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Welfare 4.0. Competere responsabilmente” è un volume di recente pubblicazione che si propone di analizzare e approfondire il fenomeno del welfare aziendale in un’ottica di Responsabilità Sociale d’Impresa (RSI). In particolare, la pubblicazione si concentra su quelle che sono le opportunità legate alla costruzione di vere e proprie relazioni comunitarie tra l’impresa e gli stakeholder del territorio. In questo approfondimento, vi raccontiamo quelle che sono le principali tematiche toccate dal volume, edito da FrancoAngeli e scritto da Stefania Fornasier, Giulia Lucchini, Fabio Streliotto e Giampietro Vecchiato.


L’impresa, il welfare e il territorio: oltre la RSI

Secondo una ricerca realizzata dall’Osservatorio Socialis nel 2017, circa 8 aziende italiane su 10 hanno scelto di investire in attività legate alla Responsabilità Sociale d’Impresa. Sempre di più infatti le realtà produttive sono viste come soggettività con responsabilità etiche e sociali, oltre che ovviamente economiche. Tale interpretazione è sostenuta anche dall’opinione pubblica, la quale ha iniziato a sottolineare la rilevanza delle pratiche etiche nei comportamenti delle organizzazione e dei manager.

È proprio da questo assunto che parte la pubblicazione. Il libro si apre infatti con un excursus sui temi della Corporate Social Responsibility (CSR) e del Corporate Shared Value. Entrambi questi approcci mettono in luce come per l’impresa sia oggi impossibile restare un’“isola”, totalmente distaccata dal proprio territorio. Per questo, per le aziende diviene necessario “coltivare” e “governare” le relazioni con la comunità locale (Community Relations), in modo da costruire legami di lungo periodo con i suoi stakeholder, ridurre eventuali conflitti e creare valore condiviso (Shared Value, appunto).

Secondo gli autori, in questa nuova visione dell’impresa il welfare aziendale gioca un ruolo centrale. Gli interventi che le imprese realizzano a sostegno dei propri collaboratori e delle loro famiglie sarebbero un passo fondamentale per tutte quelle realtà produttive che non vogliono isolarsi. Inoltre, tali misure consentirebbero la costruzione di una trama sociale capace di attivare soluzioni generative di welfare, fondamentali in una società – come quella italiana – in cui le risorse pubbliche sono sempre meno e le problematiche sociali sempre di più.

Un modello di “welfare 4.0”

Per rendere questi temi di più facile comprensione la pubblicazione si chiude analizzando un caso di studio di particolare interesse: l’esperienza di WelfareNet (di cui anche il nostro Laboratorio si è occupato qui e qui).

WelfareNet è un progetto sviluppato nelle province di Padova e Rovigo che si è proposto di mettere in rete attori interessati a diverso titolo allo sviluppo di forme di welfare aziendale, territoriale o contrattuale. Il suo intento è stato quello di creare una "rete di reti" regionale per facilitare la fruizione di servizi di conciliazione vita-lavoro anche tra i lavoratori occupati in piccole e medie imprese – che notoriamente fanno più fatica ad approcciare il tema del welfare aziendale – e, allo stesso tempo, permetta di migliorare il benessere di tutto il territorio.

Basandosi sul concetto di “sussidiarietà circolare”, il modello di WelfareNet non si esprime solo attraverso interventi di welfare aziendale ma anche attraverso soluzioni innovative che possono prevedere la collaborazione di enti bilaterali, organizzazioni datoriali, rappresentanze sindacali, enti pubblici locali e organizzazioni del Terzo Settore. L’obiettivo è quello di dar vita a reti e relazioni nella direzione di un welfare aziendale sempre più aperto al territorio e alla comunità, in grado di generare “valore condiviso”.

Proprio per questo gli autori definiscono questo modello come “welfare 4.0”. Le esperienze come quella di WelfareNet possono infatti contare su una rete di organizzazioni interconnesse capaci di integrare localmente i diversi “livelli” di welfare – pubblico, contrattuale, territoriale e aziendale – in modo autonomo e creativo e, allo stesso tempo, migliorare la qualità e l’accesso ai servizi sociali anche grazie all’uso delle nuove tecnologie.

Il modello di “welfare 4.0” nasce quindi dalla volontà di attivare pratiche che contrastino l’autoreferenzialità dei vari attori che costituiscono il sistema di welfare italiano, allo scopo di far dialogare mondi per certi versi distanti che sperimentano non poche difficoltà a mettersi in relazione. In tal modo – ed è questo uno dei punti di forza del “welfare 4.0” – è possibile creare strumenti in grado di promuovere dinamiche sociali ed economiche volte a favorire la co-produzione di beni e servizi.

Riferimenti

Welfare 4.0. Competere responsabilmente. Aziende con l’anima: responsabilità sociale, welfare e community relation