2 ' di lettura
Salva pagina in PDF

Il welfare aziendale anche per i liberi professionisti. Sembra un ossimoro ma non lo è. È la proposta di uno studio legale,La Scala, tra i primi ad offrire alle sue 110 partite IVA, tra avvocati e praticanti, lo stesso piano welfare riservato ai dipendenti.

Una novità nel panorama italiano che accende un faro sul vuoto normativo in materia. Quella dell’estensione dei benefit aziendali e, più in generale, degli ammortizzatori sociali agli atipici e ai precari – liberi professionisti, ma anche co.co.co e altre figure come per esempio quella degli assegnisti di ricerca in Università – è una battaglia che alcune associazioni, come per esempio Acta sul fronte dei free-lance, stanno conducendo da anni ma che fatica ancora a tradursi in un cambiamento culturale e legislativo.

E come spesso accade, dove non interviene la politica lo fanno le buone pratiche, per il momento lasciate alla “bontà” dei singoli datori di lavoro. È il caso, appunto, di La Scala Studio Legale, che ha lanciato un piano welfare per i suoi 190 addetti, di cui 110 partite IVA e 80 componenti dello staff tra contratti a tempo indeterminato, determinato, apprendistato e collaboratori.

Offrirlo solo ai dipendenti avrebbe comportato una disparità di trattamento nei confronti dei colleghi, di qui la decisione di estenderlo a tutti: “Siamo diventati una piccola-media impresa – spiega Marco Pesenti, senior partner e cofondatore dello studio –  abbiamo ritenuto che fosse giusto offrire un piano di welfare a tutte le persone che lavorano con noi”.

La società non è nuova a iniziative di questo tipo: “Il piano welfare sviluppa ulteriormente alcune prassi già consolidate in questi anni – aggiunge Pesenti – e che comprendono, ad esempio, trattamenti di tutela del professionista in termini di mantenimento del posto di lavoro e dello stipendio in casi come l’infortunio o la malattia”.

Poiché l’età media dello studio è di 35 anni, il nuovo piano si focalizza sul tema della conciliazione vita-lavoro offrendo tre diversi bonus: un bonus bebè di mille euro per i dipendenti con figli nati dal 1 gennaio 2014 in poi, un bonus scuola di 200 euro l’anno per chi ha figli in età scolare e infine un bonus welfare di 150 euro annui per tutti da spendere in visite ed esami medici, servizi di baby-sitting o attività di intrattenimento.

Il tutto by-passando la legge di stabilità 2016, che per incentivare lo sviluppo del welfare aziendale agevola fiscalmente i dipendenti che scelgono di convertire il premio di produttività in benefit, escludendo i liberi professionisti. Criteri troppo stretti per il mercato del lavoro attuale e che tagliano fuori una vasta platea di potenziali beneficiari.


Questo articolo è stato pubblicato sul blog del Corriere della Sera "La Nuvola del Lavoro" ed è stato riprodotto su consenso dell’autrice