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Nel nostro Paese, dove la povertà assoluta riguarda 1 milione di bambini e quella relativa ne coinvolge 2 milioni, i servizi all’infanzia scontano un grave deficit d’innovazione, sia sotto il profilo organizzativo, che sociale e tecnologico.

Questa situazione, almeno in parte, dipende dalla fragilità di un settore dove operano agenzie pubbliche e imprese private che nel corso del tempo sono state più impegnate a contenere i costi, alti, a cascata non sostenibili dalle famiglie, invece che a rinnovare i servizi, soprattutto a causa degli scarsi investimenti pubblici, tra i più bassi d’Europa. A farne le spese non sono solo i tassi di copertura, che nella maggior parte del Paese, con una media del 25%, rimangono ben al di sotto degli obiettivi fissati a livello internazionale (45%), ma anche il lavoro, che in molti contesti si caratterizza per i bassi salari e gli scarsi o nulli investimenti in formazione.

Il territorio del Veneto, in particolare, rivela grandi differenze interne, con i capoluoghi e i Comuni più grandi oltre gli standard europei e le realtà più piccole che invece faticano, prive di risorse sufficienti per affrontare la crescente richiesta di sostegno alla genitorialità. Eppure, se da un lato laddove risulta più scarso o assente questo significa disuguaglianze, denatalità e disoccupazione, dall’altro, in presenza d’investimenti efficaci, il sostegno alla genitorialità potrebbe rivelarsi motore non solo a livello educativo, e quindi sulle competenze relazionali e culturali, ma pure in termini demografici, occupazionali, e dunque economici, di qualità della vita. Potrebbe essere, insomma, la via per ottenere quei pieni diritti sociali capaci di arginare quella che il professor Giuseppe Barbieri, direttore Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, definisce “una povertà educativa storica”.

Povertà educativa. L’Italia non è un Paese per bambini

Come è possibile fare innovazione in un contesto che presenta così tanti vincoli?
Una risposta potrebbe arrivare dalla trasformazione dei modelli organizzativi.

In questa direzione si muove il progetto Paidìa (Παιδία), selezionato da Con i Bambini nell’ambito del ‘Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile’ in occasione del bando nazionale Comincio da zero. Promosso da Sumo società cooperativa sociale (lead partner) in collaborazione con Università Ca’ Foscari (main partner), Enaip Veneto, Isre – Istituto Superiore di Ricerca Educativa, Cooperativa Sociale Jonathan, Fondazione Pirani Cremona, Aps La Villa Incantata, Comuni di Venezia (Ve), Carmignano di Brenta (Pd) e Bassano del Grappa (Vi), Regione Veneto e Fondazione Università Ca’ Foscari, Paidìa coglie infatti questa sfida d’incremento qualitativo e quantitativo dell’offerta. L’obiettivo è stimolare e supportare la progettazione, la creazione, lo sviluppo e l’erogazione di nuovi modelli.

Nel corso degli ultimi decenni” spiega la presidente di Sumo Elisa Cappelloben poche novità sono state introdotte nel panorama dei servizi per i più piccoli e le loro famiglie, spesso attualizzando esperienze e tradizioni passate, come la nuova e crescente popolarità del metodo Montessori, e la diffusione dei servizi parentali, domestici e realizzati in modalità outdoor.

Al fine di compensare questo gap di progresso, Paidìa ha voluto promuovere una call for projects che raccoglierà fino a 12 idee progettuali di servizi 0-3 anni da realizzare in Veneto, che presentino spiccate caratteristiche d’innovazione, sostenibilità e pertinenza territoriale.

“Meno di un bambino o bambina su 3 frequenta un asilo nidospiega il professor Maurizio Busacca, responsabile scientifico del progetto “per questo oggi lanciamo un incubatore per nuovi modelli innovativi, mettendo in campo competenze pedagogiche, organizzative e imprenditoriali, convinti che se la presenza o meno dei servizi all’infanzia incide perfino sulle scelte procreative delle famiglie, c’è in gioco il futuro del Paese».

Dopo una prima fase di accelerazione della durata di due mesi, durante la quale formatori e professionisti del settore interagiranno con i proponenti di 12 progetti per supportare le idee in modo da affinarne l’efficacia, in seguito alla presentazione e discussione del business plan di fronte ad una giuria di esperti 6 progetti saranno accolti in un programma d’incubazione che prevede laboratori di gruppo, incontri con potenziali finanziatori e partner, individuazione dei locali, procedure amministrative, promozione dell’iniziativa. Al termine del programma riceveranno un premio in denaro e tre mesi di servizi per l’avvio della sperimentazione sul campo. L’idea considerata più innovativa e sostenibile riceverà un premio di 20.000 euro, mentre le altre 5 idee se ne aggiudicheranno 5.000 ciascuna, da spendere in beni e servizi funzionali allo start-upL’unico vincolo sarà quello d’impegnarsi a realizzare le iniziative in un Comune del Veneto dotato di pochi servizi per l’infanzia secondo i dati Istat.

Call for projects 0-3 anni: idee e progetti di innovazione per i servizi all’infanzia in Veneto

Questo perché, come spiega la sociologa dell’Università Ca’ Foscari Barbara Da Roit “le disuguaglianze territoriali diventano spesso disuguaglianze di sviluppo. In questo senso i servizi all’infanzia sono strategici per le politiche pubbliche, perché laddove ve ne sono di più, la diminuzione della natalità è meno incisiva, l’uguaglianza di genere favorita, così come una maggiore prosperità economica, sociale, culturale, educativa e cognitiva, volano per la responsabilità civica di una cittadinanza consapevole, anche dei più piccoli, impegnati nell’apprendimento delle cose del mondo in cambiamento frenetico» Per la professoressa di Ca’ Foscari “i servizi per l’infanzia, congrui, di qualità e accessibili, devono essere il decisivo investimento sociale a supporto della genitorialità che può rilanciare l’Italia”.

In fase di selezione sarà data priorità ai soggetti che intendono agire negli ambiti territoriali e sociali dei Comuni dove operano i partner di progetto, e quindi: 1) Ambito Sociale VEN_13 – Mira e altri Comuni; 2) Ambito Sociale VEN_15 – Federazione dei Comuni del Camposampierese; 3) Ambito Sociale VEN_03 – Bassano del Grappa e altri Comuni; 4) Ambito Sociale VEN_12 – Venezia e altri Comuni. Tuttavia, saranno ammessi anche quei soggetti che intendono agire in altri Comuni veneti considerati sprovvisti di servizi. Al progetto potranno aderire singoli individui, gruppi, associazioni, imprese e altre organizzazioni interessate ad avviare un nuovo servizio innovativo e sperimentale per gli 0-3 anni e le loro famiglie.

Le candidature della call promossa da Sumo col progetto Paidìa andranno inviate entro il 31 ottobre 2023 compilando questo modulo. Il form, di facile e veloce compilazione, chiederà ai rispondenti di indicare: nome, tipologia e curriculum del proponente; localizzazione, sintesi ed elementi d’innovazione della proposta; beneficiari e impatti dell’iniziativa. Le candidature ritenute più meritevoli saranno invitate a partecipare ad un’intervista strutturata a seguito della quale verranno comunicati i 12 progetti selezionati per l’ammissione al percorso. Maggiori informazioni sono disponibili qui.