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La povertà relazionale sta diventando una delle principali sfide sociali in Italia. Secondo i dati Istat, oltre 9,3 milioni di italiani si sentono soli, con una percentuale elevata tra gli over 65. Questo isolamento non riguarda solo la solitudine, ma la mancanza di legami sociali che supportano le persone in momenti di difficoltà.

A dirlo è Giulio Sensi, che ha approfondito il tema della povertà relazionale in un’inchiesta pubblicata sul Corriere della Sera il 29 ottobre, frutto della  collaborazione tra Percorsi di Secondo Welfare e la sezione Buone Notizie del quotidiano di via Solferino.

L’articolo propone alcune riflessioni di Franca Maino, direttrice scientifica di Percorsi di Secondo Welfare e della sociologa Chiara Saraceno, a partire dal primo numero di Nessi, la nostra nuova rivista, dedicata proprio alla povertà relazionale.

 

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Come spiega la nostra direttrice scientifica, “essere soli amplifica i rischi presenti e futuri”, e “significa essere più poveri: di relazioni, di contatti, avere meno possibilità di interazione con altri”. E questo accade ormai in tutte le fasi della vita.

La solitudine, infatti, non riguarda solo gli anziani, ma anche i giovani, che spesso si trovano a dover affrontare fragilità senza il supporto di legami solidi. Come afferma la sociologa Saraceno, “la povertà di legami forti non riguarda solo la mancanza di relazioni familiari significative, ma anche l’assenza di persone su cui si può contare fuori, in alternativa della famiglia”.

La solitudine, in particolare per gli anziani, è destinata ad aumentare nei prossimi decenni. L’Istat prevede che nel 2043 gli anziani soli raggiungeranno i 6,2 milioni. Come afferma Maino, “vivere più a lungo è una bella cosa, ma emergono nuove fragilità”. Per questo, per affrontare le sfide della povertà relazionale che saranno sempre più grandi, è essenziale rafforzare le comunità e incentivare il volontariato, che, secondo Saraceno, “può essere una scuola di cura”, contribuendo a costruire legami solidi e a migliorare il benessere collettivo.

 

Leggi l’articolo completo sul Corriere della Sera.

Foto di copertina: ALMA, Unsplash.com