Rassegna Stampa
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Giovani e tecnologia: abbiamo perso una generazione a causa degli smartphone?

Un articolo di Jonathan Haidt su The Atlantic riflette sui gravi impatti che le tecnologie digitali hanno avuto sulla Generazione Z e sottolinea la necessità di un cambiamento culturale per proteggere il benessere dei più giovani
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The Atlantic ha recentemente pubblicato l’articolo “The Terrible Costs of a Phone-Based Childhood” in cui Jonathan Haidt, noto psicologo sociale autore del libro “The Anxious Generation“, esplora le conseguenze negative sui giovani dello stile di vita incentrato sull’uso degli smartphone.

Haidt si concentra in particolare sulla Generazione Z (nati tra il 1996 e il 2012) sostenendo che l’adolescenza moderna, profondamente influenzata dalla tecnologia digitale, ha portato a un incremento delle malattie mentali, una diminuzione dell’interazione sociale faccia a faccia, un peggioramento della capacità di apprendimento e un generale deterioramento del benessere dei giovani.  Lo psicologo suggerisce varie strategie per affrontare questi problemi, inclusa la limitazione dell’accesso agli smartphone e ai social media prima di una certa età, promuovere le scuole libere da smartphone e incoraggiare più gioco e indipendenza nel mondo reale.

Dal nostro punto di vista si tratta di una lettura particolarmente significativa su cui riflettere. Secondo Welfare infatti approfondisce da tempo il rapporto tra digitale, scuola e educazione, in particolare attraverso il progettoNova Schol@, e più recentemente ha iniziato a occuparsi sistematicamente di politiche sociali a tutela della salute mentale dei giovani. Pochi giorni fa è stato pubblicato il libro “Welfare per le nuove generazioni”, curato dalla Chiara Agostini con molti contributi delle nostre ricercatrici, e nelle prossime settimane inizieremo a pubblicare approfondimenti sul tema nella sezione dedicata del nostro portale.


End the Phone-Based Childhood Now
Jonathan Haidt, The Atlantic, 13 marzo 2024