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Per favorire la partecipazione è necessario riconoscimento

La partecipazione presuppone una complessa alterità di individui, gruppi, interessi, disponibilità, resistenze, distanze, curiosità. Ogni processo partecipativo affronta il tema del creare le condizioni per l’incontro, la permanenza, la possibilità di esprimersi, di immettere punti di vista, di dare valore alla propria presenza e contemporaneamente di riconoscere la pluralità di presenze che si sottraggono ai format prefigurati (Lanzillo, 2003).

Al di là delle attese e delle promesse di coinvolgimenti assoluti, le pratiche ci restituiscono la complessità, l’intermittenza, la parzialità delle esperienze partecipative. La partecipazione è una tensione e una sfida che si misura con l’incompletezza e con la ricerca continua del riconoscimento e della presenza libera e costruttiva dell’altro (diniego e silenzio inclusi). In questo quadro, le metodologie, le tecniche e i dispositivi pensati per favorire e facilitare la partecipazione costituiscono un campo di sperimentazione e di continua innovazione. Accompagnano le pratiche partecipative e, attraverso l’esperienza, apprendono e si adattano per ampliare le possibilità e le forme che possono sostenere apporti costruttivi (Frangi, 2023).

In questo contributo mettiamo a fuoco due dispositivi partecipativi che cercano di facilitare contributi partecipativi occasionali, assumendo disponibilità di tempo e di attenzione relative e quindi configurando modalità idonee. Gazebao e Via-Vai sono due tecniche rivolte a partecipanti che vanno di fretta, che dispongono di un capitale di attenzione contenuto, che hanno priorità altre, che decidono – come possono – di lasciarsi coinvolgere in brevi momenti di confronto. Due tecniche che riconoscono (assumono) le condizioni dei soggetti e istituiscono setting pensati per persone che ritagliano un tempo da dedicare sottraendolo ad altre incombenze concorrenti (Maino, 2023). Due dispositivi che mirano a offrire accessibili ospitalità costruttive, a creare contesti di produzione di contributi e di senso per chi decide di coinvolgersi.

Gazebao: un micro spazio mobile di partecipazione

La parola Gazebao è un’invenzione che si compone di due termini gazebo e tazebao e serve ad indicare una modalità per attivare consultazioni leggere. Il gazebo è una struttura coperta, leggera, facile da installare, che ripara dal sole e dalla pioggia. Si utilizza in occasioni di eventi, feste, attività all’aperto. Il gazebo è entrato nell’immaginario anche perché viene è stato e viene utilizzato per eventi pubblici, punti di visibilità di associazioni che sensibilizzano e raccolgono fondi, formazioni politiche che informano e raccolgono firme, presenza visibile che indica un punto di sosta, un presidio temporaneo. Tazebao (o dazibao – le trascrizioni differiscono) è una parola caduta in disuso, in voga nella seconda metà del secolo scorso ad indicare una bacheca grazie alla quale venivano esposti e condivisi messaggi, una bacheca per informare in grado di accogliere molteplici messaggi anche dissonanti.

Un'occasione di utilizzo del Gazebao. Fonte: Pares
Un’occasione di utilizzo del Gazebao. Fonte: Pares

L’idea di inventare il termine Gazebao risale a qualche anno fa e si richiama alle forme di outreach (uscita all’esterno per raggiungere le persone) utilizzate per informare e raccogliere opinioni. Per essere visibili si usano banchetti o ombrelloni che funzionano sia per attirare l’attenzione, sia per fornire un appoggio sul quale rendere disponibile del materiale da distribuire o fogli per raccogliere considerazioni o commenti.

Il Gazebao riprende queste modalità partecipative con alcune varianti e con il gusto di identificare un termine che indichi allo stesso tempo una modalità e uno strumento. Quali sono dunque le varianti che abbiamo introdotto? Su un lato (a volte su due), tra i pali che formano la struttura e sorreggono la copertura del gazebo vengono fissati dei fogli di carta da pacco. Utilizzando del nastro adesivo e rinforzando i bordi dei fogli di carta pacco si forma una parete, una quinta sulla quale è possibile appendere dei fogli di carta con le osservazioni di chi passa e decide di fermarsi per dare un apporto alle questioni a tema. Quali sono gli effetti (i vantaggi) riscontrabili nell’utilizzare il Gazebao? Si tratta di una modalità facile da installare per segnalare un’attività di coinvolgimento, visualizzarsi, fornire informazioni, coinvolgere e raccogliere commenti e considerazioni scritte.

