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Ad agosto l’Istat ha pubblicato le nuove Previsioni della popolazione residente e delle famiglie: nei prossimi decenni il nostro Paese perderà milioni di abitanti e vedrà crescere il peso della popolazione anziana. Entro il 2050 la quota di over 65 passerà dal 24,3% al 34,6%, mentre quella dei giovani fino a 14 anni è prevista in ulteriore discesa fino all’11,2%.  Nel giro di 25 anni la quota di ultrasessantacinquenni potrebbe essere più di tre volte superiore a quella rappresentata da bambini e ragazzi.

Come raccontiamo da tempo, con la serie giornalistica Denatalitalia, la crisi demografica ha radici complesse e conseguenze importanti per la nostra società. Tra queste vi è il rischio che le generazioni più giovani siano strutturalmente private della possibilità di incidere nel proprio contesto politico e sociale. Da anni studiosi ed esperte sottolineano infatti come il degiovanimento demografico1 possa tradursi in degiovanimento sociale, ovvero nella perdita di importanza e di centralità dei giovani.

È in questo contesto che parte oggi “Germogliazioni. Giovani primavera di comunità”, la campagna promossa da Acri e Assifero che si svolgerà tra il 22 settembre e il 1° ottobre nell’ambito della XIII Giornata europea delle fondazioni.

Azioni che germogliano e fanno germogliare

La Giornata europea delle fondazioni è un evento che si celebra ogni anno il 1° ottobre ed è promosso dal network europeo Philea – Philanthropy Europe Association per far conoscere a un pubblico più ampio la missione e l’opera delle organizzazioni filantropiche. In Italia l’evento è realizzato da Acri e Assifero, le associazioni che raggruppano rispettivamente le Fondazioni di origine bancaria e le altre Fondazioni ed enti filantropici (per esempio le Fondazioni di comunità, le Fondazioni di impresa, ecc.).

Alla campagna “Germogliazioni” partecipano 150 progetti che offrono alle giovani esperienze accessibili di cultura, sport, conoscenza, socialità e lavoro in tutta Italia (l’elenco completo si trova sul sito internet dedicato). Le 150 iniziative partecipanti sono molto diverse tra loro ma sono accomunate dall’obiettivo di offrire nuove opportunità a ragazzi e ragazze perché, come sottolineato dal presidente di Acri Giovanni Azzone: “garantire ai giovani la possibilità di partecipare pienamente significa liberare energie, idee e innovazioni di cui l’Italia ha bisogno per crescere in maniera coesa e inclusiva”.

Se quello giovanile è tradizionalmente un ambito di intervento del Terzo Settore, però, le fondazioni rivestono un ruolo particolare in questo campo di lavoro. Esse – per dimensioni, approccio, competenze e relazioni con il territorio – hanno infatti la possibilità di incidere in modo particolarmente significativo in questo ambito.

Ci sono almeno 4 strade attraverso cui fondazioni possono promuovere il protagonismo giovanile e contrastare il degiovanimento sociale.

1. Capire meglio le persone giovani…

… possibilmente prendendo le distanze dagli stereotipi.

Come mostra la ricerca, le fondazioni sono sempre più portate a operare sulla base di dati ed evidenze scientifiche ed empiriche. Si sta inoltre affermando sempre più l’idea che le fondazioni possano (e debbano) rendere questi dati il più possibile accessibili ad altri attori locali, affinché si diffonda la cultura del dato e si promuovano interventi e misure più rispondenti ai bisogni e alle condizioni del territorio. Questa propensione può essere applicata al contesto giovanile, anche per provare a contrastare narrazioni diffuse e stereotipate sulle generazioni più giovani.

