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Secondo l’Education and Training Monitor 2024 – Italy della Commissione europea, in Italia arriva alla laurea solo un/una giovane su tre. Più del dato, conta il meccanismo che lo produce. I costi si concentrano in alcuni snodi critici (immatricolazioni, rinnovi, spostamenti, alloggio), i tempi sono lunghi e incerti, e l’ascensore sociale resta condizionato dal titolo di studio dei genitori (Percorsi di secondo welfare ne ha recentemente parlato anche qui).

È dentro queste fratture che si colloca la scelta della Fondazione Ufficio Pio di predisporre, grazie a lasciti testamentari ricevuti negli anni, nove borse di studio rivolte a studenti e studentesse di Medicina, a giovani con neurodiversità e a laureati/e che in Piemonte intendono proseguire nella formazione post-laurea, per accompagnarli lungo l’intero percorso formativo.

Nonostante l’incremento delle risorse dell’Ente Diritto allo Studio del Piemonte (EDISU), che ha aumentato di 19 milioni gli stanziamenti nell’ultimo anno accademico, permangono “zone d’ombra” in cui traiettorie altrimenti meritevoli rischiano di interrompersi. L’intervento della Fondazione Ufficio Pio si articola in tre direttrici strategiche:

  1. utilizzo mirato dei lasciti testamentari per sostenere chi rischia di restare escluso dai canali tradizionali di supporto;
  2. spostare l’attenzione dal pagamento di spese “una tantum” alla costruzione di percorsi che prevedono erogazioni in più rate agganciate a tappe verificate: immatricolazione/rinnovo, frequenza, esami, titolo;
  3. ridefinizione del concetto di merito, integrando risultati accademici e progressi compiuti in condizioni di vincolo socioeconomico.

Si tratta di un modello di secondo welfare “di sistema”, che non sostituisce l’intervento pubblico ma lo integra, là dove l’impatto marginale è più alto, con criteri trasparenti e una governance mista. Il meccanismo adottato consente di rendere prevedibili costi e passaggi, favorendo la pianificazione pluriennale e la tenuta motivazionale degli studenti.

L’asset building contro la disuguaglianza educativa

Orientare al futuro significa rendere visibile, tangibile e credibile oggi un traguardo che, per definizione, si colloca domani. Le nove borse sono state costruite con questa logica: le milestone (immatricolazione/rinnovo, frequenza, esami, titolo) trasformano un obiettivo lontano in passi vicini, ciascuno con un riconoscimento concreto (la rata). Questo approccio crea ancoraggi temporali e riduce l’incertezza: chi studia può programmare spese e impegni, vedere riconosciuto ogni avanzamento e mantenere alta la motivazione lungo periodi prolungati. In termini pratici, orientare al futuro vuol dire:

  • in Medicina, sostenere il “rettilineo finale” dove può verificarsi un rischio di abbandono;
  • nella neurodiversità, riconoscere che servono tempi e strumenti differenti per arrivare allo stesso traguardo;
  • nel post-laurea, rendere credibile e praticabile il salto verso la specializzazione.

In tutte e tre le tipologie di borse, la rateizzazione su tappe è l’architettura che trasforma il possibile in probabile: il percorso non è più un desiderio astratto, ma un piano con scadenze, verifiche e risorse dedicate.

Perché intervenire adesso? Per due ragioni. Primo, il quadro nazionale: l’Italia continua a collocarsi sotto la media OCSE per quota di laureati/e e per livello di investimento in istruzione terziaria. Il titolo universitario rimane ancora un traguardo per pochi, con effetti diretti sulla competitività del Paese e sulla mobilità sociale. La probabilità di completare l’università resta infatti significativamente più bassa per chi non ha genitori laureati/e, segnalando come le condizioni familiari pesino più del merito individuale. A questo si aggiunge un mercato del lavoro che premia sempre di più i titoli avanzati: restare indietro oggi rischia di tradursi in minori opportunità domani. Secondo, il quadro locale: il Piemonte sta potenziando il diritto allo studio, ma l’integrazione filantropica può coprire costi “di contesto” (alloggio, trasporti, connessione, strumenti) e fasi delicate (fuori corso, transizioni post-laurea) che i canali standard non sempre intercettano.

