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Tra il 2013 e il 2016, in un rione dell’estrema periferia ovest di Pavia, un progetto per promuovere legami comunitari è stato occasione per attivare una inedita collaborazione tra cittadini, organizzazioni, imprese sociali e Comune finalizzata a rifunzionalizzare e recuperare all’uso positivo spazi degradati o sottoutilizzati, e a dare vita a eventi effimeri1 per sostenere una nuova immagine del quartiere. 

L’iniziativa, denominata "Qualcosa di Nuovo sul Fronte Occidentale" – realizzata dalla cooperativa sociale Centro Servizi Formazione grazia al finanziamento di Fondazione Cariplo – si è avvalsa di strumenti e metodi tipici dell’azione locale partecipata e può essere riletta come un efficace modello di intervento da applicare in contesti analoghi: quartieri periferici delle città italiane di provincia che, pur densi di criticità e debolezze, esprimono vivacità e dispiegano potenzialità inaspettate.

Il lavoro svolto a Pavia è solo uno dei numerosi interventi che stanno ridefinendo le periferie come luoghi di innovazione e sperimentazione: ecosistemi dove partnership cross-sector inconsuete fanno germogliare e crescere progetti trasversali agli ambiti del welfare municipale, della rigenerazione urbana, della cura dei beni comuni, dell’educazione, della cultura e del commercio di vicinato. Quella realizzata, infatti, è un’esperienza di azione locale partecipata che dimostra come sia possibile rigenerare piccoli ma significativi luoghi pubblici in quartieri periferici (e non solo) per restituire (nuove) identità ai rioni, per contrastare il degrado, l’abbandono e l’isolamento percepiti e/o reali, rendendo protagonisti e corresponsabili gli abitanti.

Si tratta di progetti (anche low cost) nei quali gli abitanti diventano ideatori e attori di iniziative per migliorare gli spazi
– feste, eventi, interventi di recupero e restyling – e che danno vita a visibili azioni collettive di cambiamento facendo leva sulla volontà di partecipazione e impegno espressa da cittadini e organizzazioni e contestualmente sulla presenza di luoghi pubblici di grande potenzialità ma abbandonati, sotto utilizzati o male utilizzati.

Di seguito propongo
un modello di intervento semplice, adottabile e adattabile. Si sviluppa su dodici mesi e ipotizza un’azione di rigenerazione partecipata di un luogo outdoor, ovvero un parco giochi, come nel caso di Pavia, ma che – con qualche adattamento – può essere applicato a un giardino pubblico, un parco urbano, un campo da calcio/basket, un percorso vita, un orto urbano, un cortile scolastico, un’aiuola. Nell’arco di dodici mesi si realizzano altrettante fasi di lavoro, calendarizzate tenendo conto sia di un coerente sviluppo progettuale, sia del tempo atmosferico.

