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Uno dei paradossi dei nostri sistemi pensionistici è la fatica di riconoscere che tra le categorie più fragili c’è proprio quella per cui la pensione è più lontana: i giovani. Questi si trovano, infatti, stretti fra una demografia che non li aiuta, con persone sempre più longeve che percepiscono la pensione per un periodo più lungo e un tasso di natalità ben al di sotto del livello di sostituzione, e un mercato del lavoro che li penalizza. Inoltre, secondo il Rapporto Istat 2025, nel nostro Paese oltre il 30% dei lavoratori under 35 è a basso reddito, rispetto alla media italiana del 20%.

Essere ancora lontani dalla pensione, tuttavia, potrebbe rappresentare un’opportunità, perché il denaro versato per una pensione integrativa avrà più tempo per crescere. Cominciare a investire il prima possibile per una pensione integrativa sembra un’idea quasi ovvia ma i tentativi di incoraggiare i giovani o le loro famiglie non sono ancora sufficienti.

Tra le iniziative che stanno prendendo forma  c’è un recente provvedimento del Trentino Alto Adige che permetterà ai genitori di iscrivere i neonati (e i nuovi adottati) a un fondo pensione al quale la Regione verserà, per ciascuno di loro, 300 euro all’iscrizione e poi 20 euro all’anno per i quattro anni successivi, a fronte di versamenti deducibili da parte della famiglia di almeno 100 euro all’anno.

Anche la Germania, a partire dal prossimo anno, potrebbe confermare alle famiglie che lo richiederanno un contributo di 10 euro al mese per i figli dai 6 ai 18 anni, destinati a un fondo vincolato fino al raggiungimento dell’età pensionabile.

Il duplice obiettivo di queste iniziative è abituare i genitori a pensare al futuro previdenziale della prossima generazione ed educare, con un conseguente maggior interesse verso i mercati di capitali, sia le famiglie sia i giovani. L’Europa, infatti, “siede” su un enorme stock di risparmi che solo in minima parte viene investito nel mercato azionario, dunque nell’economia reale. In Italia, ad esempio, la ricchezza finanziaria delle famiglie ha superato i 6.000 miliardi di euro, di cui 1.600 su conti correnti e depositi. Ma solo il 6% degli italiani investe nei mercati azionari, contro il 25% nel Regno Unito e quasi il 60% negli Stati Uniti.

Incentivare i genitori, tuttavia, non sarà sufficiente. Serve un vero e proprio cambio di mindset nelle nuove generazioni.

Ma come convincere i più giovani a cominciare a pensare a un futuro che sembra loro ancora troppo lontano?

Uwelfare: incentivare il risparmio previdenziale già all’università

Fast Forward Foundation – ente filantropico del Gruppo BFF Bank – ha ipotizzato che un fondo pensione con una convenzione espressamente dedicata agli studenti universitari potesse essere uno strumento valido per incoraggiare direttamente i più giovani a prendersi cura del proprio futuro previdenziale.

È nato così Uwelfare, un progetto che guarda al benessere delle nuove generazioni con un approccio olistico e che, in questa prima fase pilota, offre la possibilità agli studenti universitari di accedere senza costi di adesione e di amministrazione a un fondo pensione convenzionato per l’iniziativa, caratterizzato da investimenti in strumenti finanziari con un elevato profilo di responsabilità sociale e ambientale.

Con un versamento minimo di 10 euro al mese, fino a 100 studenti regolarmente iscritti all’anno accademico 2025-2026 potranno contare su un contributo aggiuntivo di 20 euro che Fast Forward Foundation si impegna a versare fino al termine degli studi per un massimo di 5 anni. In questo modo, con un investimento di soli 120 euro l’anno, uno studente può allocare in totale 360 euro l’anno, quasi 2000 euro in 5 anni.

L’obiettivo è incrementare la quota allocata al risparmio e, soprattutto, innescare un interesse verso il  tema della previdenza nelle nuove generazioni.

Come funziona in concreto iUwelfare

Il contatto con gli studenti sta avvenendo attraverso la promozione sui canali social dell’iniziativa e la divulgazione tra gli attori dell’ecosistema anche grazie alla collaborazione con Campus X, che gestisce residenze universitarie e che presta i propri spazi per le iniziative di educazione finanziaria e previdenziale. Nel concreto si tratta di seminari formativi curati da Bank Station, partner del progetto e realtà specializzata nella realizzazione di contenuti educativi in ambito finanziario, con un format tagliato appositamente per i più giovani.

Sono già stati organizzati eventi a Bari, Roma e Torino e altri due sono previsti quest’autunno a Bari e a Torino.

A certificare i requisiti per l’accesso al fondo convenzionato e le eventuali premialità è Habacus, data company specializzata nell’orientamento degli studenti per lo sviluppo personale e professionale.

In linea con la metodologia della Fondazione, il progetto è al momento nella fase cosiddetta di test. Fast Forward Foundation ha, infatti, sviluppato una metodologia rigorosa di risoluzione dei problemi allineata con il metodo scientifico che si articola in quattro fasi: generazione di idee, sviluppo e raffinamento dell’idea, sperimentazione su piccola scala (test), ampliamento, advocacy e sensibilizzazione.

In questa fase di test è centrale il lavoro di monitoraggio che Fast Forward Foundation sta portando avanti in partnership con Triadi S.r.l. – società benefit che si occupa di misurazione e advisory strategico per l’impatto sociale e la sostenibilità.

Fin dove si potrebbe arrivare, e come

Tra gli investitori che sono entrati nel mercato italiano nel 2024, quasi uno su quattro appartiene alle generazioni più giovani, anche se il loro peso resta ancora limitato rispetto agli Stati Uniti, dove il 35% dei gen Z (13-28 anni) e il 49% dei millennials (29-45 anni) investono già in fondi, contro il 7% e il 13% nel nostro Paese. I boomers (61-79 anni) restano grandi risparmiatori, come sottolineato dal Rapporto sul Risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani 2025, realizzato dal Centro di Ricerca e Documentazione Luigi Einaudi per Intesa Sanpaolo.

Possiamo dire che fra gli ultrasessantenni italiani si registra una predisposizione molto forte a investire sul futuro mentre, che è molto inferiore tra le fasce più giovani. Ma, se vogliamo costruire sistemi di welfare più inclusivi ed equi, dobbiamo convincere un numero sempre maggiore più giovani a prendere nelle loro mani il proprio futuro il prima possibile e a rendersi conto del grande potenziale a loro disposizione.

Nonostante il nome, infatti, l’ammontare versato in un fondo pensione non è effettivamente bloccato fino al raggiungimento dell’età pensionabile: una parte di quanto accantonato (75%), a partire dall’ottavo anno di adesione al fondo, può essere ritirata per sostenere spese quali l’acquisto della prima casa. Anticipare la data di iscrizione a un fondo pensione non significa, quindi, aumentare esclusivamente la propria capacità di risparmio, ma anche poter far partire “prima” il conteggio degli otto anni.

Stando alle indagini demoscopiche, chi sottoscrive un fondo pensione nel nostro Paese lo fa quando ormai è già avanti nel percorso lavorativo, limitando la possibilità di crescita del proprio investimento.

Non si tratta dunque solo di colmare un gap generazionale, ma di costruire una cultura del risparmio e dell’investimento che accompagni i giovani per tutta la vita.  

 

 

Foto di copertina: Tim Gouw, Unsplash.com