Promuovere incontri tra una persona volontaria che parla l’italiano, chiamata tutor, e una persona migrante con competenze linguistiche di base, denominata tutee, che per un periodo di 6 mesi si incontrano una volta a settimana per circa due ore, dialogando tra loro per supportare l’apprendimento della lingua come veicolo di inclusione sociale. È questo il fulcro di a Tu per Tu, progetto di volontariato linguistico della Fondazione Ufficio Pio di Torino.

Ma perché la Fondazione ha ritenuto di avviare una simile iniziativa? Perché incontri di conversazione e non un vero e proprio corso di italiano L21? E in generale, non ci sono forse aspetti più urgenti, come casa, documenti di soggiorno, vestiti, cibo?

Per rispondere a queste domande, in questo articolo ci affidiamo agli spunti e alle riflessioni che Roberto Bertolino dell’Associazione Frantz Fanon condivide con la Fondazione durante le formazioni e le supervisioni di tutor e tutee. Ma anche raccontando tante storie concrete incontrate nel corso del progetto.

Incontrarsi per costruire un futuro comune

Tu per Tu non è un progetto oblativo, che parte da un gesto solo altruistico, ma un’attività che nasce da un desiderio profondamente egoista: tentare di costruire un mondo migliore per i nostri figli. Le persone migranti che incontriamo oggi avranno, o già hanno, dei figli che si siederanno accanto ai nostri nelle scuole. Anche se oggi incontriamo una persona per la prima volta, le nostre generazioni si sono già incontrate nella storia, spesso in modo violento. E si sono anche incontrate in Libia, alle frontiere dei Balcani, lasciando segni tangibili sui corpi di chi è riuscito a fare il viaggio. Dobbiamo riabilitare questi incontri e chiederci cosa vogliamo che queste persone trasmettano ai loro figli, in merito a come sono state accolte.

Cristina e Blessed: una relazione che trasforma

Blessed è una giovane ragazza di origini nigeriane, frequenta un corso di italiano per stranieri e nessuno nella sua famiglia e tra i suoi amici parla italiano. Cristina, assistente sociale vicina alla pensione e neo-nonna, si è proposta come tutor con l’intenzione di fare la sua parte per una società più accogliente e vivere un’esperienza di incontro diversa dalle relazioni di aiuto che la impegnano come professionista del sociale.

I primi incontri sono di scoperta reciproca: qualche silenzio, le passeggiate sotto i portici, la visita a una mostra, un giro al mercato, la scoperta di condividere la passione per la lettura. Insieme a un’altra coppia Tu per Tu, dopo qualche mese, vanno a Genova in giornata con il treno: esperienza che lascia in loro ricordi memorabili.

Blessed, col tempo, acquisisce sicurezza fiducia nel prendere la parola e interagire in italiano nelle situazioni in cui ha più difficoltà. Cristina scopre con piacere lati di sé che non conosceva. In sei mesi, entrambe ampliano la loro mappa mentale e affettiva della città.  

Volontariato come cittadinanza attiva

Tu per Tu non è solo volontariato ma una forma di cittadinanza attiva che crea le condizioni per un incontro differente. È un progetto politico, nel senso più ampio e profondo del termine: fondato su una visione del mondo nella quale le persone sono riconosciute come soggetti legittimi in un territorio, con i quali costruire un legame sociale.

Alcune persone migranti non paiono interessate a imparare l’italiano, principalmente perché non hanno persone italiane con le quali parlare e non ne avvertono l’importanza. Sovente si richiama l’utilità per il lavoro ma non è una motivazione sufficiente. Si verifica quello che è noto come bias linguistico, dove le persone si vergognano di parlare una lingua perché non la parlano “per” altri e non ne avvertono il bisogno.

Alireza: dall’italiano di servizio all’italiano di vita

Alireza è un ingegnere pakistano sulla trentina. Il suo lavoro in un’azienda internazionale gli permette di esprimersi in inglese, lasciando l’italiano come scelta residuale per le necessità quotidiane (fare la spesa, gestire i documenti di soggiorno). Non ha occasione di parlare in italiano e la limitata padronanza della lingua lo inibisce nelle interazioni significative, lasciando spazio alla solitudine. Il suo è un italiano di servizio, non un italiano di vita.

Con Tu per Tu incontra Mattia, accademico sulla quarantina, trasferitosi a Torino per lavoro dopo una lunga esperienza all’estero. Scoprono di condividere la solitudine e la noia della domenica.

Un approccio aperto, paritario e non giudicante consente ad Alireza di esprimersi in italiano anche su aspetti diversi dai bisogni personali, permettendogli di essere visto non solo come “un migrante” ma di essere riconosciuto come un professionista con cui condividere passioni e competenze. 

Dall’apprendimento all’acquisizione di una lingua

Tu per Tu non lavora sull’apprendimento della lingua ma sulla sua acquisizione attraverso la costruzione di un legame sociale. Il suo frutto principale non è l’ampliamento del vocabolario ma il rendere l’italiano desiderabile, poiché si ha il piacere di confrontarsi con una persona specifica interessata all’altro e ai suoi sogni.

