Nel 2022 i Comuni italiani hanno destinato 10,9 miliardi di euro ai servizi sociali e socio-educativi, secondo il report ISTAT “La spesa dei Comuni per i servizi sociali – Anno 2022”. Al netto dei rimborsi dagli utenti e dei finanziamenti del Servizio Sanitario Nazionale, la spesa netta si attesta a 8,9 miliardi di euro, con un aumento del 5,8% rispetto all’anno precedente. In rapporto al PIL, l’incidenza della spesa resta stabile allo 0,46%.
La spesa media pro-capite è di 150 euro all’anno, ma le differenze tra le regioni sono marcate: dai 78 euro del Sud ai 207 euro del Nord-est, con punte di 607 euro per abitante nella Provincia Autonoma di Bolzano. La distribuzione dei fondi evidenzia le priorità dei Comuni: il 37,3% delle risorse è destinato a bambini, ragazzi e famiglie, il 27,5% a persone con disabilità, il 14,8% agli anziani e il 9% al contrasto della povertà e dell’esclusione sociale.
Il report sottolinea anche che i Comuni più grandi e le aree centrali assicurano un livello di servizi più alto rispetto ai piccoli centri e alle aree periferiche. Questo perché la capacità di finanziamento, in gran parte basata su risorse proprie, varia sensibilmente a seconda della ricchezza e della capacità impositiva dei territori.
In crescita anche la spesa per il servizio sociale professionale, che raggiunge 521 milioni di euro (+7,3% rispetto al 2021), con circa 2,33 milioni di utenti presi in carico. Tra questi, la quota più ampia è costituita da bambini e famiglie, seguita da persone in condizioni di povertà, anziani, persone con disabilità e immigrati.
In sintesi, nonostante l’incremento della spesa complessiva, il quadro evidenzia persistenti disuguaglianze territoriali, con i cittadini del Sud e delle piccole comunità meno serviti rispetto alle grandi città del Nord e del Centro.