L’uso crescente di strumenti come ChatGPT per la scrittura di proposte progettuali solleva interrogativi su come le fondazioni possano gestire l’aumento delle applicazioni e distinguere tra contenuti “genuini” e quelli generati dall’intelligenza artificiale.
Tiziano Blasi, direttore dei Programmi di Fondazione Soleterre, affronta questo tema in un recente articolo publicato su Vita, analizzando l’impatto dell’AI sulla filantropia. Secondo i rilsultati di un sondaggio condotto da Candid su quasi 500 fondazioni, solo il 10% delle fondazioni accetterebbe proposte scritte con AI, mentre la maggior parte delle organizzazioni non ha ancora linee guida chiare in materia.
Blasi suggerisce però di evitare approcci repressivi come il blocco o il rilevamento automatico dei contenuti generati dall’AI e di orientarsi verso un modello di filantropia più umano e relazionale – di cui parliamo nel nostro focus Filantropia e Fiducia – che privilegi finanziamenti diretti alle organizzazioni e ponga l’accento sulla qualità e sul valore delle relazioni nel finanziamento.