Possedere una lingua significa possedere un mondo di relazioni. L’italiano non è solo uno strumento per il lavoro, ma il mezzo per vivere come soggetti legittimati, cioè riconosciuti come parte integrante della comunità e titolari del diritto di partecipare alla vita sociale del territorio. Tu per Tu prova a costruire le condizioni perché la lingua italiana possa essere amata. La lingua è desiderabile quando consente di comunicare con persone con cui si ha piacere di scambiare parole che creano legami, riconoscimento e appartenenza.

Fatima e Annamaria: l’italiano come ponte emotivo

Fatima, giovane madre marocchina, ha imparato l’italiano per necessità: portare i figli dal pediatra, parlare con le maestre, fare la spesa. Annamaria, 50 anni, lavora nell’ambito della cultura. Fatima non ha un buon rapporto con la città: è qui per scelte familiari non condivise, ha nostalgia del suo paese di origine, della sua vita precedente fatta di relazioni, natura, cibi e profumi che hanno lasciato un vuoto colmato con le difficoltà, la solitudine, il grigiore, la fatica.

Ora, quando Fatima parla italiano pensa anche un po’ ad Annamaria, ai posti che hanno visitato insieme, alle chiacchiere e allo spazio che con Tu per Tu è riuscita a concedersi e che l’ha un po’ alleggerita. Cambia prospettiva sulla città: capisce di essere nel posto giusto nel momento giusto, desidera migliorare l’italiano per migliorare la propria vita qui. Il marito la supporta e si occupa dei figli dandole la possibilità, ad esempio, di andare a teatro alla sera. Con Tu per Tu Fatima scopre che a Torino ci si può anche divertire: torna dagli incontri più felice ma soprattutto è impaziente di riportare anche in famiglia questa gioia ritrovata, le scoperte e gli stimoli. Anche la prospettiva di Annamaria cambia, scoprendo disuguaglianze, ingiustizie e differenze di trattamento. Scopre che la sua città ha una comunità marocchina ricchissima, con associazioni ed eventi culturali.

Un progetto che lavora sulla simmetria

Tu per Tu lavora sul riconoscimento dell’altro, della persona di fronte a noi e costruisce il legame sociale. È distante dal modello di un volontariato basato su una relazione di aiuto, asimmetrica, bensì è un progetto che lavora sulla simmetria, sulla costruzione di una relazione. Per esempio, nel momento della consegna della carta di credito prepagata con 150 euro (Tu per Tu finanzia la costruzione di un progetto condiviso da tutor e tutee come avevamo raccontato qui, ndr), è la coppia a decidere chi la terrà, ed è la coppia a definire per quale progetto verranno impiegati i soldi. È una relazione simile a quella ordinaria tra persone, che include l’incontro e il confronto tra individui diversi. Di conseguenza, diventa un’occasione generativa, perché crea le condizioni per la nascita del legame sociale. Un legame che parte da una singola persona, il tutor, per poi allargarsi alle altre che vivono nel quartiere e nella città.

Serena Xiao Li e Clara: amicizia e condivisione come scelta

Serena Xiao Li, 23 anni di origine cinese, è una studentessa all’Accademia delle Belle Arti. Clara Maria, 26 anni, è colombiana, in tirocinio in un’azienda internazionale. Insieme fanno un tour gastronomico alla scoperta delle cucine del mondo, scegliendo sempre insieme dove andare. La comune passione per l’arte le porta a visitare mostre e a sentire concerti di musica jazz, tra cui quelli della band in cui suona Clara Maria. La carta viene gestita in modo condiviso, come fossero due amiche che decidono come passare del tempo insieme.

Clara Maria e Serena Xiao continuano a sentirsi nonostante entrambe abbiano cambiato città per via del lavoro. Ognuna di loro ha dato e ricevuto in uno scambio spontaneo e sincero.

Il dono del tempo che genera appartenenza

Tu per Tu è dunque un substrato nel quale cresce il desiderio di conoscere la lingua italiana perché si ha qualcuno con cui usarla, perché si diventa qualcuno per qualcuno. Nel progetto non si incontra un operatore, un professionista, una persona pagata per parlare, ma un individuo che gratuitamente spende il proprio tempo. È la dimensione del dono a costruire il legame sociale, come dice l’antropologo Marcel Mauss, perché questo implica l’obbligo morale della restituzione. Il tutee dovrà colmare il dono ricevuto, principalmente con il desiderio di apprendere l’italiano.

Diventare qualcuno per qualcuno significa legittimare queste persone a camminare nelle strade delle nostre città e allentare la loro dimensione di estraneità, rispondendo al bisogno umano fondamentale di costruire legami sociali, rilevante e importante e forse antecedente a casa, documenti, vestiti e cibo.

In questo senso nel bilancio di sei mesi di progetto emerge come per tutor e tutee il progetto Tu per Tu modifichi la loro percezione della città. Non imparano solo l’italiano, ma costruiscono appartenenza. Spesso i tutee riferiscono di non sentirsi più stranieri nella loro città. I tutor, invece, scoprono di vivere in una città più ricca e diversa da quanto pensassero.

 

Note

  1. In riferimento alla lingua italiana, L2 indica l’italiano appreso come seconda lingua, distinto dall’italiano come lingua madre (L1). Si parla di italiano L2 quando la lingua viene acquisita in un contesto in cui è usata quotidianamente (ad esempio da migranti, studenti stranieri o bambini con altra lingua familiare) e non come lingua straniera studiata solo a scuola, Ndr.
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