Uno snodo di una rete antiviolenza che, nonostante un protocollo d’intesa, fatica a lavorare su una progettualità condivisa. La riqualificazione di un’area urbana in cui non si riescono ad accontentare le molteplici e diverse richieste degli stakeholder e fare squadra tra i diversi livelli coinvolti (politico, gestionale, operativo). Il coordinamento di una rete di associazioni in cui  gli incontri paiono guidati da logiche di “spartizione” dei finanziamenti, in cui ciascuno guarda l’“orto” della propria operatività con una bassa condivisione della direzione comune.

Le situazioni sopra descritte risuoneranno familiari ai professionisti del sociale, perché sono esempi di assetti che quotidianamente si presentano all’interno delle progettualità del mondo dei servizi e del Terzo Settore. In particolare, si tratta di situazioni critiche che si presentano nel momento in cui si lavora in rete, in un framework di collaborazioni tra più snodi del territorio diversi tra loro, pur uniti da un obiettivo comune.

Ma se l’obiettivo è “comune”, perché si generano interazioni talvolta difficili tra i partner di una rete?

La rete come tanti pezzi di un puzzle

La rete viene spesso intesa come un insieme di pezzi di un puzzle a cui manca il collante finale: il puzzle rimane disomogeneo, con qualche pezzo al posto sbagliato, o perdendo qua e là qualche altro pezzo.

Uscendo dalla metafora, ogni ente afferente ad una rete (di servizi territoriali), in questa visione, offre il proprio “pezzo” di competenza, al massimo informando gli altri di ciò che fa, ma senza condividere e prendere a riferimento l’obiettivo della rete (e non solo usando il proprio). Questo modo di concepire e rendere operativa una rete rischia di tenerla incastrata all’interno di una visione burocratica o specialistica dei pezzi: ogni professionista, operante per uno specifico ente, si muove in autonomia, lavorando esclusivamente per lo snodo a cui afferisce, senza interfacciarsi in modo coordinato con gli altri membri della rete.

Accade così che la spinta offerta dall’obiettivo condiviso della rete si depotenzi, vedendo gli snodi coinvolti impegnati più nella gestione degli errori, delle lentezze burocratiche, delle emergenze, piuttosto che nel perseguimento dell’obiettivo che ci si è posti.

Come superare conflitto e frammentazione

Spesso gli assetti interattivi generano realtà di conflitto o di frammentazione della rete stessa: le riunioni cominciano ad avere meno presenze oppure i partecipanti usano i momenti di incontro della rete per portare all’attenzione i propri specifici interessi. Non basta quindi che i partner della rete si comunichino qual è l’obiettivo da perseguire: l’estrema complessità delle situazioni richiede flessibilità, lavoro di squadra, condivisione di obiettivi, gioco d’anticipo, e non solo riparazione, troppo spesso tardiva, del danno.

È sufficiente allora che i partner progettuali siano presenti alle riunioni, o serve avere gli strumenti per governare la loro partecipazione? Oppure, è “solo” una questione di comunicazione, per cui per coinvolgere serve saper parlare il linguaggio di coloro che vogliamo partecipino? Così si dice dei giovani: per coinvolgerli serve “parlare il loro linguaggio ”. E ancora: basta dire di essere d’accordo per esserlo davvero?

La risposta a tali domande si ritrova nell’affrontare l’esigenza comune alla maggioranza delle reti, siano essi reti territoriali di servizi o reti di associazioni partner di progettualità. Dalle molteplici attività finora svolte, Dialogica Lab ha fatto luce sull’esigenza trasversale delle reti: ciò che osserviamo è una necessità di condivisione della responsabilità tra i molteplici attori coinvolti nella gestione delle problematiche sociali e di valorizzazione delle risorse territoriali, in una filiera progettuale condivisa.

La metodologia del Communityholder Engagement

Per poter affrontare in modo efficace questa esigenza, incrementando l’efficacia degli obiettivi che le reti si pongono, la nostra organizzazione adotta la metodologia del Communityholder Engagement (De Aloe & Ferri, 2021), che si fonda su tre presupposti:

  1. Scartare da una visione stakeholder a una communityholder: se ogni attore della comunità, a partire da come esercita il suo ruolo, può contribuire ad una gestione efficace ed in anticipazione delle problematiche della comunità, allora, già a partire da come si concepisce il suo coinvolgimento, andrà pensato non come “portatore di interesse” (stakeholder), interpellato rispetto ad un certo bisogno specifico, facile da deresponsabilizzare, ma come “promotore di comunità” (communityholder), ovvero giocatore dentro ad una squadra diffusa, che nel suo agire può promuovere la  coesione sociale della comunità.
  2. Assumere come finalità di ogni intervento la promozione di una comunità competente nel gestire corresponsabilmente i temi che la riguardano: questo è possibile nella misura in cui ciascuno è messo nelle condizioni di esercitare ed  implementare le competenze necessarie a superare sfide e criticità comunitarie.
  3. Costituire una governance che alimenti una strategia di cultura di squadra: serve dunque che la rete curi continuativamente, e non solo “quando c’è bisogno”, il  gioco di squadra per consentire a tutti i ruoli di gestire in modo corresponsabile l’intervento.

Per poter rendere la metodologia ed i suoi passaggi operativi disponibili al mondo dei servizi e delle reti territoriali, DialogicaLab, in partnership con IRaise, organizza un corso di alta formazione per professionisti del Pubblico e del privato sociale in cerca competenze ed expertise nella gestione delle interazioni. Il corso Manager Community Maker, arrivato alla sua quarta edizione, offre a ruoli politici, gestionali e di coordinamento l’occasione di “indossare” un profilo di competenze efficace nella costruzione e gestione di un welfare innovativo. I corsisti avranno l’occasione di sperimentarsi e formarsi sull’uso di strumenti metodologici scientifici e rigorosi, che consentono di affrontare le situazioni critiche tipiche del lavoro di rete, ed incrementare l’efficacia di assetti di coprogettazione. Le iscrizioni chiuderanno il 20 gennaio 2023.

 

 


Riferimenti

De Aloe, S., Ferri, C. ( 2021), Communityholder engagement: oltre lo stakeholder per generare sostenibilità e coesione sociale E-book, Politecnica

Foto di copertina: Visual Tag Mx, Pexels