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Nel 2016, anno difficile e drammatico per i flussi migratori, con i respingimenti in mare, la messa a regime degli hotspot per l’identificazione dei migranti. Il complesso di queste misure securitarie e repressive di livello europeo e nazionale portò al record dei morti in mare, a gravi violazione dei diritti umani in Libia, all’ingolfarsi della situazione nel nostro Paese, con molti migranti bloccati in Italia, pur considerandolo soltanto un paese di transito e non di destinazione. Proprio da Milano dove si vedono fortemente gli effetti di queste misure, iniziammo a fare le prime riflessioni…”

A parlare è Simona Sambati, Responsabile del settore cultura della Casa della Carità e coordinatrice della campagna “Ero Straniero” per Milano, la campagna lanciata il 12 aprile del 2017 con una conferenza stampa tenutasi presso il Senato della Repubblica. L’obiettivo? Promuovere un cambiamento culturale e politico in tema di politiche migratorie, partendo dall’esperienza e dalla conoscenza delle realtà che tutti i giorni lavorano con i migranti, vivendo sulla propria pelle gli effetti di leggi considerate inadeguate, ingiuste e anacronistiche.

Promossa dai Radicali italiani insieme a Fondazione Casa della carità « Angelo Abriani », ACLI, ARCI, ASGI, Centro Astalli, CNCA, A buon diritto, con il sostegno di centinaia di sindaci e di organizzazioni impegnate sul fronte dell’immigrazione – tra cui Caritas italiana, Fondazione Migrantes, Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle chiese evangeliche italiane, CGIL, Emergency e tantissime associazioni locali – “Ero Straniero” ha avuto il suo primo approdo nove mesi dopo, il 27 ottobre del 2017.

La proposta di Legge

In quella data venne depositata alla Camera, dopo aver raccolto 90mila firme, una proposta di legge di iniziativa popolare sulle politiche migratorie, articolata in otto punti:

  1. Permesso di soggiorno per la ricerca del lavoro
  2. Reintroduzione del sistema dello “sponsor”
  3. Regolarizzazione su base individuale
  4. Misure per l’inclusione attraverso il lavoro dei richiedenti asilo
  5. Godimento dei diritti previdenziali e di sicurezza sociali maturati
  6. Uguaglianza nell’accesso alle prestazioni sociali
  7. Garanzie per un reale diritto alla salute
  8. Partecipazione alla vita democratica.

Tutti questi punti si basano, ci spiega Sambati, sulla lotta all’irregolarità che costringe migliaia di migranti alla vulnerabilità estrema, l’invisibilità e alla marginalità sociale. La condizione di irregolarità lungi dall’essere arginata da leggi securitarie e repressive, è da queste alimentate.

Affrontare la doppia precarietà dei migranti che arrivano in Italia

Da una parte la Legge-Bossi Fini legando il permesso di soggiorno al contratto di lavoro espone a una doppia precarietà i migranti economici da tempo insediatosi in Italia, con il rischio per queste persone di scivolare in condizioni di irregolarità soprattutto nei periodi di crisi economica”.

Sottolinea Sambati. “Dall’altra l’esiguità dei canali di accesso per lavoro nel nostro Paese, costringe i migranti a passare per il canale della richiesta di asilo. Di conseguenza il tasso di dinieghi è particolarmente alto, in particolare dopo l’abolizione della protezione umanitaria ad opera del Decreto Sicurezza del 2018

L’illogicità di questo sistema è evidente: migranti accolti nel sistema di accoglienza per mesi e anni diventano infine irregolari, costretti nelle maglie dell’economia sommersa, mentre mancano canali di accesso per ragioni economiche. Di tutte queste contraddizioni abbiamo parlato anche qui.

La campagna “Ero Straniero” ha avanzato delle proposte concrete per superare l’inadeguatezza del quadro legislativo: in particolare l’introduzione di nuovi canali di accesso per la ricerca di lavoro e la possibilità di regolarizzare la propria posizione su base individuale, dimostrando di essere già inserito nel tessuto sociale. D’altronde l’ultima sanatoria del 2020 (ne abbiamo parlato qui) ha dimostrato quanto sia diffusa la necessità di emergere dall’irregolarità dei migranti presenti sul territorio. Tuttavia, questa misura, per quanto necessaria, rappresenta uno strumento una tantum e non una politica strutturale per governare in modo adeguato il fenomeno.

Una rete multi-attore

In altri termini, la campagna “Ero straniero” è portata avanti da una di quelle che noi di Percorsi di secondo welfare amiamo chiamare reti multi-attore con funzione di advocacy.

Questa rete sta spingendo per un radicale quanto necessario cambiamento nelle politiche nel nostro Paese, non diversamente dal Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza, l’Alleanza contro la povertà o l’Alleanza per l’infanzia in altri ambiti (queste organizzazioni, peraltro, fanno tutte parte del Network di Secondo Welfare, ndr). Purtroppo, la forte politicizzazione del tema delle migrazioni, la discontinuità istituzionale a livello nazionale, la sordità della politica sono di ostacolo a questo cambiamento. Purtroppo il termine ultimo per l’approvazione di questa legge è la fine dell’attuale legislatura, dunque il rischio che sia di nuovo sprecata un’occasione per una quanto mai necessaria svolta sul tema è molto alto.

Le battaglie vinte e il nuovo scenario aperto dalla crisi ucraina

Simona Sambati evidenzia tuttavia che:“… In questi anni sono state vinte alcune piccole ma importanti battaglie a cominciare da quelle derivate dal monitoraggio della sanatoria del 2020, una vera e propria operazione trasparenza presidiata dalla società civile. Anche grazie alla spinta dei promotori di questa campagna, è stato poi prorogato il contratto degli interinali impiegati presso le Questure e nelle Prefetture per cercare di attenuare le lungaggini che caratterizzano questa procedura, che spesso rischiano di trattenere i migranti in un limbo per anni. Inoltre, dopo lo scoppio della guerra in Ucraina è stato ottenuto un permesso speciale per le tante badanti e colf ucraine che hanno fatto domanda per la sanatoria, in modo che possano lasciare temporaneamente l’Italia per poter recuperare i propri familiari nel loro Paese di origine”

Di fronte a questa nuova emergenza, è dunque assolutamente lodevole e apprezzabile la mobilitazione diffusa nel Paese per accogliere le ucraine e gli ucraini che fuggono dal teatro di guerra. Ma non basta. Suona ormai quasi anacronistico, dopo decenni di flussi migratori verso l’Italia, ricordare che è ora di superare l’approccio emergenziale.

Non solo perché esistono altri conflitti e profughi senza diritti, ammassati alle porte dell’Europa, a cui non viene riconosciuto alcun diritto o perché parte del tessuto produttivo italiano non trova manodopera (ne abbiamo parlato qui), ma perché bisogna ripartire dalla possibilità di spostarsi sia per lavoro che per ragioni umanitarie potendo fare affidamento su un sistema che favorisca legalità e diritti.

 

Foto di copertina: Artwork utilizzato per pubblicizzare la proposta di legge di "Ero Straniero"