Pillole
Terzo Settore

Caro Governo, che facciamo col 5×1000?

Nel 2017 è stata raggiunto il "tetto" dei 500 milioni di euro, ma le istituzioni pubbliche hanno fatto finta di nulla. Ora però, con la riforma del Terzo Settore e l'aumento degli importi, occorre fare chiarezza.

Se ne parla molto, lo chiedono in tanti, lo devolvono sempre di più, ma alla fine arriva davvero ai beneficiari finali? Stiamo parlando del 5×1000, la misura fiscale che consente ai contribuenti italiani di destinare (senza oneri aggiuntivi) una quota delle proprie tasse – pari appunto al 5 per mille dell’IRPEF, l’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche) – a enti registrati presso l’Agenzia delle Entrate che si occupano a vario titolo di attività di interesse sociale nell’ambito del volontariato, della promozione sociale, dello sport, della ricerca scientifica o della ricerca sanitaria. E, volendo, tale quota può essere destinata anche ai Comuni. 

Il 5×1000 da quando è stato introdotto in via sperimentale con la Legge Finanziaria 2006 e, nonostante vari interventi normativi (ben sintetizzati qui) che ne hanno ridefinito più volte i perimetri e le quote, si è dimostrato un aiuto fondamentale per tanti enti non profit del nostro Paese. Lo Stato, con la Legge Stabilità 2015, ha stabilizzato il contributo, rendendolo una fonte sicura e costante di finanziamento per gli enti che possono richiederlo, ma ha anche fissato un "tetto" massimo alle risorse destinabili alle organizzazioni potenzialmente beneficiarie di questo trasferimento: 500 milioni di euro

A fine marzo l’Agenzia delle Entrate ha reso noto l’elenco delle realtà ammesse alla ripartizione delle risorse del 5×100 per l’anno 2017, che ammontavano complessivamente a 495.841.714,55 €, una cifra di poco sotto al "tetto" previsto. Alcuni osservatori hanno tuttavia notato che se tale numero viene sommato alla cifra che avrebbe dovuto essere destinata agli enti non ammessi alla ripartizione, pari a 4.158.285,45 €, il risultato finale è di 500.000.000 € tondi-tondi

Un dato più che sospetto, che ha spinto Vita a chiedere all’Agenzia dell’Entrate se la soglia del 5×1000 fosse effettivamente stata raggiunta – non c’era stata nessuna comunicazione in tal senso – e, nel caso, quante risorse aggiuntive avrebbero potuto essere destinate alle organizzazioni non profit scelte dai cittadini se non ci fosse stato tale "tetto". L’Agenzia ha confermato il raggiungimento della soglia, ma non ha fornito altri numeri che aiutino a capire a quanto ammmontasse la cifra complessiva devoluta dagli italiani né quanto fossero stati ridimensionati i trasferimenti finali alle organizzazioni beneficarie.

Alla luce di questi elementi 35 Senatori hanno presentato una interrogazione parlamentare rivolta al Ministro dello sviluppo economico, del lavoro e delle politiche sociali Luigi Di Maio e al Ministro delle finanze Giovanni Tria per chiedere chiarimenti. L’obiettivo è quello di conoscere l’esatto importo che i contribuenti italiani nel 2017 hanno destinato al 5×1000, quante risorse hanno "perso" le organizzazioni beneficiari e se il Governo prevede di innalzare lo stanziamento a copertura del 5 per mille a partire dalla prossima Legge di Bilancio.

Considerato l’aumento degli importi del 5×1000 tra 2016 e 2017 (anche senza contare l’extra-soglia è aumentato di 4.205.407,55 €, pari allo 0,86% in più) e il probabile allargamento della platea dei beneficiari a seguito dell’entrata a regime del nuovo Registro unico nazionale del Terzo settore, il tema va affrontato urgentemente.

Per tenere alta l’attenzione sul tema Vita ha convocato una conferenza stampa per il 5 giugno a Palazzo Madama, a cui interverrano il Senatore Edoardo Patriarca, Maurizio Mumolo, direttore del Forum Terzo Settore, Mario Consorti, Presidente NP Solutions, con il contributo di Rossano Bartoli, Presidente della Lega del Filo d’Oro e di Francesco Gesualdi, direttore generale di AIL. Alla conferenza è stato invitato anche il sottosegretario Claudio Durigon.

Riferimenti

Interrogazione parlamentare n. 4-01627