  • Maggio, l’outreach. In questa fase gli operatori dell’organizzazione che promuove e anima l’iniziativa escono in quartiere e “raggiungono fuori” i suoi abitanti: si fanno conoscere, dichiarano il loro proposito, conquistano fiducia. Promuovono camminate di quartiere, salotti di quartiere e altre tecniche di ascolto attivo nell’ambito delle quali si anima un primo confronto sulla trasformazione del luogo oggetto del percorso di rigenerazione.
  • Giugno, gli incontri attivanti. Si organizzano e realizzano incontri con stakeholder potenziali (organizzazioni sociali, scuole, parrocchia, commercianti, cittadini attivi…), si presenta il percorso e si raccolgono suggerimenti, criticità, manifestazioni di interesse a collaborare.
  • Luglio, le iniziative partecipate. Una giornata di pulizia collettiva del luogo oggetto di intervento e dei suoi dintorni è un buon modo per attivare la partecipazione e per accendere i riflettori sul progetto: i cittadini che si danno da fare attirano l’attenzione di media, decisori, stakeholder.
  • Agosto, gli eventi dimostrativi. È il momento di favorire esperienze collettive d’uso del luogo, anche dimostrative delle diverse modalità di fruizione, in modo da favorire l’ideazione di progetti concreti: picnic, merende, feste, mostre, laboratori, giochi organizzati diventano opportunità per sperimentare usi inconsueti dello spazio, per confrontarsi e prefigurare le modalità di rigenerazione e restyling.
  • Settembre, il back office. Le attività di outreach, gli incontri e le sperimentazioni d’uso hanno fornito i primi elementi per definire il progetto di rigenerazione; occorre ora svolgere un po’ di lavoro di back office e raccogliere gli elementi utili alla successiva fase di progettazione partecipata: preventivi per l’acquisto di attrezzature e la realizzazione di interventi, informazioni su eventuali vincoli sulla destinazione d’uso del luogo, dati sull’area (misure, mappa, fotografie…).
  • Ottobre e novembre, i laboratori di progettazione. Sono maturi i tempi per progettare il restyling del luogo con i cittadini disponibili . Si organizzano laboratori di progettazione partecipata (due o tre incontri per gli adulti e almeno uno rigorosamente riservato ai bambini). Si lavora in sessioni plenarie e in gruppi di lavoro, si media tra desideri e vincoli, si delineano due-tre abbozzi progettuali abbastanza definiti. Se possibile, si coinvolgono i tecnici comunali addetti al verde urbano per elaborare progetti più definiti ed esecutivi.
  • Dicembre, la festa di Natale. Appoggiandosi a una sede indoor, non lontana dal luogo di intervento, si organizza una festa di Natale di quartiere coinvolgendo nella preparazione i cittadini e le organizzazioni che hanno partecipato al percorso di progettazione e si coglie l’occasione per invitare e coinvolgere altri abitanti e associazioni. Si chiede a ciascuno di contribuire con un dolce, un laboratorio, un’attività. Uno dei laboratori può essere dedicato a realizzare addobbi per decorare un albero di natale di quartiere nel luogo oggetto di intervento.
  • Gennaio, il back office. Un’altra fase di back office è necessaria per permettere ai tecnici comunali di mettere a punto, a partire dai contributi elaborati dagli abitanti, il progetto cantierabile. Se ci sono le condizioni, è possibile coinvolgere un gruppo di cittadini più attivo anche in questa fase.
  • Febbraio, l’assemblea. Una assemblea pubblica, svolta in un luogo indoor del quartiere facilmente accessibile e riconosciuto, è il contesto ideale per presentare il progetto definitivo e per annunciare che entro il mese successivo il progetto di restyling sarà effettivamente realizzato. L’incontro sarà anche occasione sia per ripercorrere il percorso sinora svolto, sia per prefigurare le prossime tappe.
  • Marzo, la festa inaugurale. Il luogo rigenerato ospita una grande festa inaugurale di quartiere. Lo stile è quello ormai collaudato. Cittadini, gruppi informali e organizzazioni partecipano con un contributo: una torta fatta in casa, l’organizzazione di un’attività, nastri e fiori per abbellire il luogo… È importante attivare la fantasia e coinvolgere attori non convenzionali: per esempio i commercianti del rione possono contribuire con un dolce, dei palloncini colorati, delle piantine per improvvisare un guerrilla gardening.
  • Aprile, la festa cittadina. Il luogo rigenerato non è “proprietà” del quartiere ma di tutta la città. Una opportunità per il rione, poiché il luogo lo può caratterizzare, rendendolo attrattivo. Organizzare un evento nell’ambito di una festa cittadina può quindi diventare opportunità per promuovere il progetto realizzato, per attrarre nuovi cittadini potenzialmente interessati alla fruizione: un luogo vivo e utilizzato sarà più mantenuto, più interessante, più sicuro.

Trasversalmente alle dodici fasi descritte si snoda una fase informazione e storytelling, fondamentale per il conseguimento degli obiettivi progettuali. Informare tutti su tutte le iniziative e raccontare pubblicamente la storia che si sta realizzando è fondamentale per alimentare fiducia, favorire organizzazione, creare senso di appartenenza, accrescere la partecipazione, favorire nuovi contributi, incoraggiare inedite alleanze, indurre processi imitativi, aumentare la visibilità e la reputazione delle organizzazioni che partecipano e infine influenzare le politiche. 

Per realizzare quest’azione sono molto utili due strumenti semplici, economici, efficaci: il volantino e la pagina Facebook. Il volantino, più tradizionale, distribuito casa per casa in ogni cassetta della posta, è utile per informare tutti, anche chi non ha connessione a Internet, del processo in corso. Va bene un economico formato A5 e occorre approfittare del tempo dedicato alla distribuzione porta a porta per dialogare con le persone, presentarsi, raccontare i propositi progettuali, favorire il passa parola. La pagina Facebook è essenziale per alimentare il protagonismo di chi partecipa al percorso (è utile documentare gli eventi con post e foto pubblicati in diretta), per informare un pubblico più vasto (gli altri quartieri della città), per documentare le fasi progettuali e renderle pubbliche per i diversi stakeholder, per connettere il proprio progetto ad analoghe esperienze di altre città.

 

1  Feste, picnic, laboratori, mostre e altri eventi della durata di un giorno. Come spiega la Treccani: "il termine è stato ripreso tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli ’80 per indicare un insieme di manifestazioni culturali o ricreative, di carattere spettacolare e di breve durata, promosse, nell’ambito di una politica di valorizzazione dei centri storici, dagli assessorati alla cultura di alcune grandi città italiane, accanto e in antagonismo ad attività istituzionali e permanenti".