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Il 29 e 30 novembre si è svolto a Salerno il convegno "L’approccio integrato 0/6 nell’educazione dei bambini", promosso dal Gruppo CGM e dal Consorzio di Cooperative Sociali La Rada per approfondire le novità che negli ultimi anni hanno interessato il sistema educativo per la fascia 0-6, in particolare dopo l’approvazione della cosiddetta "Buona Scuola”. La scelta di Salerno quale sede dell’evento non è stata casuale. La città, come indicano alcuni dati interessanti di Open Polis, è infatti un’eccellenza per quel che riguarda i servizi della prima infanzia: mentre in Campania il tasso di copertura degli asili nido è fermo al 6,4%, Salerno si attesta al 42%, con livelli simili a quelle di molte città del Centro Nord. Un risultato raggiunto grazie soprattutto al coinvolgimento di soggetti del privato sociale nella gestione del sistema. A margine del convegno abbiamo chiesto a Stefano Granata, Presidente del Gruppo CGM, e Elena Palma Silvestri, Presidente del Consorzio La Rada, di spiegarci perché oggi questo tema è centrale per il futuro del nostro Paese e quale contributo può venire dal mondo cooperativo per orientarne la crescita e lo sviluppo.

Granata, ci può spiegare perché il tema 0-6 è oggi importante per il nostro Paese?

La prima risposta immediata che mi viene da dare è legata a dati di contesto: l’Italia negli ultimi 20 anni ha perso 3 milioni di studenti; oggi nel nostro Paese ci sono 2,5 milioni di NEET, ragazzi tra i 15 e i 29 anni che non studiano e non lavorano; i disoccupati con la licenza media sono il doppio dei disoccupati diplomati e il quadruplo dei disoccupati laureati. I dati mostrano come la povertà educativa e quella economica siano strettamente correlate, perché la carenza di mezzi culturali e di reti sociali riduce anche le opportunità occupazionali. Per cui il diritto all’educazione diventa fondamentale per rendere agibili tutti gli altri diritti, ponendo un argine alla marginalità sociale che tutto questo comporta.

La seconda risposta mi riporta nello specifico al tema 0/6: è ampiamente riconosciuto che l’apprendimento è un processo dove le competenze acquisite nella prima infanzia sono le basi su cui si costruiscono quelle di ordine superiore. Pertanto, il contrasto alla povertà educativa deve iniziare dai primi anni di vita. L’accesso universale ai servizi relativi all’educazione nella prima infanzia inclusivi e di alta qualità rappresenta dunque, un vantaggio per la collettività ed un volano indispensabile per vincere le sfide sul terreno del rilancio economico di questo paese.

L’educazione in questo periodo evolutivo così importante contribuisce al raggiungimento di due fondamentali obiettivi della Strategia Europa 2020, che sono anche al centro della nuova agenda europea 2030: primo, ridurre il tasso di abbandono scolastico al di sotto del 10% e portare almeno il 40% delle persone di età compresa tra 30 e 34 anni a ottenere un diploma d’istruzione superiore; secondo, ridurre il numero di persone a rischio o in condizioni di povertà e di esclusione sociale di almeno 20 milioni di unità in Euripa.


Immagino che la scelta di CGM di organizzare un grande convengo sul sistema integrato 0/6, portando esperti e operatori da tutta Italia, sia quindi legato a questo punto di vista…

Il Gruppo Cooperativo CGM, la più grande e la più importante rete imprenditoriale dell’economia sociale in Italia che è presente in tutto il Paese con 65 consorzi e circa 800 cooperative sociali e imprese sociali, ha avuto fin dalla sua costituzione un ruolo significativo nella tutela dei diritti dei minori ed è da sempre fortemente coinvolto nella gestione dei servizi educativi per l’infanzia. CGM ha garantito negli anni un’offerta qualitativamente importante, sia come partner strategico per le pubbliche amministrazioni che come interlocutore diretto delle famiglie nell’offerta di servizi.

Ritengo che il protagonismo del terzo settore vada potenziato e messo a patrimonio e vada riconosciuto in maniera formale nella governance del sistema integrato. Inoltre abbiamo il dovere di promuovere e tutelare una legge che esclude i nidi dai servizi a domanda individuale per garantire l’accessibilità a tutte le famiglie. Ci è apparso naturale sostenere la realizzazione di un convegno che mettesse al centro questi temi, chiamando esperti, professionisti e operatori a confrontarsi. 

