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A distanza di quasi un anno, abbiamo intervistato nuovamente Riccardo Suardi per sapere come è cambiato il mondo di Nibol, degli smart working places, dello smart working e delle aziende in questo 2020.

Ciò che è emerso sembra evidenziare che Nibol ci stia proiettando nell’era 5.0 dell’ufficio. Una visione dell’avvenire in cui la smart city “è” il luogo di lavoro, dove gli uffici si articolano in diversi luoghi messi in rete da piattaforme digitali che svolgono il ruolo di provider all’interno dell’ecosistema locale. D’altronde la diffusione massiva di internet nel giro di pochi anni ha portato il lavoro in ogni posto, spostandolo dagli uffici classici e riconfigurando la road map dei possibili spazi di lavoro nel contesto urbano.

Ma sarà questo il futuro? Questo è ciò che sta lasciando in eredità la modernità e il progresso tecnologico? Il nostro Laboratorio ha condotto recentemente una ricerca su questi temi – Smart workers e smart working place: lavorare oltre l’ufficio (per ulteriori approfondimenti sul tema e per scaricare la ricerca) – producendo riflessioni sulle trasformazioni demografiche, sociali, occupazionali e soffermandosi sulla pratica dello smart working e sui nuovi luoghi di lavoro oltre l’ufficio. Tra questi spiccano gli smart working places, esercizi pubblici che mettono a disposizione spazi condivisi per lavoratori di diverso settore – autonomi e/o dipendenti – in grado di lavorare in smart working. Da qui il nome smart working places.

Tuttavia no si può affrontare il tema dello smart working, degli smart working places e dei luoghi di lavoro senza tenere conto di quanto accaduto quest’anno. Ci sono stati negli ultimi mesi importanti cambiamenti legati al tema del lavoro e la parola smart working è diventata di dominio pubblico. Come è cambiato allora il ruolo di Nibol in questo particolare momento? E quello degli smart working place? Ne abbiamo parlato con Riccardo Suardi di Nibol.


Riccardo, l’ultima intervista che abbiamo realizzato assieme risale a gennaio di quest’anno, ne sono successe di cose negli ultimi mesi. Com’è cambiata Nibol in questo 2020?

Nell’ultimo anno sono successe davvero tantissime cose. Posso subito dire che Nibol non è cambiata ma è cresciuta. Abbiamo cercato di andare incontro al nuovo mondo del lavoro creato in maniera forzata da questa pandemia ampliando la nostra offerta non solo per freelance ma anche per le aziende.

Nel concreto, abbiamo sviluppato una sezione business, Nibol for Business, che permette alle aziende di gestire i propri spazi interni e prenotare spazi esterni on-demand. Al momento hanno aderito diverse aziende in tutta Italia e sono stati coinvolti oltre 1500 dipendenti.

Tramite una piattaforma le aziende possono quindi caricare una mappa degli spazi interni all’azienda, definendo su di essa postazioni singole e sale meeting prenotabili dai propri dipendenti. I lavoratori potranno così scegliere lo spazio di cui necessitano tramite una app sia web che mobile.

Non solo, le aziende, anche quando questa situazione si risolverà, potranno prenotare postazioni on-demand all’interno di coworking o spazi privati (come ad esempio le sale meeting e gli spazi per gli eventi aziendali) affiliati al circuito Nibol.

Come sono cambiati i Nibol Café durante quest’anno e come hanno lavorato durante la pandemia?

Direi che sono semplicemente rimasti chiusi. Per il nostro servizio i locali non hanno potuto fare molto. Loro però si sono reinventati sul lato food. Molti sono andati online con consegne e pickup, altri purtroppo hanno dovuto chiudere definitivamente.


Pensi che gli esercizi pubblici abbiano la forza, in questa dura crisi, di rimettersi in gioco e proporsi sul territorio anche come luoghi di lavoro?

Credo che al momento questa tipologia di offerta non sia ancora così redditizia da essere un’ancora di salvataggio. Credo di più al fatto che, una volta ristabilita la normalità, vecchi o nuovi locali dovranno per forza andare ad offrire servizi e spazi adatti per lavorare, semplicemente perché le abitudini sono cambiate e Nibol punta a semplificare tutto questo. A mio avviso aziende ed esercizi pubblici sono pronti a collaborare per mettere a disposizione nuovi spazi di lavoro alternativi al classico ufficio. In questo processo, Nibol, può avere un ruolo di mediatore, provider del sistema che incrocia domanda e offerta sul territorio.


Pensi che la diffusione del Covid-19 possa alimentare un nuovo modo di pensare al lavoro e ai luoghi di lavoro, magari anche più attento alle trasformazioni del contesto urbano?

Certamente sì. In pochissimi mesi sono cambiate molte cose, senza averle pensate o capite fino in fondo (non tutti). In futuro sicuramente si troverà una stabilità tra spazi di lavoro, tempo libero e casa sia in contesti urbani che extra urbani. Io credo che il tutto si stabilizzerà in autonomia, persone ed aziende dovranno solo anticipare ed assecondare queste nuove abitudini.


Quali sono gli obiettivi di Nibol per l’anno prossimo?

Estendere il servizio all’Europa attraverso un aumento di capitale. All’inizio dell’anno prossimo cercheremo dei partner che abbiano le caratteristiche giuste per aiutarci in questa nuova sfida. Nel caso qualcuno che stesse leggendo questo articolo fosse interessato, potrà trovare le posizioni aperte sul nostro sito!