Un'occasione di utilizzo del Gazebao. Fonte: Pares
Un’occasione di utilizzo del Gazebao. Fonte: Pares

Il Gazebao è di fatto un microsetting partecipativo (del setting avevamo già avuto modo di riflettere qui) sotto il quale intavolare rapidi scambi, sollecitare punti di vista, promuovere contributi di scrittura. Di solito all’esterno del Gazebao si posizionano alcune locandine informative o dei roll-up, mentre all’interno vengono formulate domande guida appese sulle quinte fatte di fogli di carta da pacchi. A chi si lascia coinvolgere si raccontano il contesto e le intenzioni partecipative, si forniscono informazioni di inquadramento.

Si intavolano così brevi interlocuzioni e si chiede di esprimere la propria opinione rispondendo a una o più domande, servendosi dei fogli di carta colorati e dei pennarelli a disposizione. Nel tempo di installazione del Gazebao – qualche ora, mezza giornata, una giornata intera, o anche più momenti in punti diversi del quartiere o della città, sfruttando occasioni di raduno (mercato, sagre, eventi occasionali, manifestazioni sportive, feste…) – si riesce a raccontare molto e a raccogliere molte considerazioni e osservazioni.

Spunti operativi

nell’attrezzare il Gazebao occorre tenere tre lati liberi (o almeno due), così che la quinta, le domande, e le risposte che progressivamente vengono formulate siano visibili e costituiscano elemento di curiosità attrattiva;

per installazioni previste per l’intera giornata può essere utile allestire due gazebao così da raddoppiare le quinte sulla quale vengono affisse le risposte alle domande;

sotto il Gazebao devono essere presenti dei tavoli per appoggiare il materiale informativo che si lascia a disposizione delle persone che si avvicinano;

è opportuno che le domande-guida, che facilitano l’aggancio e l’apporto delle persone che si fermano al Gazebao, siano scritte su fogli di carta colorata (in formato A3 o strisce di carta) e che i fogli con le risposte siano dello stesso colore del colore del foglio che riporta la domanda (in formato A5), così che chi si avvicina possa leggere con facilità e ritrovarsi nella logica della consultazione estemporanea;

sicurezza: è fondamentale fissare il Gazebo con ancoraggi (picchetti o pesi) in modo che non si possa spostare per effetto del vento; allo stesso modo è indispensabile praticare delle aperture nelle quinte in modo da evitare che facciano vela.

è utile prevedere un QR-Code da fotografare che rimandi al sito in cui le foto del Gazebao e la sintesi dei contenuti viene resa accessibile.

Via-Vai: viene quando puoi (anche per poco), ti aspettiamo!

Anche in questo caso “Via-Vai” è un nome che prova a sintetizzare l’idea chiave della tecnica e ci sembra aiuti a identificare un dispositivo partecipativo che considera la disponibilità di tempo degli interlocutori che si vogliono coinvolgere in momenti di partecipazione. Il dispositivo Via-Vai è, sostanzialmente, un invito a prendere parte a momenti di consultazione calibrati sui tempi e sulle disponibilità delle persone che si intendono coinvolgere.

Via-Vai viene strutturato in questo modo: le persone che si desidera consultare, che si desidera ingaggiare, e dalle quali si vogliono raccogliere punti di vista e osservazioni, vengono invitate a dei momenti di partecipazione ad accesso libero nel corso della giornata. A queste persone viene data la possibilità di scegliere liberamente il segmento temporale in cui partecipare e la durata della loro presenza. Nella fase di accoglienza vengono spiegate le ragioni del momento partecipativo, l’intenzionalità con cui è stato organizzato e l’utilizzo successivo dei contributi che verranno raccolti. In genere, si mette a disposizione l’intero arco della giornata e si chiede alle persone di affacciarsi liberamente o di comunicare in anticipo il momento in cui intendono partecipare.

Un'occasione di utilizzo del Via-Vai
Un’occasione di utilizzo del Via-Vai. Fonte: Daniele Bencivenga

Le persone giungono nel luogo convenuto (la varietà è infinita in ragione della finalità comunicativa che le location incorporano) vengono accolte da una figura che si occupa di riceverle. A ciascuna viene spiegata la finalità dell’incontro e, via via che le persone arrivano, si favorisce l’incontro e il contatto tra loro. Quando si forma un piccolo gruppo, viene attivato un momento di confronto e si chiede alle persone di offrire il proprio contributo rispetto a una o più questioni, che in genere vengono presentate in forma di domanda. Dopo essere state accolte e introdotte, le persone vengono accompagnate da una figura di facilitazione in uno spazio riservato, predisposto per l’attività partecipativa.

