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cultura

A livello internazionale sono tanti i casi di biblioteche che si sono innovate per andare incontro ai bisogni sociali delle proprie comunità. Andiamo a scoprire tre esperienze poco note ma molto interessanti che si sono sviluppate in Inghilterra, Svezia e Danimarca.
L’idea del sociale sta cambiando le biblioteche, che da “case dei libri” stanno diventando luoghi dove si possono costruire nuove relazioni e immaginare servizi di welfare “leggeri” attraverso processi territoriali partecipati.
Le biblioteche rispondono da sempre a una pluralità di bisogni. Sono ad esempio presidi civici e sociali che offrono la possibilità di socializzare e acquisire liberamente una formazione autonoma, fuori dagli spazi istituzionalmente deputati all’apprendimento e all’istruzione. Ma sapranno sopravvivere alle innovazioni degli ultimi anni?
Come una cooperativa sociale di tipo B sta provando a usare innovazione e digitale per garantire l’accesso alla cultura a tutta la cittadinanza, a partire da quella più fragile.
Sul Corriere della Sera è stata pubblicata un'inchiesta, a cui ha contribuito anche il nostro Laboratorio, che approfondisce come le biblioteche possano diventare luoghi ospitali per il secondo welfare
La riduzione dell'orario di lavoro ha un impatto positivo sulle vite delle persone. Ma bisogna tenere in considerazione il lavoro di cura non retribuito, e promuovere una cultura della condivisione dei carichi di cura. Altrimenti i vantaggi della misura non saranno equi.
Andare verso le persone, ascoltarle e progettare insieme a loro. Sono questi i punti centrali emersi durante gli Stati generali delle biblioteche che si sono svolti a Milano
Si tratta di Book2Book, una piattaforma che genera connessioni tra le persone, crea rete tra enti pubblici e del privato sociale mettendo in circolo capitale culturale letterario inespresso. Un’esperienza interessante in un'ottica di welfare socio-culturale.