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Ora è ufficiale. Per il 2022 la soglia esentasse dei cosiddetti fringe benefit1 salirà a 600 euro. Come anticipato qualche giorno fa, la recente bozza del Decreto Aiuti bis prevedeva il raddoppio di tale soglia (che sarebbe quindi dovuta passare da 258,23 a 516,46 euro)2. Il Governo ha però scelto di “arrotondare” questa cifra e salire a 600 euro.

Inoltre, come si legge nel testo del Decreto, c’è una novità importante nel panorama del welfare aziendale: la possibilità di utilizzare i fringe benefit anche per il pagamento delle utenze domestiche di acqua, luce e gas.

Secondo le stime presenti nel testo della Legge, il costo per lo Stato di questa manovra – dovuto alle mancate entrate erariali – dovrebbe ammontare a circa 94 milioni di euro: 86,3 milioni per il 2022 e 7,5 per il 2023.

Rischi e opportunità della misura

Si tratta di una misura che sarà sicuramente rilevante sul piano economico. Le cifre che i datori di lavoro destinano al welfare aziendale vanno infatti ad integrare la normale retribuzione ma, al contrario di quest’ultima, non possono “andare a risparmio” e di norma devono essere spese dai lavoratori entro l’anno fiscale di riferimento.

L’aumento della soglia di deducibilità dei fringe benefit può dare una spinta ai consumi, generando anche un ritorno per lo Stato. Secondo stime fatte da The European House – Ambrosetti per il 2021, il raddoppio della soglia dei fringe permette di generare consumi aggiuntivi per una cifra che oscilla tra 1,6 miliardi e 4,1 miliardi l’anno. Lo Stato può così “recuperare” attraverso l’IVA una cifra che oscilla tra i 346 milioni di euro e i 547 milioni di euro l’anno (qui ne aveva parlato anche Il Sole 24 Ore).

Inoltre, l’aumento dei fringe può essere un’opportunità per molte imprese per sperimentare il welfare aziendale. Si tratta infatti di uno strumento semplice, adottabile anche dalle piccole realtà con meno possibilità organizzative.

Al tempo stesso è bene ricordare il rischio che questi strumenti siano utilizzati dalle aziende come una compensazione” della retribuzione, piuttosto che come utile occasione per accedere a servizi di natura sociale. Un conto è infatti utilizzare la quota di fringe benefit per voucher spesa e buoni carburante, o comunque altri benefit “accessori”, un altro è invece sfruttarla per necessità economiche (come il pagamento delle utenze) oppure per servizi riguardanti la famiglia, la cura, l’assistenza e il work-life balance.

Ora è necessario decidere sulla soglia dei fringe

Per questo, dopo gli aumenti temporanei della soglia esentasse dei fringe per il 2020 e il 2021, ci sembra necessario prendere una decisione definitiva e non tornare più indietro. Queste modifiche temporanee alla normativa non permettono alle imprese e al mercato di adattarsi e rischiano di incentivare una deriva consumistica del welfare aziendale.

Se la strada vuole essere quella di incrementare l’uso dei fringe – magari alzando la soglia proprio a 600 euro – sarebbe bene farlo in modo definitivo. Questo consentirebbe alle imprese di costruire diversamente i loro piani di welfare. Ma anche ai fornitori di ideare nuovi pacchetti di servizi.

In altre parole, con una maggiore certezza rispetto alla norma, sarebbe più facile costruire delle offerte di welfare in grado di generare reali ricadute sociali.

 

 

Note

  1. Come vi abbiamo spiegato, questi benefit riguardano una vasta gamma di servizi e soluzioni che le imprese possono destinare ai propri dipendenti, godendo di specifici benefici fiscali. Tra le formule più comuni ci sono: card acquisto da spendere presso catene commerciali o negozi (anche della grande distribuzione online), buoni benzina, beni e servizi connessi allo sviluppo della mobilità sostenibile, polizze assicurative.
  2. Come già accaduto nel 2020 e nel 2021.