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Gian Paolo Barbetta, docente di Politica Economia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, ha recentemente dato alle stampe “Le Fondazioni. Il motore finanziario del terzo settore” (Il Mulino, 2013, p. 144). Questo interessante volume indaga in maniera semplice ed efficace storia, funzioni, pregi e difetti delle fondazioni italiane, chiarendone i ruoli e identificandone le caratteristiche più interessanti in un’ottica di innovazione del sistema di welfare.

Barbetta, anche in forza dell’esperienza acquisita alla guida dell’Unità strategica per la filantropia di Fondazione Cariplo, descrive con chiarezza un mondo che negli ultimi anni ha acquisito un peso sempre maggiore per il terzo settore italiano, tanto da un punto di vista quantitativo che di impulso all’innovazione del sistema stesso. Recenti dati Istat, raccolti in occasione del 9º Censimento dell’industria e dei servizi, rivelano che in Italia sono attualmente presenti 6.220 fondazioni, sviluppatesi in gran parte nel corso dell’ultimo decennio. Tra il 2001 e il 2011 queste realtà, operanti in diversi settori che spaziano dalla cultura alla ricerca, dalla sanità all’assistenza sociale, dalla tutela dell’ambiente allo sviluppo della filantropia, sono più che raddoppiate aumentando del 102%.

Da un punto di vista prettamente numerico, dunque, negli ultimi anni le fondazioni hanno assunto un peso notevole, ma ancora più interessante appare il ruolo strategico assunto da queste realtà per lo sviluppo del terzo settore italiano. Le fondazioni da sempre perseguono finalità caritatevoli, promuovendo la filantropia e garantendo l’erogazione di importanti risorse e servizi verso i propri ambiti o territorio operativi, ma sempre più importante le azioni intraprese in un’ottica di innovazione sociale. Progressivamente, anche a fronte dei nuovi rischi e bisogni provenienti dalla società civile, le fondazioni hanno infatti modificato le proprie prospettive operative, sperimentano politiche che favoriscono la collaborazione tra attori diversi e dando vita a reti di cooperazione inedite per il nostro Paese. Le fondazioni si sono (ri)scoperte particolarmente adatte ad affrontare problemi tipici delle società contemporanee affiancando quei soggetti – in primis il settore pubblico – che a causa della crisi si trovano in difficoltà a fornire risposte coerenti ed efficaci.

Bastano queste brevi notazioni a capire l’importanza di comprende come e quanto questi soggetti contribuiscano, e potranno contribuire, alla vita del terzo settore e allo sviluppo socio-economico del nostro Paese. Da qui l’importanza del volume di Barbetta, che ripercorre la storia e le caratteristiche delle fondazioni italiane approfondendone dimensioni, caratteri principali, funzioni, trattamento giuridico e fiscale riservato dal nostro ordinamento. Particolarmente interessante l’analisi svolta negli ultimi due capitoli in cui, senza tecnicismi, l’autore analizza le differenti fondazioni presenti nel Paese in base al loro carattere operativo o erogativo, andandone a individuare i tratti più interessanti in un’ottica di ricalibratura del sistema di welfare.

Chiunque volesse farsi un’idea del variegato mondo che si trova dietro al termine “fondazioni” può trovare nel volume di Barbetta un utilissimo strumento in grado di fornire informazioni basilari a cui si aggiungono interessanti spunti di riflessione circa il ruolo innovativo che questi soggetti potranno sempre più assumere nel panorama italiano.

 

Riferimenti

La presentazione del volume sul sito del Mulino 

La pagina di Gian Paolo Barbetta sul sito dell’Università Cattolica

Il sito del 9º Censimento dell’industria e dei servizi

 

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