, i gruppi, le amministrazioni ed il Terzo Settore operano per guidare processi di sviluppo di comunità dal basso. Ogni capitolo propone un’analisi “dall’alto” con interviste a rappresentanti nazionali dei diversi modelli esaminati e, successivamente, le analisi di realtà locali che meglio rappresentano i diversi modelli.

Il concetto di comunità e di community development

Per procedere in questo lavoro, la trattazione inizia dall’analisi nel dettaglio del concetto stesso di “comunità” data la sua molteplice forma all’interno della società liquida in cui viviamo. È importante capire che i processi nascono dalla volontà di gruppi d’individui che condividono una visione e dei valori di comunità, sulla base dei quali costituiscono la loro idea di “comunità” e rivolgono questa visione al resto dei cittadini che abitano il loro medesimo territorio come elemento per orientare processi sociali volti alla soluzione dei problemi locali per lo sviluppo di progetti dal forte valore innovativo, sociale e di sostenibilità.

Successivamente s’illustra come il Community Development si è evoluto tra teorie e pratiche nel mondo definendo quindi il framework teorico all’interno del quale è proceduta l’analisi del caso italiano. In ultimo si propone una trattazione degli aspetti fondamentali come il “benessere di comunità”, il “senso di comunità” e la costruzione dei processi per generare percorsi di sviluppo di comunità.

Dalla base teorica di questa prima parte del libro, l’analisi si sviluppa per mostrare che innumerevoli applicazioni del Community Development sono attive in Italia. L’obiettivo principale è una panoramica del settore nel nostro Paese evidenziandone gli aspetti più significativi di questo, i tratti caratteristici ma anche i limiti e le difficoltà nell’applicazione del processo in ogni luogo.

Cittadinanza attiva e gruppi informali

Il tema della cittadinanza attiva si lega strettamente con quello del Community Development, anzi si potrebbe dire che senza il primo non esisterebbe il secondo. Vi sono diverse esperienze all’interno dell’area delle forme d’iniziativa dal basso create ed animate dai cittadini per aggregare altri residenti intorno a progetti che possano animare il “senso di comunità”.

Queste permettono ai cittadini di esprimere la propria creatività nel lanciare nuove proposte che riconnettano le persone tra loro ed al contempo che leghino il loro desiderio di attivismo con i luoghi che abitano, favorendo un rafforzamento delle loro identità sociali. In altre parole, la cittadinanza attiva permette di costruire senso di responsabilità e attaccamento ai luoghi in cui si vive, non a caso le esperienze più significative nascono in contesti urbani dove più si è dissolto il senso della comunità. Il capitolo riporta due esperienze nate e cresciute in Italia (a dispetto dei nomi in inglese), Social street” e “Retake”.

La prima nasce a Bologna nel 2014 ed è divenuta in poco tempo un fenomeno virale. Il concetto è di aggregare online, su gruppi Facebook, cittadini di una via e poi iniziare a pensare come conoscersi offline e stringere nuove relazioni. Per questo modello si riportano i casi di viale Meda-San Gottardo di Milano e corso Traiano di Torino.

Altra realtà molto interessante è Retake, nata a Roma intorno al 2010. Questa ha dato a molti cittadini la possibilità di organizzarsi in gruppi di quartiere per la pulizia dei luoghi pubblici e l’abbellimento di questi; da qui sono poi partiti anche progetti più strutturati. Si riportano i casi dei gruppi Retake Torraccia e Retake San Paolo.

I patti di collaborazione per la gestione dei beni comuni

La relazione tra cittadinanza attiva e processi di Community Development, è rappresentata da un altro caso tutto italiano. Il modello non si centra solo intorno all’attivismo delle persone ma anche ai beni comuni presenti nelle loro comunità.

L’analisi iniziale introduce il lungo dibattito su cosa siano i beni comuni e su come si sia arrivati alla considerazione attuale; successivamente si riporta l’esperienza di Laboratorio per la Sussidiarietà, ideatore del regolamento per i patti di collaborazione, altro modello capace di un successo ampio nel corso dell’ultimo decennio. Come casi studio si analizzano i patti di collaborazione di Corvetto a Milano, del centro sociale di Santomoro (PT), Parco Menola di Pontecorvo (FR) e della Scuola aperta “Di Donato” del quartiere Esquilino a Roma.

Le cooperative di comunità

In questa parte del libro si mette in relazione la letteratura internazionale sulle imprese di comunità e la forma più affermata in Italia, ovvero, la cooperativa di comunità. Si riportano le prospettive dei responsabili nazionali di Legaccop e Confcooperative su come le centrali si sono rese animatrici di un movimento che in breve tempo ha coinvolto centinaia di gruppi locali.

Le cooperative di comunità hanno il merito di rigenerare le economie locali e aggregare soggetti, sia pubblici che privati, sia organizzazioni che singoli cittadini, intorno a temi che investono i territori sotto vari aspetti, dalla sostenibilità, al senso di essere una comunità, allo sviluppo economico e al progettare il proprio futuro.

Per poter evidenziare l’ampio valore di queste esperienze, si riportano due casi altamente esemplificativi dell’applicazione di questo modello sia in ambito montano che urbano. Brigì (Mendatica, IM) opera in uno dei numerosi paesini delle montagne liguri che come molti altri casi, sia sulle Alpi che sugli Appennini, è minacciato dal completo abbandono a causa dello spopolamento costante e della carenza di servizi. L’opera di questa cooperativa è quella di essere presidio del territorio e volano di rinascita. In ambito metropolitano, il caso noto de La Paranza nel Rione Sanità che si occupa di turismo (Catacombe di San Gennaro) e rigenerazione urbana e sociale del proprio quartiere.

Le Fondazioni di comunità

Anche in questo caso, la letteratura e le esperienze internazionali forniscono molti spunti di analisi e riflessione sul fenomeno. Le fondazioni come modello di sviluppo di comunità sono un fenomeno che esiste già da diversi anni in Italia e che prende ispirazione dal mondo anglo-sassone.

In questo settore, data la sua relativa longevità rispetto agli altri modelli selezionati, si possono riscontrare approcci diversi. Da un lato, una metodologia riconducibile ad esperienze del Nord Italia come Fondazione Cariplo che opera con organizzazioni provinciali, che si curano principalmente di strutturare le fonti di finanziamento. Approccio diverso è invece quello di Fondazione CON IL SUD che agisce direttamente nei territori e struttura organizzazioni e pratiche a stretto contatto con le comunità.

Il capitolo si compone di due livelli di analisi e paragone: il primo mette in relazione gli approcci delle due macro fondazioni (che operano su scala regionale), successivamente si analizzano casi specifici di fondazioni locali. Per il Nord la Fondazione Comunitaria del Lecchese e la Fondazione della Comunità Bresciana, per il Sud Fondazione San Gennaro (Napoli) e Fondazione città di Messina.

Orientamento

Questo lavoro di ricerca s’inserisce nel campo della sociologia del welfare e Terzo Settore, già molto ricca di studi ma priva di una trattazione completa su questo fenomeno che, come dimostrano i risultati, raccoglie molto interesse oltre che avere ampi margini di sviluppo futuro. Il testo si rivolge a chiunque voglia conoscere, in maniera più approfondita, i processi e le pratiche di Community Development in Italia. Una ricerca scientifica utile per il dibattito academico ma anche potenzialmente ricca di spunti per chi opera nel Terzo Settore.

Foto di copertina: Laura Ockel, Unsplash