Borsa dedicata a Medicina e Chirurgia dell’Università di Torino

Si è scelto di accompagnare fino al traguardo gli/le studenti in fuori corso o ripetenza della Facoltà di Medicina e Chirurgia, ossia chi, proprio nella fase conclusiva, potrebbe interrompere il percorso senza un sostegno mirato. La formazione medica richiede carichi intensi e continui, con scarsa compatibilità con il lavoro retribuito; quando insorgono ritardi, aumentano costi diretti e indiretti e cresce il rischio di abbandono proprio a ridosso del traguardo. La borsa “Ermanno Costantini e Maria Teresa Fossati Reyneri” interviene chirurgicamente su questa fase: è riservata, infatti, a iscritti/e fuori corso o ripetenti con almeno 240 CFU. Il senso è chiaro: evitare che cadano proprio coloro che hanno già dimostrato capacità e tenuta, agganciando le risorse a traguardi verificabili fino al completamento.

Borse per studenti e studentesse neurodivergenti degli atenei piemontesi

Queste borse non si sostituiscono a misure già esistenti, ma aggiungono una leva dedicata per sostenere un progetto di studio su misura e favorire la piena partecipazione accademica, valorizzando i punti di forza di ogni studentessa e di ogni studente. La neurodiversità, infatti, comporta bisogni, tempi e costi specifici (strumenti compensativi, organizzazione dei tempi, servizi di accompagnamento) che richiedono risorse personalizzate e pluriennali. Le cinque borse “Rag. Faustino e Dott.ssa Giuseppina Moretti” nascono per rimuovere queste barriere con un sostegno che segue il/la beneficiario/a per più anni, sulla base di un progetto di studio strutturato. Requisiti: età inferiore ai 30 anni, iscrizione all’Università degli Studi di Torino, al Politecnico e all’Università del Piemonte Orientale nell’A.A. 2024/2025, con un ISEE universitario minore o uguale a 15.000 euro e con una diagnosi di disturbo del neurosviluppo. Queste borse si propongono di “normalizzare” la diversità come valore e responsabilità condivisa.

Borse per la formazione post-laurea dedicate a chi ha già incrociato la Fondazione Ufficio Pio

Molte/i giovani che hanno camminato con la Fondazione durante una parte del proprio percorso formativo si trovano davanti a un “gradino” costoso e organizzativo quando provano a salire a Master, Scuole di specializzazione, Corsi di perfezionamento o Dottorati (in Italia o all’estero). Senza un aiuto mirato, il capitale umano costruito negli anni rischia di non tradursi in competenze avanzate per persone e territori. Le tre borse “Dott. Giulio Robustelli Pisani” rispondono a questa frattura con un principio di continuità: fino a 15.000 euro in 2–4 rate entro 5 anni, riservate a chi ha partecipato a programmi/progetti della Fondazione negli ultimi 10 anni (laurea conseguita o in conseguimento entro A.A. 2024/2025). In sostanza, si converte un’aspirazione in un piano sostenuto e monitorato, completando la “filiera” delle opportunità avviata con la Fondazione.

Tre scelte, una stessa architettura

Tutte le borse come detto adottano erogazioni a milestone per finanziare percorsi; tutte assumono un’idea di merito “situata”, che riconosce impegno, continuità e traguardi anche in presenza di vincoli personali o economici; tutte richiedono ISEE universitario minore o uguale a 15.000 euro per concentrare l’aiuto dove l’impatto è maggiore; tutte ammontano sino a 15.000 euro, sulla base del progetto proposto.

“Ridisegnare il merito” non significa abbassare l’asticella, ma spostarla dove misura realmente la capacità di tenuta e di progressione. Per questo il merito non è una fotografia istantanea (solo media voti o eccellenze isolate), ma una traiettoria documentata: CFU cumulati e regolarità di frequenza, coerenza tra progetto e spese, capacità di tenere il passo nonostante vincoli economici o personali. Questo approccio riconosce le condizioni di partenza e valorizza i progressi relativi, senza sconti: le tappe sono chiare, le verifiche stringenti, l’uso delle risorse tracciato.

Per candidarsi, gli studenti possono fare riferimento ai tre bandi pubblicati sul sito della Fondazione Ufficio Pio e su quelli degli atenei piemontesi; la scadenza unica per presentare le domande è il 20 ottobre 2025.

La filantropia della Fondazione, molto radicata nella storia (430 anni!) e nei lasciti, con tali borse ambisce a farsi infrastruttura di futuro: integrare, accompagnare, completare. Con un’idea semplice e forte: l’obiettivo di studio può diventare più credibile oggi quando è sostenuto – per tappe – lungo tutto il cammino.

 

Foto di copertina: Zen Chung, Pexels.com