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Negli ultimi anni la miglior alleata dei processi di conciliazione dei tempi di vita con i tempi di lavoro è stata, paradossalmente, la crisi economica. La diminuzione delle risorse disponibili sul fronte aziendale, l’emergere di nuovi e più complessi bisogni dei lavoratori, l’incapacità del settore pubblico di rispondere alle nuove necessità dei cittadini attraverso strade percorse in precedenza, sono solo alcune delle ragioni che hanno portato allo sviluppo di forme innovative e più o meno complesse di work-life balance nel nostro Paese.

Uno degli esempi più interessanti di questa dinamica è sicuramente quello delle Reti Territoriali di Conciliazione lombarde – cui abbiamo dedicato anche un capitolo del Primo Rapporto sul secondo welfare – che a partire dal 2010 sono state in grado di mettere in contatto stakeholders che in precedenza faticavano a comunicare positivamente, mettendoli nelle condizioni di sviluppare nuove esperienze conciliative sui propri territori. Come ci ha spiegato Arianna Visentini esaminandone l’evoluzione, i risultati finora ottenuti dalle Reti sono certo positivi, ma molto c’è ancora da fare sul fronte della governance per rendere il modello pienamente efficace ed efficiente. Andando oltre quell’idea che sottintende che qualsiasi cambiamento sia possibile solo attraverso ingenti investimenti economici, il momento presente può essere infatti l’occasione per sviluppare soluzioni che mettano a tema prima di tutto i processi decisionali, amministrativi e gestionali all’interno dei diversi contesti in cui questi si strutturano.

Particolarmente interessanti in questo senso sono anche le riflessioni emerse nel corso del convegnoContrattare la conciliazione famiglia-lavoro”, promosso da Cisl Lombardia (LINK) per discutere del ruolo della contrattazione di genere nello scenario futuro. L’evento, parte integrante del percorso di rinnovamento interno all’organizzazione, si è rivelato un importante momento di informazione, dibattito, e sensibilizzazione utile alle diverse componenti sindacali per riscoprire la centralità della contrattazione. E se nel nostro Paese le esperienze e le riflessioni di work-life balance stanno fortunatamente iniziando a prendere sempre più piede, fenomeni simili si registrano anche in altre parti d’Europa, come a Londra. Qui abbiamo intervistato Shazia Mustafa, co-fondatrice di Third Door, il primo spazio inglese di coworking e nursery che dimostra come la conciliazione passi anche e soprattutto per la costruzione di servizi innovativi.

Al fine di comprendere e favorire queste dinamiche innovative, Percorsi di secondo welfare e Variazioni Srl hanno scelto di dar vita a “Reti Locali per la Conciliazione”, un percorso formativo integrato orientato a trasmettere conoscenze, sia pratiche che teoriche, utili a comprendere e attivare misure di conciliazione famiglia-lavoro sui territori. Il percorso si rivolge a Regioni, enti locali, Asl, aziende ospedaliere, Camere di Commercio, associazioni datoriali, organizzazioni sindacali, organizzazioni del Terzo settore, consorzi e reti di aziende che per le più svariate ragioni vogliono sviluppare competenze in tema di conciliazione. L’obiettivo è affrontare, attraverso un’offerta flessibile e adeguata alle specifiche esigenze di chi parteciperà al percorso, le esigenze concrete dei territori che, oggi più che mai, richiedono risposte innovative capaci di cambiare le regole del gioco.

 

Gli approfondimenti citati nell’editoriale

Investire sulla capacità di governance per sostenere la conciliazione

Sindacato: come conntrattare la conciliazione famiglia-lavoro?

Il capitolo del Primo Rapporto sul secondo welfare dedicato alla conciliazione 

Third Door: mamme al lavoro

Il percorso formativo Reti Locali per la Conciliazione

 

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