Il 28 novembre, a Cuneo, si è svolto un convegno di restituzione dei risultati del Creare la comunità esperta: una rete per la salute mentale, di cui abbiamo già avuto modo di parlare su Percorsi di Secondo Welfare. Realizzato dall’Associazione Preziosa Ets grazie ai finanziamenti della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo e della Banca di Caraglio-Credito Cooperativo, il percorso ha coinvolto, per 10 mesi, 8 amministrazioni della Valle Grana (Bernezzo, Caraglio, Castelmagno, Cervasca, Montemale, Monterosso Grana, Pradleves, Valgrana) divenuti i “territori-laboratorio” del Cuneese in cui sperimentare, per la prima volta, un cammino formativo focalizzato sull’applicazione del modello della “comunità esperta” a quattro categorie di persone particolarmente esposte all’insorgenza di disagi psicologici: giovani, donne in età lavorativa, anziani e migranti. Di seguito presentiamo brevemente alcuni apprendimenti emersi durante la sperimentazione e discussi nel corso dell’evento.

Il progetto “Creare la comunità esperta”, in breve

Per “comunità esperta” si intende una co­munità che matura un complesso di saperi (conoscenze, competenze, buone pratiche) utili a consentirle di af­frontare internamente, spesso in maniera preventiva, l’insorgenza di fenomeni problematici altri­menti delega­bili ad attori esterni.

Nel caso della salute mentale, tema al centro del progetto, una “comunità esperta” è una comunità capace di tutelarla, indivi­duando per tempo e curando i disagi psicologici delle persone che la compongono. Una comunità che cura, quindi, o meglio: che sa curare.

Articolato in quattro moduli, il percorso del progetto ha unito le competenze di psichiatri, psicologi e tutor per individuare in maniera interattiva i bisogni ed elaborare insieme le policies relative alle quattro categorie di persone a rischio disagio psicolo­gico. Amministratori co­munali, operatori sociali, animatori, volontari, educatori, inse­gnanti si sono ritro­vati insieme in un rapporto di scambio di co­noscenze, saperi e prassi, finalizzato a una duplice resa sociale. Da un lato dare vita a  gruppi “esperti” in possesso di competenze utili a preve­nire l’insorgere di disagi psicologi; dall’altro, disegnare azioni e buone pra­tiche da mettere in atto.

Relazioni, professionalità e policy: aspetti di valore

A conclusione del percorso, emergono tre aspetti che contribuiscono a qualificarlo in senso innovativo.

In primo luogo, il valore di aver coinvolto psichiatri del Dipartimento di Salute Mentale dell’ASL CN 1: Francesco Risso, Elena Paschetta, Giovanni Roagna, unitamente alla geriatra Vittoria Tibaldi. Ciascun gruppo, “comunità esperta” in nuce, si è configurato come una “rete di relazioni”, che il baricentro del di chi li ha condotti – nella fattispecie, una psico­loga di cui si parla poco sotto – ha favorito nell’interazione e nella dialettica inclu­siva. In questa rete hanno dialogato competenze diverse, tra le quali gli esperti della salute mentale, ovvero psichiatri del DSM, presenze imprescindibili nel rilevamento dei bisogni e nelle proposte di policy. La loro presenza ha permesso di delineare innanzitutto un quadro della situazione attuale per mettere a fuoco le fragilità e le criticità.

In secondo luogo, la funzione della psicologa, Stefania Barzon, che ha condotto e guidato i gruppi in un esercizio maieutico, che ha reso l’esperienza formativa del tutto particolare: co-educativa, circolare, non gerarchica, senza la verticalità tradizionale che caratterizza la trasmissione dei saperi (da docente “che sa” a di­scente “che apprende”), ma che matura conoscenza mediante il dialogo, il con­fronto, l’individuazione dei bisogni e la ricerca con­divisa di pos­sibili soluzioni. Si è trattato di una formazione rivolta a gruppi di per­sone intese quali attori sociali nei e dei propri territori, in pos­sesso di conoscenze proprie sul contesto so­ciale di apparte­nenza o di azione, da commisurare con le co­no­scenze messe a dispo­sizione da esperti e formatori. Una formazione che è stata capace anche di unire discipline diverse (psi­cologia, sociologia, antropologia), pur mantenendo al centro l’obiettivo della tutela della salute mentale. Una formazione, infine, capace di andare ai territori e alle comunità per rico­noscere fragilità (potenziali ed effettive) e maturare in­sieme delle policies: linee di condotta, azioni, buone prati­che relazionali.

Da ultimo, la scelta di redigere un policy paper sul progetto. Con questo documento l’associazione Preziosa Ets ha inteso dare evidenza dei risultati, della partecipazione ma, soprattutto, dell’elaborazione teorica che ne è emersa. Il paper, consultabile qui, raccoglie l’analisi degli esperti per ciascuna categoria di persone considerata e racconta in sintesi le proposte e i piani di azione emersi dai gruppi.

Nel suo complesso, Creare la società esperta. Una rete per la salute mentale si presenta come un esperimento foriero di sviluppi per costruire una rete di collabo­razioni a livello territoriale per la tutela della salute mentale e intraprendere un’azione di pre­venzione delle fragilità spesso silenti presenti nelle nostre comunità. Un percorso che non solo mira a raffor­zare il tes­suto sociale, ma anche a creare ambienti in cui tutti possano sentirsi supportati e pronti ad affrontare le sfide contemporanee e future.

 

Foto di copertina: Jacqueline Munguía, Unplash.com