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Povertà alimentare / Privati

In Italia una famiglia su tre è costretta a limitare la spesa alimentare

A dirlo sono i nuovi dati Istat sui consumi delle famiglie riferiti al 2024, che restituiscono una situazione stabile a livello nazionale ma variegata a livello territoriale e sociale.

I nuovi dati su “Le spese per i consumi delle famiglie” diffusi da Istat forniscono informazioni utili a stimare le difficoltà economiche che vivono molte persone residenti nel nostro Paese e che riguardano, in particolare, la dimensione alimentare.

I numeri raccolti dall’Istituto Nazionale di Statistica, riferiti al 2024, indicano che le spese delle famiglie per l’acquisto di prodotti alimentari e bevande analcoliche sono stabili rispetto al 2023 (19,3% sulla spesa mensile complessiva, era il 19,2% nel 2023), nonostante il marcato aumento dei prezzi (+2,5% la variazione su base annua). Stabile è anche la quota delle famiglie che dichiara di aver provato nel corso dell’anno a limitare la quantità e/o la qualità del cibo acquistato (31,1%, era il 31,5% nel 2023). È tuttavia interessante notare come la situazione resti variegata sia a livello territoriale che tra diverse fasce di popolazione.

A Sud e nelle Isole, dove generalmente le famiglie residenti hanno disponibilità economiche minori, si concentra maggiormente su beni e servizi destinati al soddisfacimento dei bisogni primari tra cui, appunto, quelli legati alla dimensione alimentare. Qui la quota di spesa destinata a prodotti alimentari e bevande analcoliche, che in media nazionale si attesta al 19,3%, raggiunge rispettivamente il 25,4% e il 23,5%, mentre nel Nord-est si ferma al 17,4%. La quota più elevata si registra in Calabria, dove si attesta al 28,2%, a fronte del 19,3% osservato a livello nazionale e del 14,6% del Trentino-Alto Adige, valore minimo fra tutte le regioni.

In termini di composizione, la spesa per prodotti alimentari e bevande analcoliche pesa soprattutto tra le famiglie composte da una coppia con tre o più figli (22,2% della spesa totale), mentre assorbe solo il 13,8% tra le coppie senza figli con persona di riferimento (PR) di età compresa tra i 18 e i 34 anni. Rispetto al 2023, la spesa per prodotti alimentari cresce del 2,3% per le famiglie con PR “ritirata dal lavoro”, arrivando a rappresentare un quinto della spesa totale, quota comunque inferiore a quella delle famiglie con PR in cerca di occupazione (24,4%) o con PR inattiva ma non ritirata dal lavoro (23,2%). Anche nelle famiglie composte interamente da persone straniere la quota è superiore alla media e pari al 23,2%.

 

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