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Il sistema di welfare aziendale della Banca Popolare di Bergamo (Gruppo UBI Banca), di cui ci eravamo già occupati nei mesi scorsi, offre ai propri dipendenti una vasta gamma di servizi quanto mai preziosi in questo momento difficile in cui si assiste al progressivo indebolimento del welfare pubblico. Le principali prestazioni offerte dall’azienda attualmente riguardano polizze malattia, previdenza complementare, sostegno per familiari disabili, permessi retribuiti, borse di studio per dipendenti e figli, assegni per la mobilità in caso di percorrenze casa-lavoro di medio/lungo raggio, asilo nido aziendale e flessibilità dell’orario di lavoro (particolarmente interessante in questo senso il progetto Social Hour).

BPB ha prestato particolare attenzione agli strumenti destinati alle famiglie, che vanno incontro alla diffusa esigenza di una maggiore conciliazione tra tempi di vita e lavoro. I principali istituti a favore della genitorialità riguardano la flessibilità dell’orario di lavoro, contributi economici annui per le famiglie monoreddito, borse di studio per i figli dei dipendenti e l’asilo nido aziendale. Quest’ultimo offre un servizio di qualità facilmente accessibile (si trova nelle vicinanze della Direzione Generale del Gruppo UBI a Bergamo), orari elastici pensati per essere compatibili con le tempistiche di lavoro sia a tempo parziale che a tempo pieno, e prevede rette agevolate pari al 50% circa dei prezzi di mercato. La struttura, che ospita i figli dei dipendenti dai 3 mesi ai 3 anni d’età per 12 mesi all’anno, favorisce il rientro al posto di lavoro del personale al termine del congedo parentale e garantisce la cura dei figli fino all’inserimento nella scuola materna.

Per dare continuità a questa politica family friendly, a seguito di richieste provenienti dalle componenti sindacali, l’azienda ha scelto di attivare un nuovo servizio di welfare destinato alle famiglie con figli piccoli che, soprattutto nel periodo estivo, faticano a conciliare i tempi vita-lavoro. E’ nato così il progetto “Centro Ricreativo Estivo” (CRE) operativo nel periodo di chiusura estiva delle scuole (dal 17 giugno al 6 settembre, dalle 8 alle 18) e aperto ai figli dei dipendenti tra i 3 e i 14 anni di età. I lavoratori possono così affidare la cura dei propri figli ad una struttura riconosciuta e qualificata per uno o più periodi nel corso dell’estate (almeno per 5 giorni, non necessariamente consecutivi) contribuendo solo parzialmente alla copertura del costo che per oltre la metà è a carico dell’azienda. Il servizio per ora è un progetto pilota limitato alle aziende del Gruppo UBI che hanno la propria sede legale nel Comune di Bergamo, ma in caso di riscontri positivi è probabile che possa essere esteso anche in altre città in cui è attivo il Gruppo bancario.

Inutile dire come un simile servizio, il primo del suo genere nel settore bancario italiano, rappresenti una risorsa importante per i lavoratori e, nel contempo, per la stessa azienda. Come dimostrato da un recente rapporto curato da McKinsey il welfare aziendale è tutt’altro che un dono calato dall’alto, ma è anzi una leva che favorisce la competitività aziendale. Si tratta, infatti, di un investimento che porta per ogni 150 euro impiegati un guadagno di 300 euro tra risparmio effettivo e aumento di produttività. In futuro forse sarà possibile quantificare i benefici del progetto CRE, per ora rappresenta senza dubbio un interessante esempio di welfare che non va in vacanza, e che supporterà i dipendenti di BPB per tutto il periodo estivo.

 

Riferimenti

Il comunicato delle organizzazioni sindacali di BPB

Il punto di vista della Fiba CISL

Ubi Banca – Banca Popolare di Bergamo: un buon esempio di integrazione tra welfare pubblico e privato 

Come coniugare esigenze personali dei dipendenti e contenimento dei costi: il "Social Hour" del Gruppo Banco Popolare

Il vantaggio competitivo del secondo welfare

I nostri approfondimenti sul welfare aziendale

Il secondo welfare in Italia. Esperienze di welfare aziendale a confronto

Welfare aziendale: è proprio per tutti?

Flessibilità, produttività e conciliazione famiglia-lavoro: un’alleanza possibile

 

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