In questo spazio – che può essere una stanza o una parte separata di un ambiente più ampio – viene messo a disposizione un piccolo setting partecipativo. Questo può consistere, ad esempio, in alcune sedie disposte in modo da favorire l’interazione tra i partecipanti. Può essere proposto un piccolo focus group guidato oppure un’attività su un canvas che consenta di mettere a fuoco i temi su cui si vogliono raccogliere i punti di vista (Bertone e Maino, 2022). In questo modo, nell’arco di una giornata, possono partecipare alla consultazione diverse decine di persone, in momenti differenti, ciascuna con una disponibilità di tempo individuale diversa.

Per poter utilizzare questa tecnica, è necessario disporre di uno spazio sufficientemente grande da permettere il lavoro in piccoli gruppi, anche contemporanei, in angoli separati o in stanze diverse. È inoltre necessario avere a disposizione diverse figure di facilitazione, perché non appena si forma un piccolo gruppo – composto da persone che in genere hanno una disponibilità di tempo limitata – si costituisce un gruppo di lavoro temporaneo che si confronta e fornisce feedback, pensieri e osservazioni sul tema proposto. Di conseguenza, è importante che ci siano più facilitatori, così da poter accompagnare le persone sin dal momento dell’arrivo, introdurle all’attività e poi seguire lo svolgimento del gruppo. Non appena le persone arrivate sono pronte, si può far partire un primo gruppo. I gruppi si formano man mano, in base all’ordine e alla disponibilità con cui le persone arrivano.

Un'occasione di utilizzo del Via-Vai. Fonte: Pares
Un’occasione di utilizzo del Via-Vai. Fonte: Pares

L’idea del Via-Vai dunque assomiglia molto a quella di una visita guidata in piccoli gruppi a una mostra o a una collezione museale. I gruppi si formano in modo casuale, secondo la disponibilità di tempo dei partecipanti. Tuttavia, questi gruppi, seppur temporanei e discontinui, possono attivare forme di scambio, confronto e riflessione.

Spunti operativi

negli inviti a momenti partecipativi in forma di Via-Vai, esplicitare la libertà di accesso, chiarire le modalità, meglio se si riesce a mantenere un qualche collegamento informale con le persone che si sono invitate;

curare gli spazi in modo da consentire che le attività si possano svolgere in sequenza sfasata o in contemporanea senza che si creino situazioni di disturbo;

avvalersi di un buon numero di persone che possono introdurre e facilitare;

creare stimoli (domande o canvas) semplici, che non richiedano tempi lunghi;

in caso di interesse e maggiore disponibilità delle persone invitate, prevedere la possibilità di fare più di una attività/percorso;

mettere a disposizione pennarelli, fogli e nastro per ciascun quadrante di approfondimento

registrare (se le persone lo consentono) le presenze e registrare i contributi per poter assicurare restituzioni complessive a tutte le persone convenute.

Andare verso lo spazio e il tempo degli altri

Dal punto di vista metodologico le due tecniche rispondono a esigenze analoghe e offrono soluzioni che condividono comuni impostazioni. Il tempo di cui disponiamo, l’attenzione che possiamo offrire sono risorse scarse e preziose, per noi e per chi ci chiede di poter attingervi.

Necessariamente, se vogliamo ricevere contributi – anche semplici, puntuali o fugaci – dobbiamo costruire setting facilitanti e coinvolgenti, alla portata degli interlocutori che desideriamo ingaggiare (Cau e Petrella, 2019). I due dispositivi di facilitazione e di coinvolgimento che abbiamo descritto condividono una medesima tensione: quella di andare verso le persone che si desidera coinvolgere, ascoltare, e alle quali si vuole dare parola. Si tratta di un andare verso lo spazio che le persone attraversano, verso il loro movimento, il loro tempo. Un tentativo di conquistare, con delicatezza, una disponibilità a interagire, a interloquire, a offrire informazioni, punti di vista, considerazioni, osservazioni.

In entrambi i dispositivi – Gazebao e Via-Vai – è centrale l’idea dello stare in una relazione rivolta agli interlocutori: allo spazio, alla disponibilità di tempo, ai ritmi degli altri. Come suggerisce Sclavi (2003), si tratta dunque di andare verso (outreach) le persone che si vogliono davvero coinvolgere, di porsi in una disposizione che favorisca attenzione e disponibilità.

 

 

Riferimenti

Foto di copertina: Daniele Bencivenga