 

Stefano Granata, Presidente Gruppo CGM


Entriamo un po’ nel concreto: dottoressa Silvestri ci racconta come ha operato in questi anni il Consorzio La Rada, anche alla luce delle novità introdotte dalla Buona Scuola, proprio sul tema 0/6?

Il Consorzio La Rada da anni si occupa di servizi educativi per l’infanzia, operando sul territorio regionale in sinergia e sintonia con gli Enti Pubblici. Abbiamo un dialogo aperto con la Regione Campania, che ha costituito un tavolo tecnico sul tema 0/6 e che da due anni ha messo insieme tutti i soggetti coinvolti dal decreto. Ad oggi siamo ad una bozza di legge regionale che punta a recepire e consolidare gli orientamenti dettati dal decreto legislativo del 13 aprile 2017, n. 65 e che si propone di delineare un orizzonte chiaro all’interno del quale continuare ad operare. Ci stiamo lavorando per evitare i possibili cortocircuiti tra i “classici” approcci sullo 0/3 e sul 3/6, seguendo con attenzione l’approccio della Toscana e dell’Emilia Romagna, regioni che per storia si distinguono per qualità educativa e sussidiarietà pubblico/privato sociale. Devo dire che il lavoro, seppure complesso, ci è facilitato grazie alla interlocuzione con un assessorato che unisce la delega all’istruzione a quella delle politiche sociali.

Secondo lei a cosa si deve il successo del vostro modello, che ha contribuito a fare di Salerno un’eccellenza in Campania e nel Mezzogiorno?

Se si parla di successo – ma tutto è sempre da migliorare – questo è dovuto al ruolo e al protagonismo che è sempre stato riconosciuto al terzo settore in termini di co-programmazione e di concertazione delle politiche di welfare in città, ancor prima che la legge di riforma del terzo settore andasse a ratificare questa prassi. Salerno è una “città media”, il che facilita il dialogo tra le istituzioni e le realtà che operano sul territorio. A questo si aggiunga, e non da ultimo, anche importanti risorse economiche che negli ultimi quindici anni l’amministrazione locale ha investito per implementare i nidi, anche quando i tagli ai fondi nazionali avrebbero potuto bloccare lo sviluppo dei servizi educativi.

Attualmente l’obiettivo è quello di passare dal 28% al 33% di copertura, così come fissato dal Consiglio Europeo di Lisbona, e avviare un coordinamento locale che traghetti il sistema 0/6 creando un protocollo stabile tra le scuole dell’infanzia e i nidi presenti in città. Strategica, e di notevole supporto per arrivare a questi obiettivi, sarà anche l’Impresa Sociale Con I Bambini, ente deputato alla gestione del Fondo Nazionale per il contrasto della povertà educativa minorile, istituito in via sperimentale per gli anni 2016-2018, che sta contribuendo a sostenere e a potenziare i servizi in città. A tal proposito sarebbe auspicabile che l’attuale governo decida di proseguire in tale direzione rifinanziando il fondo per proseguire questa positiva esperienza.

Elena Palma Silvestri, Presidente del Consorzio La Rada


Secondo lei quali sono le grandi sfide per l’educazione dei bambini nella fascia 0-6 per i prossimi anni? Dove è più urgente intervenire? Quali passi andrebbero compiuti nell’immediato?

La grande sfida è cambiare i paradigmi culturali che hanno accompagnato i servizi educativi in questi anni, in cui ci si è concentrati su bisogni che, seppur legittimi, non centravano il tema: i servizi per l’infanzia non possono essere solo una risposta ai bisogni di cura dei bambini e di conciliazione per le famiglie. Sono prima di tutto luoghi di educazione e di apprendimento, un’opportunità di crescita relazionale e sociale a cui i bambini hanno diritto. Il sistema integrato 0/6 lo afferma, ma non basta la legge, serve una consapevolezza diffusa a tutti i livelli affinché questo diritto non rimanga inapplicato. Inoltre servono risorse aggiuntive a quelle già stanziate, bisogna intervenire con urgenza sul dialogo inter istituzionale e costruire ponti tra chi opera nel settore. C’è bisogno di facilitare questo dialogo e il terzo settore sta facendo la sua parte. Sul qui ed ora mi sembra già un grande successo rendere visibili i diritti dei bambini e cercare di trovare un filo comune che da Nord a Sud metta in evidenza luci ed ombre della legge e provi a trovare e sperimentare soluzioni condivise.

 

Questo approfondimento è parte del Focus ZeroSei di Percorsi di secondo welfare: clicca qui per saperne di più