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Le Legge di Bilancio 2020 disattese le aspettative quando, a seguito di un intenso dibattito nel corso del 2019 sull’assegno unico, riconfermò per il 2020 un mosaico di iniziative frammentate e bonus una tantum alle famiglie, attraverso lo stanziamento di 600 milioni. Con cautela si è ipotizzato all’epoca che l’introduzione dell’assegno unico sarebbe avvenuto nel 2021 e sorprendentemente ora siamo molto più vicini all’obiettivo di quanto si potesse sperare, anche se i tempi di entrata in vigore potrebbero essere lunghi. Ma intanto un passo decisivo è stato fatto. 


Il primo passo del Family Act

Il 21 luglio la Camera dei deputati ha votato la proposta di legge delega sull’assegno unico e universale per i figli, una tra le misure fondamentali contenute nel Family Act, approvato l’11 giugno scorso, che ha l’obiettivo di riorganizzare le varie e frammentate misure a sostegno della famiglia all’interno di una cornice più equilibrata e integrata.

Nello specifico i temi toccati dal Family Act, descritti in otto articoli, riguardano la riorganizzazione in un quadro ordinato delle politiche di sostegno economico; un potenziamento delle misure a favore della conciliazione vita-lavoro e a sostegno dell’occupazione femminile; un potenziamento dei sostegni economici per servizi educativi, asili nido, iniziative culturali; un sostegno ai giovani tramite interventi legati allo studio e alle politiche abitative.

Il Ddl delega, su cui ha fortemente lavorato la Ministra per la Famiglia Elena Bonetti, prevede per sua natura che la trasformazione in atti operativi degli interventi indicati sia subordinata a diversi passaggi istituzionali secondo scadenze che variano per ciascuna misura tra i 12 e i 24 mesi. Le azioni a sostegno dell’occupazione femminile ad esempio dovranno essere attuate entro un anno dall’approvazione del Family Act, quelle per l’estensione dei congedi di paternità entro due anni, tempistica quest’ultima in linea con le scadenze stabilite dalla Direttiva Europea sul Work Life Balance per il raggiungimento di almeno dieci giorni obbligatori di tale congedo.


L’assegno universale

L’azione più importante contenuta nel Family Act è certamente quella dell’assegno unico mensile che riordina le misure di sostegno per le famiglie con figli a carico. Si tratterebbe di un importo corrisposto dal settimo mese di gravidanza e fino ai 18 anni di età del figlio (trai 18 e i 21 anni con importo ridotto) o senza limiti in caso di disabilità. In questo ultimo caso l’assegno viene maggiorato del 20% così come dal secondo figlio in poi. La cifra minima verrà garantita a tutte le famiglie, sarà poi il calcolo dell’Isee a determinare l’aumento della cifra.

Ora il provvedimento è passato all’attenzione del Senato ed entro il 30 novembre il Governo dovrà presentare una proposta chiara su come accorpare tutte le misure, tra bonus e sgravi fiscali, in un unico assegno, nello specifico: i bonus bebè e mamma; gli assegni familiari, per i nuclei familiari e dal terzo figlio; le detrazioni per i figli a carico e le famiglie numerose; i prestiti agevolati garantiti. Dopodiché il Governo avrà 12 mesi di tempo per mettere in atto la delega ricevuta dal Parlamento.


L’urgenza di una riforma strutturale, oltre l’equità fiscale

La votazione, praticamente all’unanimità, della proposta di legge potrebbe essere un passo storico che ha trovato concordi tutti gli schieramenti politici nel riconoscere il valore sociale della famiglia per l’intera collettività, al di là di qualsiasi visione politica. Il risultato è stato anche l’esito di un lungo lavoro di confronto con le associazioni familiari che da diversi anni spingono perché la famiglia sia messa al centro delle strategie politiche.

Ci sia augura che l’assegno universale non sia una parentesi, una sperimentazione, ma che assuma la natura strutturale di cui il Paese ha drammaticamente bisogno. Non potrà esserci infatti alcuna chance di invertire il trend del costante declino demografico, rispetto al quale siamo periodicamente aggiornati con dati sempre più allarmanti, senza che le coppie abbiano la certezza di un sostegno stabile e duraturo negli anni su cui costruire la propria famiglia. Per troppo tempo le risorse sono state frammentate in bonus più o meno utili, ma con l’orizzonte massimo di una legge di stabilità.

In questo momento storico così drammatico ma carico di una spinta innovativa ci auguriamo che le riflessioni in corso sulla riforma fiscale mantengano la famiglia tra i punti al centro del dibattito, non soltanto sul fronte dell’equità fiscale espressa con l’assegno universale, ma anche delle altre azioni previste dal Family Act, primi fra tutti il sostegno all’educazione, uno dei punti più critici di questa crisi emergenziale, e una reale conciliazione vita-lavoro che generi opportunità occupazionali per le donne che, ancora una volta, sono tra i soggetti maggiormente penalizzati di questa emergenza sanitaria.