È quello che ha fatto, per esempio, la ricerca “Giovane a chi? Numeri e voci di nuova cittadinanza attiva (e non)”, promossa dalla Fondazione CRC e realizzata in collaborazione con Italia Non Profit ed Eclectica+ (ne avevamo parlato approfonditamente qui). L’indagine evidenzia che i giovani cuneesi sono contraddistinti da un buon livello di partecipazione civica, anche se con diversi livelli di attivazione. Per sostenere al massimo queste energie è importante, fra le altre cose, diversificare e valorizzare la varietà delle esperienze di partecipazione, supportare le iniziative giovanili esistenti ed emergenti (v. anche il punto 4) e richiamare il ruolo delle istituzioni locali nell’attivismo giovanile.

Un altro esempio di questo impegno a conoscere i fenomeni attraverso indagini puntuali è la ricerca promossa da Acri proprio in occasione della campagna “Germogliazioni”. La rilevazione, intitolata “Gli italiani e il tempo libero. Giovani e adulti a confronto, tra interessi e opportunità”, si concentra su un campione rappresentativo di persone tra i 16 e i 75 anni, con un approfondimento specifico sulla fascia 16-25 anni. Il documento contiene diverse evidenze interessanti. Per esempio: il tempo libero è considerato dal totale degli intervistati soprattutto come un’occasione per riposarsi e dedicarsi alle proprie passioni; i giovani, pur condividendo questa visione, danno più rilievo al suo valore sociale, vedendolo come spazio per coltivare relazioni significative. Un altro dato interessante è la generale insoddisfazione in relazione al proprio tempo libero, che è però meno accentuata fra i giovani: quasi la metà degli italiani si ritiene insoddisfatta della qualità (49%, il 39% dei 16-25enni) e quantità del loro tempo libero (54%, il 50% dei 16-25enni).

A fronte di questa relativa minor insoddisfazione tra i più giovani, tuttavia, la ricerca evidenzia un altro dato importante: le persone intervistate riconoscono che una maggiore soddisfazione dei giovani per il loro tempo libero avrebbe effetti positivi non solo individuali ma sociali, riducendo il rischio di marginalità, favorendo relazioni costruttive, permettendo di sviluppare creatività e autostima e migliorando il benessere emotivo e persino il rendimento scolastico.

2. Pensare alle persone giovani come a una priorità…

Nel corso degli anni le fondazioni non solo sono state capaci di promuovere migliaia di iniziative a favore di bambini e ragazzi (come mostra “Germogliazioni”), ma hanno operato affinché concetti come “povertà educativa” e “comunità educante” entrassero nel dibattito pubblico e nell’agenda politica.

Questo è avvenuto, in particolare, grazie al Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Il Fondo – attuato dall’impresa sociale Con i Bambini, interamente partecipata da Fondazione Con il Sud – è stato lanciato nel 2016 per sostenere interventi sperimentali finalizzati a rimuovere gli ostacoli di natura economica, sociale e culturale che impediscono la piena fruizione dei processi educativi da parte dei minori. Il Fondo è operativo grazie a un Protocollo d’Intesa tra il Governo italiano e le Fondazioni di origine bancaria (rappresentate da Acri) e in questi anni ha sostenuto complessivamente oltre 800 progetti in tutta Italia raggiungendo più 500.000 di bambini/e e ragazzi/e.

Il funzionamento particolarmente innovativo del Fondo (che abbiamo approfondito qui) ha permesso non solo di rendere l’iniziativa particolarmente estesa e capillare; grazie al rapporto con oltre 9.500 organizzazioni tra realtà del Terzo Settore, scuole ed enti pubblici il Fondo ha contribuito a far diventare prioritario il contrasto alla povertà educativa minorile in molti contesti territoriali.

3. Coinvolgere le persone giovani nelle scelte…

… specialmente nelle proprie scelte.

