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Il 29 gennaio su Corriere Buone Notizie, inserto settimanale del Corriere della Sera, è stata pubblicata un’inchiesta curata da Percorsi di secondo welfare sui Centri di servizio per il Volontariato. Di seguito trovate il commento firmato da Elisabetta Cibinel sul ruolo che i CSV vanno assumendo negli ultimi anni per allinearsi con le previisoni della Riforma del Terzo Settore e per rispondere alle rinnovate esigenze di chi fa volontariato; qui invece potete trovare l’articolo di contesto firmato dal giornalista del Corriere Davide Illarietti e l’infografica curata da Sabina Castagnaviz.

I dati diffusi da CSVnet a dicembre 2018 testimoniano la ricchezza e la complessità che caratterizzano l’attività dei Centri di Servizio per il Volontariato (CSV). Queste realtà locali rappresentano un fondamentale punto di riferimento e di aggregazione per il volontariato, quella parte di Paese che – come ci ha ricordato il Presidente Mattarella nel suo discorso di fine anno – “ricuce e dà fiducia”. Le associazioni, e i volontari e le volontarie che le compongono, si fanno infatti portatrici di valori e culture che promuovono la dignità umana e la tutela delle persone in condizioni di esclusione e discriminazione.

Da quando esistono i CSV si sono dedicati con crescente impegno all’erogazione di servizi e formazione per le diverse realtà che vi afferiscono. Da questo punto di vista il percorso partecipativo di riforma del Terzo Settore, confluito nel Codice del Terzo Settore (D. Lgs. 117/2017) e successive modifiche, ha confermato e rafforzato la vocazione dei CSV. Tralasciando le questioni tecniche e giuridiche e le novità introdotte in termini di beneficiari (argomenti di cui si è più volte discusso anche in queste pagine), preme sottolineare alcune attività che il Codice riconosce e attribuisce ai CSV: servizi di formazione e consulenza finalizzati a qualificare competenze e tutele dei volontari; servizi di informazione e comunicazione finalizzati a incrementare la qualità e la quantità di informazioni utili al/sul volontariato; servizi di supporto tecnico-logistico volti a facilitare o promuovere l’operatività dei volontari; servizi di promozione, orientamento e animazione territoriale.

Queste attività fanno dei CSV dei veri e propri soggetti di capacitazione del volontariato in grado di aiutare le associazioni e i singoli volontari a diventare più preparati, più conosciuti e meglio organizzati. I dati diffusi da CSVnet evidenziano come i Centri sul territorio si siano già attivati per cogliere la sfida posta dal Codice del Terzo Settore: il 2017 ha registrato incrementi significativi, ad esempio, nelle attività di formazione, servizi di supporto e comunicazione. Più di 15.000 incontri hanno favorito l’orientamento e l’accompagnamento al volontariato, con un’attenzione particolare al coinvolgimento di scuole e università.

Accanto a questo ruolo di formazione e supporto i dati fanno emergere un’altra identità dei CSV: “hub” locali in cui mettere in pratica sperimentazioni di animazione territoriale e di co-progettazione tra pubblico e privato. Questa funzione appare cruciale nell’attuale contesto sociale e politico: gli anni della crisi e i contestuali cambiamenti culturali hanno evidenziato l’incapacità del Pubblico di rispondere autonomamente a bisogni sociali e sfide emergenti, mettendo il Terzo Settore nelle condizioni di partecipare sempre più spesso anche alla progettazione delle politiche sociali, e non solo alla loro implementazione. Da questo punto di vista il volontariato deve sapersi porre sempre più come interlocutore autorevole. Sono da leggere in quest’ottica le azioni dei CSV: formazione, supporto logistico e organizzativo, orientamento al volontariato. La “bicicletta” del volontariato ha bisogno di ruote solide a cui appoggiarsi, una catena per trasmettere i rapporti, gambe robuste e voglia di spingere sui pedali.