È un impegno che hanno assunto moltissime fondazioni negli ultimi anni. Lo hanno fatto, per esempio, aderendo alla campagna “Future Chair” promossa a partire dal 2023 da Assifero per favorire il dialogo intergenerazionale all’interno degli enti filantropici. Le organizzazioni firmatarie (al momento più di 60) si impegnano – tra le altre cose – a promuovere e creare spazi di dialogo e confronto con i giovani all’interno dei propri processi e programmi, a garantire condizioni abilitanti per la partecipazione dei giovani e a promuovere una cultura dell’ascolto attivo a tutti i livelli. Il presidente di Assifero, Antonio Danieli, ha sottolineato che l’associazione stessa vuole farsi sempre più promotrice di “una visione che vede i giovani intesi non come meri beneficiari di progetti, ma come protagonisti pro-attivi delle scelte che plasmano il futuro delle comunità e del nostro Paese“. Tra gli impegni concreti, per esempio, nel recente rinnovo delle cariche il neo-eletto Consiglio Nazionale 2025-2029 ha voluto assegnare una delega di mandato strategico proprio al tema dei giovani e della scuola (affidata alla vicepresidente vicaria Francesca Campora).

Negli ultimi anni anche molte Fondazioni di origine bancaria si sono impegnate per favorire un maggior coinvolgimento delle persone giovani al loro interno. Nella maggior parte dei casi lo hanno fatto costituendo degli Young Advisory Board; si tratta di organi consultivi, ulteriori rispetto a quelli già previsti, composti da giovani e finalizzati a far emergere esigenze e dinamiche rimaste finora inascoltate nell’ambito del protagonismo giovanile. Questo strumento si sta diffondendo sempre più, favorendo il coinvolgimento di gruppi tradizionalmente lontani dalla filantropia. Gli Young Advisory Board offrono così alle Fondazioni (e a tutto il territorio) la possibilità di aprirsi a nuove voci e nuovi punti di vista e di accrescere la propria capacità di anticipare bisogni e dinamiche e di sperimentare possibili soluzioni, anche con l’apporto di attori locali significativi.

4. Premiare il protagonismo giovanile…

… per esempio attraverso iniziative di prize philanthropy. Questo approccio consiste nell’uso di premi in denaro per riconoscere i risultati ottenuti o per promuovere e stimolare sviluppi orientati a specifici obiettivi. Iniziative di questo genere non garantiscono un supporto strutturale e continuativo come le erogazioni ordinarie; tuttavia, avendo una maggior visibilità, sono capaci di creare o rafforzare la consapevolezza intorno a specifici temi portandoli al centro dell’attenzione pubblica. Inoltre i premi filantropici hanno vincoli di accesso generalmente meno rigidi rispetto alle erogazioni ordinarie, e grazie a questa caratteristica riescono spesso a diversificare il profilo dei beneficiari delle risorse, raggiungendo anche soggetti più distanti dall’ecosistema della filantropia.

Un esempio interessante, nell’ambito del protagonismo giovanile, è “GenP- Giovani che partecipano”, premio promosso da Acri con l’obiettivo di riconoscere e sostenere le organizzazioni del Terzo Settore composte e guidate da giovani under 35. Le candidature per GenP si sono appena chiuse ed è in corso la fase di selezione: a novembre verrà annunciata una shortlist di 10 organizzazioni finaliste e, tra queste, una giuria di esperti/e selezionerà le 3 organizzazioni vincitrici (a cui sarà assegnato un contributo di 10.000 euro ciascuna). I vincitori saranno premiati a dicembre nel corso di una cerimonia, in cui sarà anche presentata un’indagine realizzata da Percorsi di secondo welfare sul tasso di presenza di under 35 nei consigli di amministrazione delle organizzazioni del Terzo Settore.

Il premio GenP intende portare alla luce esperienze significative di partecipazione giovanile, valorizzando modelli innovativi di governance e progettazione che vedano i giovani protagonisti nei processi decisionali. Si tratta di un esempio interessante di come la questione del protagonismo giovanile incida su moltissimi ambiti diversi, per esempio nel Terzo Settore: la capacità di coinvolgere le giovani generazioni è strettamente legata alla sostenibilità stessa di questo settore, nonché alla sua capacità di anticipare e individuare bisogni sociali e di rispondervi in modo innovativo.

 

Note

  1. La riduzione della percentuale di giovani sul totale complessivo della popolazione.
Foto di copertina: Tanya Prodaan, Unsplash.com